Iscrizioni on line: una violenza su un sistema scolastico disastrato per nasconderne i veri problemi

dal Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica, 16.1.2013

La circ. n.96 del 17.12.12 con la quale il MIUR disciplina le modalità per le iscrizioni all’a.s. 2013/14 non può passare nell’indifferenza, o tutt’al più venire accompagnata da qualche frettoloso commento che ne mette in evidenza il carattere discriminatorio senza denunciarne l’effettiva gravità.

Dal provvedimento sono escluse le scuole dell’Infanzia (benché anch’esse “scuole” dopo la legge 444 del 1968…) e i corsi per l’Educazione degli adulti. Quanto alle scuole paritarie, possono fare come meglio credono …

E’ stato evidenziato come una simile procedura nella Scuola pubblica, che può portare risparmi e alleggerire il lavoro delle segreterie scolastiche, impedirà un primo contatto diretto dei genitori con la struttura dove si svolgerà la vita quotidiana dei propri figli. Non pensiamo sia tuttavia questo l’aspetto più negativo dell’innovazione. Nessuno può, infatti, impedire a genitori e studenti di visitare l’istituto durante le ore di apertura al pubblico, anzi le iniziative di orientamento per la scelta dell’istituto in atto ormai da decenni favoriscono la conoscenza dell’edificio e dei Piani dell’Offerta Formativa con buon anticipo sulla data delle iscrizioni.

Inaccettabile, invece, l’esclusiva obbligatorietà dell’utilizzo del computer!

La scuola primaria e la secondaria di primo grado sono obbligatorie. Ciò significa che tutti e tutte i giovani residenti in Italia hanno diritto a frequentarle. E’ possibile subordinare questo diritto fondamentale alla condizione di possedere e/o sapersi destreggiare con un computer e le ricerche on line? Come, inoltre, ottenere risposte estemporanee, non previste nella modulistica? Ottenere, ad esempio, informazioni e rassicurazioni sulle alternative all’insegnamento della religione cattolica?

Stridente, infine, è il contrasto con le scuole paritarie, che continuano anche in questa circostanza ad esibire la loro natura di impresa privata e quindi non sottoponibile a obblighi (a fronte dei finanziamenti pubblici percepiti). Perché non consentire analogo trattamento anche nelle scuole dello Stato, salvaguardando il diritto allo studio e la possibilità di esercitarlo a partire dal diritto a una modalità d’iscrizione compatibile con la propria condizione socio-economica, culturale?

Crediamo indispensabile che si avvii prima del 21 gennaio una mobilitazione contro la suddetta disposizione del MIUR e si promuova una obiezione di coscienza generalizzata con la presentazione di domande di iscrizione secondo il modello cartaceo degli anni precedenti.