PAS (ex Tfa speciali), imminente il
decreto di avvio: di Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 22.7.2013 Tra gli addetti ai lavori già si discute sulle quote richieste per l’iscrizione e la frequenza dei corsi (tra i 1.500 e i 2.000?) e la loro variabilità anche del 30% tra un ateneo e l’altro. Si fanno sentire anche gli esclusi di ruolo nello Stato: visto che i corsi sono a pagamento e che in Italia vi sono almeno 7mila soprannumerari, perché saranno lasciati fuori? Ancora poche ore, al massimo una settimana, e il decreto dirigenziale che attiverà i Percorsi speciali abilitanti (i corsi in via di attivazione che hanno preso il posto dei Tfa speciali), diventerà ufficiale attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Anche se la maggior parte dei contenuti del decreto sono stati analizzati e migliorati (proprio per questo si è arrivati a fine luglio), permangono, al momento, alcune questioni irrisolte. Dopo aver ravvisto l’alto rischio, per come sono stati composti i requisiti di accesso, di far approdare tanti docenti precari delle paritarie ai Pas e aver posto dei dubbi sulle stime fornite sui partecipanti totali da Miur e sindacati (almeno 75mila adesioni), stavolta ci soffermiamo su altri aspetti. Il primo riguarda i costi che dovranno affrontare i corsisti dei Pas. Dal Miur, come già rilevato, tutto tace. Anche ai sindacati non sono state fornite indicazioni. Nella bozza semi-definitiva del decreto dirigenziale viene riportata questa dicitura: “sono organizzati dagli Atenei e dalle Istituzioni A.F.A.M. senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. È evidente, quindi, se non dovessero essere state introdotte modifiche sul filo di lana, che una quota da chiedere ai partecipanti ci sarà. A quanto ci risulta non sarà simbolica, ma nemmeno pari a quella chiesta dagli atenei in occasione dei Tfa ordinari. Rimaniamo quindi a quello che ci aveva indicato il Capo Dipartimento del Miur organizzatore dei corsi abilitanti, la dottoressa Lucrezia Stellacci, nel frattempo andata in pensione: fondamentalmente si farà pagare ad ogni partecipante circa la metà di quanto gli atenei avevano chiesto per l’iscrizione e la frequenza dei Tfa ordinari. Quindi non più di 1.500–2.000 euro complessivi. La cifra precisa verrà stabilita da ogni ateneo. Con costi variabili anche del 30 per cento da uno all’altro.
Un altro aspetto che farà discutere,
non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nelle aule dei
tribunali, visto che
alcuni sindacati, come l’Anief, su questo punto hanno fatto
ricorso, riguarda l’esclusione del
personale docente di ruolo: poiché
sono a pagamento e considerato che in Italia vi sono almeno 7mila
docenti soprannumerari, i quali in linea teorica rischiano a lungo
andare di entrare in mobilità, perché non dare anche a loro la
possibilità di acquisire un’altra abilitazione? E quindi
ricollocarsi con tutti i crismi? Anziché essere utilizzati su
discipline attinenti ma (come spesso avviene oggi) senza
abilitazione? Ad alimentare la polemica c’è poi la scelta del Miur
di far partecipare ai Pas i docenti di ruolo nelle scuole non
statali. Una decisione che secondo molti fa rima con
discriminazione. |