Per il sindaco di Bologna di P.A. La Tecnica della Scuola 27.5.2013 Migliorare il sistema ma non abolirlo: così ha detto Virginio Meraola, il sindaco di Bologna, dopo l’esito della consultazione. E Gelmini (Pdl) disastro sotto tutti punti di vista Il sindaco Virginio Merola in Consiglio comunale, il giorno dopo il referendum sulle scuole paritarie, analizzano l’esito del voto. ha detto: “Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni con le scuole materne paritarie, anche se non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica”. Il sistema “può essere migliorato con maggiori controlli, ma non abolito. Nel referendum “nessuno ha vinto o perso in modo definitivo. Dire che A ha vinto e che B ha perso sarebbe giusto e incontrovertibile solo nel caso di un referendum decisionale e non consultivo come questo. Lavorerò perché nessuno venga messo da parte e per tenere conto di chi ha votato A”. Quel che è certo, è che l’affluenza è stata “molto bassa, infatti, ha votato meno di un terzo degli aventi diritto. Credo che questo condizioni fortemente le scelte future. Penso che oggi, vista anche la crisi economica, non si possa fare a meno di un sistema integrato tra pubblico e privato”. “Da oggi in poi”, dicono invece i promotori, “il nostro obiettivo è esigere il rispetto dell’esito del referendum, cioè l’abolizione dei finanziamenti alle scuole paritarie private”. Domani è prevista una conferenza stampa del Pd bolognese. Anche l’ex ministra all’istruzione, Mariastella Gelmini, oggi vicecapogruppo vicario dei deputati Pdl, si è espressa: disastro sotto tutti punti di vista “Il referendum sui fondi comunali per le scuole paritarie dell’infanzia di Bologna è stato un disastro sotto tutti i punti di vista: l’affluenza è stata appena del 28 per cento e dunque la consultazione non è più di tanto rilevante e indicativa, e, anzi, auspichiamo se ne tenga conto: sulla questione si è spaccata la sinistra. Vince, insomma, per modo di dire, il fronte del no ai fondi alle paritarie. D’altra parte se la sinistra è arrivata a dividersi sulla delicata materia che riguarda il diritto allo studio dei nostri bambini, è perché il referendum è nato come una forzatura di una minoranza politica estremista, statalista, priva di cultura che da sempre vede come fumo negli occhi il privato che funziona, spesso anche meglio del pubblico, e che, per quanto ci riguarda, nel caso specifico delle scuole paritarie dell’infanzia, va difeso ad ogni costo”. |