Referendum contro le scuole paritarie/1.
A Bologna sale la tensione

da TuttoscuolaNews, n. 568 14.1.2013

Il 26 maggio 2013 Bologna sarà chiamata al voto per un referendum consultivo promosso da una serie di associazioni riunite nel “Nuovo Comitato art.33” che vogliono eliminare il sostegno economico che, tramite specifica convenzione, l’Amministrazione Comunale destina alle scuole dell’infanzia paritarie della città.

Il referendum, in questo modo, intende azzerare l’assegnazione dei contributi comunali alle 27 scuole paritarie bolognesi per 1.700 bambini che le frequentano; un finanziamento voluto dall’Amministrazione comunale che aveva voluto completare, sul piano economico, quanto lasciato “incompiuto” dalla legge di parità (Legge 62 del 2000), per tentare di porre le scuole non statali su un livello di sostanziale parità con le corrispondenti scuole statali.

L’iniziativa referendaria mette in discussione, di fatto, non solo il contributo finanziario comunale, ma il contenuto della stessa legge di parità. Non per niente il soggetto che ha promosso il referendum si richiama all’art. 33 della Costituzione che, come è noto, afferma: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Quel ‘senza oneri per lo Stato’ è stato oggetto di un confronto ideologico durato più di mezzo secolo, fino a quando la legge 62/2000 ha riconosciuto le scuole paritarie parte integrante del “Sistema nazionale di istruzione”.

La data del referendum sembra lontana, ma la Fism (Federazione Nazionale delle Scuole Materne), ha preso posizione ora con un comunicato contro la consultazione, ricordando che “la scelta dell’Amministrazione comunale di Bologna - essendo a sgravio delle rette - ha consentito, negli anni, il mantenimento di rette accessibili alle famiglie, soprattutto alle meno abbienti, contribuendo ad assicurare, concretamente, il diritto alla libertà di educazione sancito dalla nostra Costituzione Italiana”.

La Fism ricorda anche che “la Regione Emilia Romagna, per ben tre volte, unitamente alla FISM, ha affrontato la questione presso la Corte Costituzionale, dopo che il TAR Emilia Romagna aveva ammesso quesiti avanzati dalle Associazioni promotrici del richiamato referendum che anche negli scorsi anni tendevano ad eliminare i contributi regionali e comunali alle scuole paritarie e, tutte e tre le volte, il giudizio della Corte è stato inequivoco: le questioni poste erano ‘manifestamente infondate’, ovvero una bocciatura senza appello”.

Basterà questo per rendere inefficace il referendum?