Elezioni, la scuola è la grande assente

di Marina Boscaino da MicroMega, 13.2.2013

Silenzio o quasi (è degli ultimissimi giorni un intervento di Bersani, al momento unico candidato premier ad essersi pronunciato esplicitamente sul tema, sia pure con la discutibilissima trovata di destinare l’8 per mille all’edilizia scolastica) a meno di due settimane dalle elezioni.

La scuola è la grande assente. C’è da chiedersi se l’ostinazione del centro sinistra a non esprimersi in maniera convincente sul tema (non parliamo della totale assenza di centralità del tema medesimo) sia una scelta dettata dalla convinzione di avere un elettorato fidelizzato, a prescindere: come ci ricordano le percentuali di voto delle passate elezioni, la scuola sceglie tradizionalmente da questa parte.

C’è ancora da chiedersi come mai chi idea e gestisce i programmi di informazione eviti così accuratamente l’argomento. Persino Gad Lerner (a mio parere il più acuto e capace) la scorsa settimana, in una trasmissione cui ha partecipato il superbo don Ciotti, ha interrotto l’altro invitato, don Luigi Merola, l’anti-Saviano nei progetti di Berlusconi, mentre parlava della funzione della scuola nella lotta alla camorra: scuola come luogo geometrico della legalità, da tenere aperta (soprattutto nelle zone a rischio), fino alla sera, per sottrarre i ragazzi alle sollecitazioni improprie del territorio. Tema noioso? Certamente non di effetto come tasse (da eliminare, nelle promesse elettorali di quasi tutti), spread ed economia, lavoro. Ma altrettanto utile e di emergenza: inevitabilmente intrecciato a quelle tre voci, oltre che a tante altre.

C’è infine da chiedersi cosa stia facendo la scuola. Nulla, se non nei soliti avamposti di impenitenti spregiatori del quieto vivere, che continuano ad agitarsi, incapaci di accontentarsi dell’inerzia in cui vive la maggior parte di quel milione di docenti italiani. Che rimane mitemente in attesa del prossimo ministro, cui affiderà – alla cieca – la gestione di temi dirimenti come valutazione, integrazione, diritto al lavoro, diritto allo studio, merito, dispersione scolastica, gestione democratica degli istituti, professione docente e così via. Salvo levarsi in estemporanei e limitati nel tempo rigurgiti di indignazione, alla prossima proposta indecente, tipo le 24 ore di lezione a salario invariato.

Qualcuno parla. Lo fa con il sostegno di un partito forte e organizzato, e con un ruolo (responsabile scuola del Pd), Francesca Puglisi, presentissima nella campagna elettorale. Continua a presentare l’articolato programma-scuola del Pd (no alla dispersione, edilizia scolastica, riforma dell’Invalsi, reintegrazione degli 8mld sottratti alla scuola, condivisione e ascolto del mondo della scuola, valorizzazione economica dei docenti, nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti), la cui apprezzabilità deve fare i conti con due elementi.

Il primo: gli enormi proventi che necessiterebbero per mettere in campo queste condivisibili azioni sono quelli ribaditi da tutti: lotta all’evasione fiscale e tagli alla difesa. Staremo a vedere se davvero si vorrà incidere su queste voci, scontentando lobby di potere economico e una categoria di elettori estremamente ampia. Il secondo, forse il più grave: l’idea della scuola del Pd continua a configurare lo sviluppo di un servizio a domanda più o meno individuale o locale e non di un’istituzione della Repubblica. Rimangono immutati, nelle intenzioni del Pd, il sistema integrato pubblico-privato e le relative conseguenze in termini di finanziamenti alle paritarie, libertà di insegnamento, laicità; nonché una grande enfasi sull’autonomia (quella che dalla l.59/97 ha portato al pdl ex Aprea e a quell’autonomia statutaria, dichiarata superata dalla Puglisi, ma solo pochi giorni fa rivendicata da Maria Coscia).

