Il Consiglio dei ministri
ha varato il Dl sull’occupazione

di Alberto Galvi Soldi on line, 27.6.2013

Nella giornata di ieri è stato varato dal Consiglio dei ministri il decreto lavoro per i giovani, che vale complessivamente un miliardo e mezzo di euro. Il governo Letta ha giudicato le misure varate ieri sufficienti per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di circa 200mila nuovi occupati, cifra in grado di consentire, secondo le stime del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, “un calo del 2% della disoccupazione giovanile”, arrivata al picco dal dopoguerra. Naturalmente, però, il vero regista dell’operazione resta il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha dato il proprio “bollino di conformità” alle misure previste dal testo. Come noto, sono tante le novità del decreto, che si dirigono verso binari differenti, dalla formazione alla nuova disciplina dei contratti, gli intervalli tra i rapporti a termine e i fondi per le aree disagiate. Vediamo, dunque, in rassegna, chi saranno i principali beneficiari delle misure contenute nel provvedimento d’urgenza adottato dal governo per il Consiglio europeo di oggi e domani A voler dividere le finanze messe in cassa in due tronconi, potrebbe essere utile identificare in 794 milioni gli interventi previsti da qui al 2016 direttamente rivolti alle assunzioni di under 29, e altri 700 milioni che viaggiano in maniera parallela ma per progetti di sviluppo o semplificazione specifici. Dunque, dei primi 794 milioni, i due terzi, 500 milioni, verranno indirizzati verso il Mezzogiorno, mentre “solo” 294 andranno al Centro-Nord. Le misure previste, comunque, saranno le stesse, ma è chiaro l’intento di favorirne la realizzazione in particolar modo al Sud. Arriva infatti l’estensione della social card con un finanziamento di 167 milioni di euro.

 Per quanto riguarda l’apprendistato  professionalizzante, entro il 30 settembre 2013, la conferenza Stato-Regioni dovrà adottare le linee guida che lo disciplinano e che le piccole e medie imprese e le microimprese dovranno adottare entro il 31 dicembre 2015. Nelle more si prevede un più facile accesso a tale tipologia contrattuale attraverso modalità semplificate di elaborazione del piano formativo individuale e di registrazione della formazione. Mentre il rifinanziamento (170 milioni di euro) della legge 185 sull’auto-impiego e l’auto-imprenditorialità e delle cooperative no profit punta  a sviluppare nuove iniziative nelle aree economicamente svantaggiate, attraverso per esempio, contributi a fondo perduto, mutui agevolati per investimenti, assistenza tecnica e formazione. Viene rifinanziata anche la misura “giovani del non profit” ( già definita nel Piano d’Azione Coesione)per sostenere progetti del privato sociale.

Per favorire i tirocini formativi è stato istituito fino al 31 dicembre 2015presso il Ministero del lavoro un fondo di 2 milioni di euro annui per permettere alle amministrazioni che non abbiano a tal fine risorse proprie di corrispondere le indennità per la partecipazione ai tirocini formativi.  È anche autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per promuovere l’alternanza tra studio e lavoro e quindi l’attività di tirocinio curriculare per gli studenti iscritti ai corsi di laurea nell’anno 2013-2014. Una parte di queste risorse (10,6 milioni di euro) serviranno a cofinanziare i tirocini curriculari degli studenti universitari presso soggetti pubblici e privati. Ad ogni studente universitario che abbia concluso gli esami, abbia una buona media e rientri sotto una soglia del redditometro, lo Stato potrebbe quindi riconoscere una specie di mini-assegno di 200 euro al mese qualora svolga un tirocinio della durata minima di 3 mesi con enti pubblici o privati. Per coprire questa misura il Miur preleverà 7,6 milioni di euro dal fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) degli atenei.

 Non vi sono, invece, limiti di età per il riconoscimento di una “dote” a favore dei datori di lavoro che assumono a tempo pieno ed indeterminato lavoratori che percepiscono l’Aspi. In questo caso, spetta al datore di lavoro il 50% dell’indennità residua che sarebbe spettata al lavoratore . Il beneficio non spetta se il lavoratore è stato licenziato, nei sei mesi precedenti, dalla stessa azienda o da altra che presenta assetti sostanzialmente coincidenti con quelli dell’impresa che assume. Per aiutare i giovani Neet e favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro il Decreto Lavoro 2013 introduce fondi (circa 150milioni di euro) per attivare stage e tirocini formativi nelle aziende. In particolare sarà erogato un contributo di 3.000 euro per uno stage di 6 mesi direttamente al tirocinante. Inoltre sarà introdotto un meccanismo gestionale che faciliti l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, una banca dati nazionale.

