I  referendari alzano il tiro
artisti e scrittori in campo

Da Corrado Augias a Michele Serra, da Riccardo Scamarcio a Valeria Golino, cresce la lista dei "vip" che sostengono la battaglia contro il finanziamento pubblico delle materne private

di Eleonora Capelli, la Repubblica di Bologna 15.5.2013

C’è chi ha firmato per una «questione di principio», chi l’ha fatto perché si era ridotto «a raccogliere punti del supermercato per aiutare la scuola di mia nipote». Chi «perché tutti in famiglia sono maestri», e chi «su delega del Marchese di Condorcet, che inventò la scuola pubblica durante la Rivoluzione Francese».

Il referendum sulle scuole materne è ormai assurto a questione nazionale e conta sostenitori che vanno da Gino Strada a Riccardo Scamarcio, da Michele Serra a Philippe Daverio. Da Sandra Bonsanti ad Amanda Sandrelli, da Isabella Ferrari a Valeria Golino, da Alessio Boni a Emidio Clementi. I vip che appoggiano l’opzione "A", cioè la destinazione dei fondi comunali alle scuole comunali, suscitano l’ironia dell’assessore Matteo Lepore che su Facebook dice: «Anche Scamarcio ha firmato, mi arrendo». Ma in quella lista di sostenitori illustri si nascondono veri paladini della causa.

«I miei tre figli frequentano la scuola pubblica, per scelta ideologica - dice l’attore Neri Marcoré -. Una scuola che è in difficoltà economiche. Le famiglie vengono contattate per comprare la cancelleria, e anche per piccole ristrutturazioni. Niente in contrario con chi vuole mandare i figli alle private, ma lì c’è la retta. E fino a che la scuola pubblica è in difficoltà, non si possono destinare risorse alle private. Il referendum è a Bologna, ma io credo che se da qualche parte s’accende la scintilla del buon senso, questo possa ben influenzare anche il resto d’Italia».

Così è pure per il critico d’arte Philippe Daverio, che si intesta la delega del Marchese di Condorcet: «In questo momento il referendum è un’iniziativa eccellente, perché darà a tutto il Paese un’indicazione precisa sull’impegno pubblico nella formazione».

Per lo scrittore Pino Cacucci si tratta di «darsi delle priorità, che seguono i propri principi». «Io sono d’accordo coi manifestanti di Madrid che hanno urlato: non è una crisi, è una truffa. Non sono sordo alle ragioni del "B", ma perché i soldi ci sono sempre per le cose che si decide di portare avanti? Per le convenzioni i soldi ci sono, gli F35 hanno sempre il serbatoio pieno. Per le volanti della Polizia manca la benzina». Per David Riondino è una «questione di famiglia». «I miei genitori erano maestri, mia sorella ha cominciato insegnando alle elementari - dice -, io credo che gli insegnanti della scuola pubblica siano il sistema nervoso del Paese». Per Roberto Freak Antoni si tratta di solidarietà e nostalgia. «Ho aiutato mia nipote a raccogliere punti di un supermercato per aiutare la sua scuola e ho pensato: è pazzesco. Io ho avuto ottime scuole, sempre pubbliche, a Bologna. Allora il 26 maggio vado a votare e voto "A"»