Qualcuno parla, ma gode di platee meno organizzate e di rimbalzi mediatici meno diffusi, in un mondo dove la visibilità è l’esistere. È un peccato. Simonetta Salacone (SEL), certamente una delle persone più “informate dei fatti” della scuola nel panorama nazionale tra i potenziali candidati, è stata prima sottoposta alle primarie, che l’hanno costretta all’ottava posizione nelle liste del Lazio alla Camera. È un peccato, anche perché il programma-scuola di SEL è frutto di una proposta interessante, con un sistema di priorità significativo. Sarebbe stato opportuno che il partito di Vendola la bloccasse in un listino di “sicuri”.

Dagli altri partiti e coalizioni l’attenzione sulla scuola è ancor meno presente, anche se finalmente Rivoluzione Civile ha pubblicato il proprio programma sulla conoscenza, che sostanzialmente accoglie i “10 sì e 10 no” del Coordinamento Nazionale per la Scuola della Costituzione.

Chi scrive milita da anni tra coloro che hanno fatto dell’impegno politico e civile a sostegno della scuola statale un elemento identitario (ma ci conosciamo tutti, siamo sempre gli stessi, da anni). Vorremmo rassicurare informazione e partiti politici sul fatto che il loro disinteresse probabilmente non verrà stigmatizzato immediatamente da nessuno (né in termini di voto, né di audience). D’altro canto, però, che le avanguardie di attenzione politica che esistono nel mondo della scuola, rare ed incaute, ma tenaci e combattive, quelli che hanno deciso che insegnare significa anche esercitare in maniera inesausta diritti di cittadinanza e che hanno davanti a sé un unico modello (la scuola della Costituzione), non si danno né si daranno per vinti: continuare ad esigere risposte e monitorare, da qui a 5 anni.

Due esempi

Nonvivoteremose, dieci precise domande poste sulla Rete ai candidati di tutti i partiti. Dal sito sarà possibile evincere chi – scripta manent – risponde, chi no. Il senso è interrogare la politica anche attraverso il web, rendendo disponibile a tutto il Paese la possibilità di aderire ad un appello che pretende da essa risposte convincenti e fondate. Nel sito si può leggere: “siamo l’arcipelago scuola e, proprio per questo, l’appello non vuole avere promotori né alcuna forma di primogenitura”. L’appello è di chiunque decida di condividerlo e sottoscriverlo. Un raro caso di incredibile assenza di protagonismo, al quale il mondo della politica – nella campagna elettorale più personalizzata della storia del Paese – dovrebbe davvero fare riferimento per depurarsi dal gioco delle parti che ne determina l’eterno teatrino.

Si tratta di un’iniziativa pregevole, che però interviene dopo che era stato inviato a tutti i partiti del centro sinistra un appello – pubblicato anche in questo blog – rimasto completamente inascoltato (nessuno ha risposto), sulla richiesta di inserire in posizione utile nelle proprie liste esponenti del mondo della scuola. Davanti ad un’interlocuzione e ad un richiamo diretto, speriamo questa volta qualcuno (come sta avvenendo) si faccia avanti.

Il Coordinamento Nazionale per la Scuola della Costituzione inaugura dalla prossima settimana una serie di incontri, che avverranno in diverse città d’Italia, con i candidati che partiti e coalizioni vorranno inviare a rispondere sul tema “scuola”. Il 15 a Padova, il 19 a Roma. Altre iniziative analoghe in varie città d’Italia. La promessa – da tutti noi – è quella di registrare e mettere in Rete quanto emergerà dalle interviste, nelle quali cercheremo l’impegno dei candidati su quello che consideriamo non solo in quanto insegnanti ma, soprattutto, da cittadini, l’elemento strategico per emergere dalla crisi economica e dalla rassicurante letargia da pensiero unico. Per creare sviluppo e ricchezza, in termini economici, culturali, etici, civili.

È evidente che se il mondo della scuola tutto non si configura intenzionalmente e responsabilmente come massa critica; se non comincia ad impossessarsi concretamente di un punto di vista che transiti attraverso l’informazione completa e la comprensione profonda della complessità dei problemi che si muovono dietro all’universo scuola (che non iniziano né tantomeno finiscono nell’acquisto e nell’uso di strumenti della “modernità”, come molti sembrano credere) la scuola stessa – ultima nelle priorità delle agende politiche oggi – scomparirà nella pratica post elettorale. Non aspettiamo di far scorrere e asciugare lacrime di coccodrillo.

Marina Boscaino