Il caso

Vergogna, torna la scuola speciale

E' dal 1971 che l'Italia ha integrato gli alunni portatori di handicap nelle scuole con il supporto di insegnanti specializzati. Eppure a Palermo una delibera comunale potrebbe far nascere una materna per bambini autistici.

  di Chiara Baldi, L'Espresso 25.6.2013

Si torna a parlare di "scuole speciali" in Italia dopo che il consiglio comunale di Palermo, il 22 maggio, ha approvato una delibera con oggetto l'"istituzione di una scuola materna per bambini affetti da sindrome autistica". Una delibera che ha scatenato grandi polemiche, dapprima con il deputato Pd Davide Faraone che l'ha definita, in una nota, una mozione che "ci riporta indietro di secoli" e poi con molti esponenti politici che hanno chiesto di chiarirne il contenuto. E il chiarimento è arrivato nei giorni scorsi attraverso le parole del sindaco Leoluca Orlando il quale ha garantito che "l'amministrazione comunale è impegnata nel mondo della scuola affinché si affermi un principio elementare di civiltà: nessuno è escluso, tutti hanno il diritto a percorsi educativi e di socializzazione includenti e non ghettizzanti".

Ma se la delibera palermitana diventasse attuativa i 500 bambini autistici presenti in città, di età compresa tra gli 0 e i 6 anni, andrebbero incontro ad una ghettizzazione da cui l'Italia è scappata nel 1977 con l'approvazione della legge 517 secondo cui "la scuola attua forme di integrazione a favore degli alunni portatori di handicap con la prestazione di insegnanti specializzati".

"Uno degli elementi fondamentali che ci contraddistingue dagli altri paesi è stata proprio l'integrazione", dice all'Espresso la dottoressa Paola Visconti, esperta di neuropsichiatria infantile presso l'ambulatorio di Autismo e Disturbi dello Sviluppo Bellaria, Irccs di Bologna, che spiega: "siamo estremamente fortunati ad avere un'integrazione estesa e diffusa a tutti i livelli, soprattutto per i bambini autistici che tendono a imitare i comportamenti negativi e hanno molte difficoltà di socializzazione. In caso di "classi speciali", verrebbero penalizzati. Trovo che la delibera di Palermo sia una modalità che non va incontro alle attuali strategie abilitative".

E il problema della ghettizzazione, come spiega la stessa Visconti, "non è solo culturale, è proprio di riduzione di competenze e di inibizioni delle stesse". "Non dimentichiamo - continua - che i bambini autistici tendono ad imitare il peggio di quello che trovano. L'integrazione, invece, serve per forza di cose a migliorare proprio il comportamento: nella prima fase, fino verso i 3-4 anni, l'imitazione è molto difficile, poi però a mano a mano il cervello compensa queste difficoltà e c'è molto bisogno di avere dei pari che abbiano un comportamento adattivo sociale nella norma: questo serve ad imparare schemi sociali adeguati".

Ma non solo sono i bambini affetti da autismo a essere penalizzati da un'eventuale separazione delle classi. La presidente nazionale associazione Angsa (associazione nazionale genitori soggetti autistici), la dottoressa Liana Baroni, all'Espresso, dice: "ci sono studi in cui si è visto che il rapporto tra bambini autistici e normodotati fa bene ad entrambi, anche ai secondi che sviluppano una maggiore comprensione, maturità e sensibilità verso la vita, acquisiscono nuovi valori, sensazioni ed emozioni. Le linee guida emanate nel 2011 dall'Istituto Superiore di Sanità dicono che l'autismo deve essere combattuto proprio da scuola, dagli educatori e dalla sanità in un insieme integrato e coordinato: al bambino serve coordinamento tra tutti gli attori che hanno a che fare con lui per poter lavorare sullo stesso tipo di tecniche. L'autismo - spiega Baroni - è mancanza di comunicazione, quindi una delle caratteristiche dei bambini autistici per combattere la malattia deve essere proprio proprio l'integrazione tra pari".

"E' probabile che la motivazione della mozione palermitana - dice Baroni - sia dovuta al fatto che i bambini autistici hanno bisogno di 'un'educazione speciale'. Ma temo si sia confusa l'educazione speciale con la scuola speciale: educazione speciale vuol dire che i bambini con autismo hanno bisogno di personale docente di sostegno che sia preparato sull'autismo e che conosca le nuove tecniche che permettono all'insegnante di comunicare con l'alunno. Questo non ha nulla a che fare con una scuola speciale in cui invece viene impedito il contatto tra bambini autistici e non di cui invece i bambini hanno bisogno".