Il bonus della discordia

Pasquale Almirante, La Sicilia 16.6.2013

Sarebbero circa 10mila gli studenti italiani che rischiano la bocciatura a causa del comportamento: la condotta cioè che gli alunni hanno tenuto in classe nel corso dell'anno. Se la valutazione risultasse insufficiente, per una serie di motivi di cui fa fede il registro di classe, allora anche in presenza di sufficienze generalizzate non ci sarebbe nulla da fare. L'allora ministra Gelmini volle ribaltare quanto invece era una sorta di voto disgiunto rispetto al profitto. Forse questo tipo di scelta è persino troppo rigida, ma la norma è diventata una sorta di capestro per migliaia di studenti, tanto che nei primi tre anni dalla sua entrata in vigore sono stati oltre 35mila gli studenti che hanno dovuto ripetere l'anno a causa del 5 in condotta.

Una media di circa 10.000 ragazzi ogni anno. E se questo appello all'educazione sta facendo tremare tanti ragazzi in attesa delle ammissioni agli esami di Stato, l'Udu, l'Unione degli studenti, non accoglie di buon grado il decreto della nuova ministra dell'Istruzione, Carrozza, sull'assegnazione del bonus che consente agli studenti più meritevoli agevolazioni per l'accesso ai test nelle università a numero chiuso: «Proveremo in tutti i modi possibili a fermare un test che rischia di essere un grande boomerang per gli studenti e di creare disparità e classifiche finali stravolte. Non basta una commissione di professori per il futuro: c'è da risolvere i problemi del presente degli studenti che devono sostenere il test a settembre». Eppure la modifica del precedente decreto, che assegnava il bonus su un calcolo percentuale, il percentile, riferito alla percentuale della media dei voti ricavati nello stesso istituto, era stato accolto con estremo favore un po' da tutti gli ambienti scolastici, consapevoli della evidente discriminazione che le scuole "serie" avrebbero subito a favore dei "diplomifici". Dal suo versante invece la ministra Carrozza, convinta della bontà della sua decisione, dice che vorrebbe continuare a cambiare e ora avrebbe intenzione di modificare l'ultimo anno delle superiori, ad iniziare dall'anticipo delle prove d'ingresso all'università: «Bisogna ripensare sia l'esame di Stato sia l'ultimo anno delle superiori», per adeguarlo ai cambiamenti formativi introdotti negli ultimi anni. Ma ribadisce pure che occorre anticipare i test d'ingresso ad aprile: «Come fanno gli altri Paesi, ed è meglio per risolvere i problemi organizzativi».