 Le assunzioni a termine sono possibili soltanto a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro. La riforma Fornero, dal 18 luglio dello scorso anno, ha introdotto una deroga consentendo di prescindere dalla causa (ragione di carattere tecnico ecc.) con riferimento al primo rapporto a termine di durata non superiore a 12 mesi. Il decreto legge varato ieri dal consiglio dei ministri riformula la disciplina e, fermo restando l’ipotesi normativa (primo contratto), stabilisce che “ogni altra ipotesi” di assunzione senza causa può essere individuata dai contratti collettivi, anche aziendali, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Sempre con riferimento al contratto a termine senza causa, il decreto legge ha eliminato il divieto di proroga. Praticamente si torna alla disciplina previgente alla riforma Fornero; infatti, la riassunzione a termine torna a essere legittima (cioè non sanzionata con la conversione del rapporto a tempo indeterminato) una volta che siano decorsi 10 giorni dalla scadenza del primo contratto a termine nei rapporti fino a sei mesi e una volta decorsi 20 giorni nei rapporti di durata superiore ai sei mesi. La legge n. 92/2012 (riforma Fornero), invece, aveva allungato i predetti termini rispettivamente a 60 e 90 giorni (dal 18 luglio).

Il Governo ha stanziato 22 milioni di euro per incentivi all’assunzione di disabili così come approntata nella riforma Fornero, la quale opera verso un allargamento della normativa relativa ai soggetti svantaggiati, nell’ottica di migliorarne l’inserimento lavorativo. Nello specifico, la riforma dice che per calcolare la quota di posti riservati all’assunzione dei disabili, si dovranno considerare tutti i lavoratori assunti con vincolo di subordinazione.  Come leggiamo dal documento, saranno esclusi i disabili già in forza, dirigenti, soci delle cooperative, contratti di reinserimento, lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero, lavoratori interinali occupati presso l’impresa utilizzatrice, lavoratori socialmente utili assunti, lavoratori a domicilio, lavoratori che aderiscono al programma di emersione. A fianco di questo innalzamento della quota su cui calcolare il numero di posti riservati a lavoratori disabili, la riforma intende anche ridurre, quando non eliminare, l’esonero dall’obbligo di assunzione di disabili, che interessa alcuni settori di produzione, relativamente a speciali attività e mansioni. Ancora, nelle intenzioni del Governo, un rafforzamento dei controlli da parte dell’Ispettorato del Lavoro, ad assicurare una applicazione delle normative a garanzia del lavoro riservato alle categorie svantaggiate. Per quanto riguarda il rinvio ai fondi bilaterali,, il termine è quasi scaduto e quindi prorogato alla fine di ottobre. Se entro quella data non saranno stati fatti nuovi accordi il ministero del lavoro provvederà a intervenire con un proprio fondo di solidarietà residuale per garantire l’estensione delle tutele a nuove platee di lavoratori finora esclusi a partire dal 1° gennaio 2014.

Nel decreto trova spazio anche l’istituzione di una nuova “struttura di missione” che nascerà all’interno del ministero del Lavoro, per attuare la “Garanzia per i giovani”. Il provvedimento approvato ieri dal Consiglio dei ministri prevede che la struttura di missione possa promuovere anche iniziative per ricollocare i beneficiari di ammortizzatori in deroga. La struttura dovrebbe operare in via sperimentale, in attesa del riordino complessivo dei servizi per l’impiego, con una sinergia più stretta con le agenzie per il lavoro. Tra le misure per il rafforzamento delle tutele si modifica l’attuale normativa sulle conciliazioni. In caso di tentativo di conciliazione, la mancata presentazione di una delle parti sarà valutata dal giudice nella sua decisione finale. Prevista anche l’estensione ai co.co.pro. delle norme contro le cosiddette “dimissioni in bianco” e la rivalutazione del 9,6% delle ammende, con destinazione della metà del flusso che ne deriva al rafforzamento di misure di vigilanza e prevenzione in materia di sicurezza sul luogo del lavoro.