Bologna, i partiti del centro-destra
compatti per l'attuale sistema

da Tuttoscuola, 22.5.2013

Se la sinistra si presenta divisa al referendum di Bologna del 26 maggio (dalle ore 8:00 alle 22:00) sull’utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata, questo non vale per gli schieramenti di centro e centro-destra, che paiono orientati verso la risposta b), e stanno orientando i propri elettori per un utilizzo indirizzato verso le scuole paritarie private.

In particolare, oggi il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini scrive sul Corriere della Sera in risposta alla lettera di ieri da parte di Stefano Rodotà allo stesso quotidiano: “La Costituzione riconosce espressamente l'istruzione e l'educazione quali diritti fondamentali della singola persona umana, prescindendo dalla natura dei soggetti erogatori del servizio”.

“Se vincessero i referendari - spiega Casini - due principi costituzionalmente riconosciuti verrebbero disattesi: la libertà della famiglia di scegliere l'educazione che ritiene opportuna per i propri figli e il valore della sussidiarietà riguardante l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale che tutti i soggetti pubblici sono chiamati a favorire, come per l'appunto nel caso degli istituti paritari convenzionati”.

L'erogazione di risorse alle scuole paritarie, quindi, “è pienamente legittima, svolgendo tali istituti funzione pubbliche e di pubblico interesse”. Per Casini non “è casuale che il modello 'emiliano' sia oggi l'epicentro del dibattito”. Un modello con la formula 'dalla culla alla tomba’ che oggi è “superato dai fatti”. È quindi “ingannevole e anacronistico oggi parlare di contrapposizione tra 'scuola privata’ e 'scuola statale’. Solo attraverso l'integrazione tra le due tipologie di offerte è possibile rendere universalmente accessibile, a condizioni economiche sostenibili, il sistema scolastico, a partire da quello per l'infanzia”. E “non è casuale che chi si riconosce a livello nazionale negli sforzi del governo Letta, pur provenendo da posizioni diverse e per alcuni aspetti alternative tra loro, si ritrovi nella scelta di un voto a garanzia del pluralismo e della libertà educativa. Forse anche da Bologna può partire un chiarimento necessario nella sinistra italiana”.

Anche Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola e Università del Pdl, prende posizione sulla consultazione: "Il referendum di Bologna ha una chiara connotazione ideologica. Chi cerca di ridimensionarlo a questione locale lo fa solo nel tentativo di nascondere il conflitto interno alla sinistra tra opinioni opposte sulla scuola paritaria e sul suo ruolo nella nostra società. Un ruolo che è fondamentale per le famiglie e per la tutela del loro diritto a scegliere il percorso educativo più adeguato ai propri figli. Le scuole paritarie offrono un servizio essenziale e per questo, se domenica vincesse l'opzione 'A’ si correrebbe il serio rischio di veder diminuire sensibilmente il numero dei posti disponibili nelle materne bolognesi".

"Sul referendum di Bologna per la scuola dell'infanzia il Popolo della Libertà - aggiunge la parlamentare del Pdl -, diversamente dalla sinistra divisa e spaccata, non ha dubbi: noi sosteniamo l'opzione 'B', sosteniamo le famiglie e i bambini".

Per il senatore Carlo Giovanardi, il referendum in programma domenica a Bologna va “respinto”, perché “ci allontana dall'Europa e mira a distruggere il pluralismo di iniziative in campo educativo che qualifica l'offerta e che fa risparmiare risorse pubbliche”.