IN QUATTRO ANNI IL POTERE D’ACQUISTO MEDIO
Tagli Stipendi statali scontro La legge Fornero blocca le uscite: meno posti per i precari Diodato Pirone Il Messaggero, 5.5.2013
ROMA
Con una piattaforma semplicissima: dopo una quaresima di quattro
anni - durante i quali l’inflazione ha fatto scendere di fatto gli
stipendi almeno del 7/8% pari in media a 150 euro al mese - non è un
sacrilegio tornare a parlare di aumenti. Ma per capire bene cosa
bolle in pentola sul fronte delle buste paga degli statali bisogna
fare un passo indietro. Durante una delle manovre della terribile
estate del 2011, il governo Berlusconi confermò il congelamento fino
a tutto il 2013 degli stipendi del pubblico impiego. Una tagliola
micidiale. Che, assieme al blocco delle assunzioni, ha portato a un
crollo fortissimo della spesa per il pubblico impiego che - va
sottolineato - è ancora più forte di quanto appare a prima vista per
via dell’inflazione maturata nel frattempo: nel 2010 gli statali
sono costati agli italiani 172 miliardi contro i 163 circa stanziati
quest’anno.
Insomma, questo obiettivo di riduzione della spesa pubblica è stato
raggiunto, persino brillantemente. Ma ora che fare? E’ meglio
continuare con il cilicio o è preferibile cambiare registro. Il
governo Monti - costretto dalla lunga incertezza politica a
presentare i conti in Europa anche per il 2014 - se l’é cavata con
un escamotage. Da una parte ha varato un Decreto ministeriale per
prorogare il blocco degli aumenti anche per il 2014 stanziando per
l’anno prossimo ”solo” 161,9 miliardi per gli statali ma dall’altra
- poiché l’iter burocratico di questo decreto è lungo - ha lasciato
il tempo al nuovo esecutivo per ripensarci. O, quantomeno, per
decidere in autonomia cosa fare. A questo punto il cerino acceso
passa innanzitutto nelle mani del ministro del Tesoro, Fabrizio
Saccomanni, e di quello della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia. Se
decideranno di rinnovare i contratti dal 2014 dovranno trovare i
relativi soldi. Quanti? Come minimo un miliardo. Infatti, in media,
l’aumento dell’1% dello stipendio di un dipendente pubblico è pari
ad una maggiore spesa di 24 euro mensili. Che per 13 mesi farebbero
312 euro a testa. Che per 3,2 milioni di statali farebbero 998
milioni. «La prudenza del nuovo governo sui conti pubblici è del tutto comprensibile - dice Michele Gentile, uno dei responsabili della Cgil Funzione Pubblica - Ma altrettanto opportuno appare l’avvio di un percorso che riporti sul sentiero della normalità i contratti del pubblico impiego. I numeri parlano da soli sui sacrifici che i dipendenti pubblici hanno fatto. Inutile fare retorica. Ma non si può continuare all’infinito sulla vecchia strada». Anche perché, oltre al nuovo contratto, sul tavolo ci sono molte altre questioni spinose, a partire da quella dei precari. |