Il mondo della ricerca fa appello ai partiti: Una petizione online già sottoscritta da centinaia di rettori, luminari e docenti, per chiedere che il mondo dello studio e dell'istruzione trovi spazio nei programmi elettorali e del nuovo parlamento: "Servono segnali concreti per fermare il virus della rassegnazione" di Anna Maria De Luca la Repubblica, 22.1.2013 Rettori, professori, ricercatori ma anche studenti, assessori alla cultura, consiglieri: è una voce forte quella che si leva oggi dal mondo della ricerca e dell'università, diretta ai segretari nazionali di tutti i partiti perché nei loro programmi e in quelli del governo che verrà siano dati adeguati spazio e risorse all'istruzione ed alla ricerca. La petizione dai toni forti e decisi è online da oggi per tutti coloro che vogliono firmarla: "Siamo consapevoli che l'Italia è in difficoltà - scrivono i promotori - , sappiamo che non possiamo chiedere la luna e non la chiediamo. Ma vogliamo che parlamento e governo prossimi mettano in cima alla loro agenda scuola, università e ricerca. Mostrino attenzione e rispetto per loro, per le persone più appassionate e competenti che vi lavorano, per i giovani. Sicuramente lo meritano". L'iniziativa è partita da Luciano Modica che, tra le altre cose, è stato anche presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui). "A inizio gennaio - spiega Modica a Repubblica - percepivo nel mondo accademico una forte disillusione nei confronti di tutti i governi, a causa dei tagli alla ricerca e all'università che sono stati pesantissimi. Ho cosi iniziato a raccogliere firme tra chi vive e crede nell'università, per condividere una petizione. Risultato: circa duecento commenti immediati al testo e 360 firme raccolte in poche ore. E' la dimostrazione che stavo toccando un nervo scoperto". Le 360 firme inizialmente raccolte da Modica sono tra quelle di cui non si può non tener conto: da Margherita Hack a Giorgio Parisi, in odore di Nobel (con Carlo Rubbia è l'unico fisico italiano membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America), dal professor Ciro Ciliberto, matematico di fama e presidente dell'UMI (Unione Matematica Italina) al professore Giorgio Israel; dal fisico Roberto Battiston (Trento) al rettore di Roma Tre, Guido Fabiano; ma anche politici illuminati come il filosofo Sergio Givoni, oggi assessore alla cultura a Firenze, e Paolo Masini, consigliere comunale di Roma Capitale. E poi ancora: Guido Zucconi, presidente dell'Associazione italiana di storia urbana, Roberto Spandre, addetto Scientifico dell'Ambasciata d'Italia in Brasilia, ecc. L'elenco è lungo (si trova sotto il testo della petizione) ed è composto in larga parte da ricercatori e professori di tutte le università italiane, anche meno noti al grande pubblico ma molto stimati negli ambienti accademici. "Non sono cosi ingenuo da pensare che un appello cambi il mondo - dice Modica - , ma è sicuramente un modo per far sentire alla politica che l'università è un nervo scoperto". L'occasione della prossima campagna elettorale - si legge nella petizione - va colta per affermare una netta inversione di rotta e per testimoniare indefettibile sostegno alla grande maggioranza di persone che, nonostante carenze e difficoltà, lavorano, studiano, insegnano, fanno ricerca con serietà e passione, sovente con ottimi risultati". Secondo quanto scritto nella petizione, l'università e la ricerca non hanno bisogno di ulteriori riforme epocali quanto piuttosto di essere liberate dai mille laccioli che le hanno progressivamente soffocate in un labirinto tecnocratico di minute regole quantitative o burocratiche. "Occorre sfrondare senza remore questa giungla - so legge nel testo - : sarebbe una prima riforma positiva senza costi. Occorre credere senza esitazioni, conformemente al dettato della nostra lungimirante Costituzione, nell'autonomia delle università e degli enti di ricerca, innalzando nel contempo la loro piena responsabilità e associandovi una credibile valutazione dei loro risultati". Il vero disastro a cui porre immediatamente rimedio è quel che Modica definisce "il virus della resa sfiduciata di professori e ricercatori": bisogna fare in modo che non si diffonda come un'epidemia, dice la petizione. In altre parole, bisogna lottare contro la rassegnazione che rischia di soffocare la vitalità propria della ricerca. E bisogna farlo ora, senza perdere altro tempo: "Io sono innamorato dell'università", dice Modica. "Un Paese che non ama la sua università non ha speranze, perché non ama il suo futuro". |