IL CASO

Abilitazione ai concorsi, scoppia
la guerra tra precari e nuovi prof

Tra i nuovi professori e i vecchi precari è in atto una guerra
sulle procedure di abilitazione. Il cosiddetto Tfa speciale inventato
dalla Gelmini è stato mantenuto da Profumo ma con alcuni accorgimenti

Flavia Amabile La Stampa, 11.2.2013

ROMA
Sui corsi per l’abilitazione dei precari storici, il «Tfa speciale», il ministero dell’Istruzione non intende fare marcia indietro, a dispetto dei pochi giorni utili per dare il via libera al decreto definitivo e alle polemiche.

Questa settimana sarà quella decisiva per capire chi vincerà in quest’ennesima guerra fra poveri della scuola. In palio c’è la speranza di partecipare ad un concorso per docenti, a contendersela sono precari storici con un certo numero di anzianità alle spalle e giovani da poco laureati o appena entrati nel vortice delle supplenze.

Il Ministero ha dato via libera quest’estate al Tfa, una nuova procedura per ottenere l’abilitazione e poi partecipare a futuri concorsi. A volerla fu Mariastella Gelmini quando era a capo del Miur ma a portarla a compimento è stato il ministro Profumo. Con una differenza. La procedura gelminiana prevedeva l’accesso solo a chi aveva la laurea adeguata per il tipo di insegnamento scelto e assegnava un punteggio per le eventuali esperienze precedenti nella scuola. Il ministro Profumo, invece, ha accolto le richieste di chi nelle scuole insegna da molti anni e non voleva sottoporsi ad una nuova selezione e vedersi scavalcare in graduatoria da un esercito di nuovi aspiranti prof.

Una guerra fra poveri, appunto, un pasticcio tutto italiano che ha trasformato la scuola e il reclutamento dei docenti in un groviglio inestricabile di interessi contrastanti che finora ha partorito molta frustrazione, confusione e anche un bel po’ di malaffare alle spalle dei precari e della loro legittima voglia di arrivare ad un posto di ruolo.

La scorsa settimana il decreto del ministro Profumo ha incassato il via libera della commissione Cultura della Camera completando l’iter previsto prima dell’approvazione definitiva da parte del governo. La commissione ha dato parere positivo ma ha anche posto alcune condizioni che il governo però non è tenuto a recepire: ha chiesto soluzioni per evitare che chi sta seguendo il percorso di abilitazione ordinario possa essere scavalcato nelle graduatorie da chi ha fatto il percorso speciale. Ha chiesto che venga riaffermato il valore abilitante dei diplomi magistrali e che, ai fini del calcolo dei giorni necessari per accedere ai Tfa, si consideri anche l’anno scolastico in corso.

Soddisfatti i sindacati, in prima linea nel combattere questa battaglia. La parola a questo punto spetta al ministro Profumo e la sua è una decisione non semplice da prendere. Da una parte i giovani che hanno scelto il Tfa ordinario parlano di un provvedimento ingiusto, una sanatoria che favorisce i prof più anziani, che evitano di sottoporsi alle prove necessarie per valutare effettivamente il merito.

Ma dall’altro ci sono i precari storici che ricordano le promesse del ministro di quest’estate di un percorso speciale per chi aveva più di 3 anni di insegnamento e raccontano di aver scelto per questo di non partecipare alle prove ordinarie anche perché nel frattempo erano impegnati con gli esami di maturità dei loro studenti e sapevano che in questo modo avrebbero lasciato libero un posto nel Tfa ordinario per i più giovani.