Il pasticcio delle ferie di Pippo Frisone ScuolaOggi 13.1.2013 Prima con la spending review poi con la legge di stabilità, il governo Monti, complice il Parlamento, è riuscito a dare ulteriori picconate a quel che rimane del modello contrattuale nazionale. Ma dove il governo ha dato il meglio di sé è stato sulle ferie. Spinto dall’emergenza e dalla necessità di fare cassa ad ogni costo, con la spending review ha vietato ogni monetizzazione delle ferie maturate e non godute in tutto il pubblico impiego, scuola compresa. La materia delle ferie è noto che in Italia gode di una tutela particolarmente rigorosa e di rilievo costituzionale. L’art.36 della nostra Costituzione parla chiaro: “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite e non può rinunziarvi “. Anche la Cassazione è intervenuta di recente ( sentenza n.11462/11 ) sul carattere irrinunciabile del diritto alle ferie e ove non fruite per comprovate ragioni di servizio, spetta al lavoratore l’indennità sostitutiva, vale a dire la monetizzazione corrispondente. Ad onor del vero già la stessa norma contrattuale prevede per la scuola al comma 8, art.13 che le ferie sono un diritto irrinunciabile e non sono monetizzabili, salvo che all’atto della cessazione dal rapporto di lavoro, qualora non fruite, si procede al pagamento sostitutivo delle stesse, sia per il personale di ruolo sia per il personale precario. La materia è stata complicata dal governo Monti per non aver considerato, ancora una volta, la specificità del comparto scuola e la peculiarità dello stato giuridico dei precari ( saltuari, temporanei e annuali). L’attuale ordinamento (dlgs.297/94) prevede una scansione dell’anno scolastico che inizia il 1° settembre e termina il 31 agosto. All’interno dell’anno scolastico si svolgono tutte le attività didattiche ( attività d’insegnamento e funzionali all’insegnamento), dal 1° settembre al 30 giugno, salvo prosecuzione in luglio per gli esami di stato nel 2°grado. Le attività didattiche sono comprensive delle lezioni secondo il calendario scolastico, definito a livello regionale, che stabilisce anche i periodi di sospensione (natale, pasqua, carnevale..). E’ sempre il contratto nazionale (comma9 art.18) , consolidando norme di legge precedenti alla contrattualizzazione, a stabilire che il personale docente debba usufruire delle ferie durante i periodi di sospensione delle attività didattiche (mesi di luglio e agosto). Nella rimanente parte dell’anno, vale a dire durante le lezioni, le ferie sono consentite ai docenti per non più di 6 giornate lavorative e senza oneri aggiuntivi per le sostituzioni. Le citate norme contrattuali, nel rispetto di quelle ordinamentali, hanno tenuto conto con coerenza sia della specificità del settore, non assimilabile ad altri comparti pubblici, sia del particolare status dei docenti di ruolo e supplenti. Quello che non è stato fatto con la spending review e con la legge di stabilità. Oltre allo sfregio d’invadere il terreno contrattuale, l’intervento legislativo ha dimostrato che non può tornare ad essere lo strumento più idoneo a regolare una materia contrattuale così complessa come quella delle ferie. Basta vedere come la pezza messa con la legge di stabilità si è dimostrata peggiore del buco creato con la spending review. Il divieto alla monetizzazione delle ferie per i supplenti, entrato dalla porta esce dalla finestra, perdendo per strada però tanti giorni quanti sono i periodi di sospensione, questa volta delle lezioni e non dell’attività didattica. Questa novità viene estesa anche al personale di ruolo,docente e ata, facendo strame degli attuali ordinamenti, di ogni specificità della scuola e della funzione docente. I periodi di sospensione delle lezioni per la prima volta rientrano nel computo delle ferie godute, di fatto , come se fossero attribuite d’ufficio. Basti pensare che tra natale e pasqua, secondo i rispettivi calendari scolastici regionali, rientrerebbero nel computo delle ferie , mediamente 13-15 giorni. Quasi la metà. Tra l’altro l’innalzamento, proposto dal governo ma poi bocciato dal Parlamento, di ben 15gg di ferie (32+ 15= 47) per i docenti della secondaria in cambio di un aumento di 6h settimanali aggiuntive alle 18h d’insegnamento, avrebbe introdotto ulteriori disparità di trattamento . Ora mentre in due commi della legge di stabilità, 54-55, si sostengono tutte queste novità, col comma 56 si dice che le clausole contrattuali in contrasto verranno disapplicate a partire dal 1.9.2013, vale a dire col prossimo anno scolastico. Un rinvio voluto o una svista? Non è un caso che tutte le OO.SS. abbiano chiesto nel frattempo al Ministro Profumo di fare chiarezza su questo ennesimo scivolone! Un pasticcio, quello sulle ferie dentro un altro pasticcio, quello sull’orario che la dice lunga sulle reali intenzioni dell’attuale governo, su contratto e diritti dei lavoratori. Più che innovatori e riformisti, i professori del governo Monti, si son dimostrati ancora una volta dei veri e propri pasticcioni . Un bel pasticcio non c’è che dire e non per spirito riformatore ma solo per fare cassa! Ci auguriamo che anche in campagna elettorale, prevalga il buonsenso e che su questa materia come su tante altre che premono sulla scuola, a decidere sia il nuovo governo che nascerà dalle prossime elezioni. |