Se la scuola italiana cominciasse a giocare a Lego

"Il sogno di ogni bambino dal prossimo agosto diventerà realtà per alcuni".

Stefano Blanco e Giampaolo Cerri, Linkiesta 1.5.2013

Più o meno così attaccava il Guardian qualche giorno fa commentando la notizia della nascita a Billund in Danimarca della prima scuola promossa e ispirata ai giochi Lego. La cittadina danese (per chi non ci fosse mai stato consigliamo vivamente una piacevole visita) da molti anni rappresenta un modello per l'innovazione e le sperimentazioni in molti campi dall'educazione al Welfare alla sostenibilità, grazie proprio ai finanziamenti della Lego, che proprio nella cittadina ha sede.

Dal prossimo anno una scuola che ospiterà per ora bambini dai tre ai sette anni, si ispirerà, da un lato all'international baccalaureate (IB) e, dall'altro, al gioco e alla creatività, mutuando molto del suo metodo dai famosi mattoncini che giocheranno (è proprio il caso di dire) un ruolo fondamentale in questa nuova esperienza.

Sara una scuola in parte finanziata dallo Stato e per l'altra ovviamente dalla Lego che, nel suo progetto, ha nei prossimi anni quello di estendere ad altre età questa esperienza scolastica. Si tratta di una iniziativa molto interessante, come quasi ogni sperimentazione che oggi vada a fare un lavoro serio nella fascia della scuola primaria che rappresentata sempre più le fatiche di un modo adulto che non riesce parlare con i bambini di oggi.

È una storia che ci piacerebbe sentire anche in Italia, odove le serie sperimentazioni diventano sempre più rare, nonostante ce ne sia un gran bisogno. Ma ancor di più ci piace sottolineare che è la ricerca di un metodo, pensato, attuato e costantemente verificato che vediamo oggi mancare in moltissime scuole statali italiane.

E dire che un vecchio adagio diceva meglio un cattivo metodo che nessun metodo. Perché in questi anni è mancato e non intravvediamo cambiamenti a questa deriva, un metodo educativo né pedagogico di rifermento nei nostri famigerati collegi docenti.

Dentro le scuole non si dibatte di questo, non c'è al centro dell'attenzione il processo educativo del singolo bambino e il metodo utilizzato, ma costantemente un qualcosa d'altro, tragicamente sempre più importante e urgente.