Piano nazionale Scuola Digitale/2: da TuttoscuolaNews, n. 572 11.2.2013 Nella “terapia d’urto” del progetto il primo quesito da porsi è: quali sono le condizioni perché l’innovazione tecnologica garantisca e rafforzi la comunità scolastica? Le scuole si trovano ad affrontare una grande sfida perché la digitalizzazione significa né più né meno fare una rivoluzione e cioè “rompere” le mura fisiche della classe, “innovare” spazi e tempi della didattica, “eliminare” il digital divide, “valorizzare” il capitale umano. Se è giusto o sbagliato si vedrà. Oggi, invece, dobbiamo trovare il modo di guardare al futuro con fiducia, apertura ed originalità. La dirigente Rita Coccia dell’istituto tecnico “Volta” di Perugia, che dal 2011 ha attivato il progetto Volt@Smart School, dichiara a Tuttoscuola: “ci piace pensare di essere una scuola connessa al contesto sociale, locale e globale - ma aggiunge - le tecnologie sono importanti, per la nostra esperienza sono indispensabili, ma non sono sostitutive del lavoro degli Insegnanti: le tecnologie devono essere concepite, progettate ed utilizzate come strumenti di supporto ai processi di apprendimento. Da qui la necessità di garantire un sostegno studiato su misura che possa corrispondere alle esigenze del docente”. L’ing. Antonio Bosio, responsabile tra l’altro di un progetto pilota di sperimentazione sulla Smart School, promosso dalla Samsung presso diversi istituti scolastici statali e paritari, sottolinea che “siamo di fronte ad un progetto ambizioso che impone di offrire ai dirigenti scolastici e al personale docente valide informazioni volte alla promozione di un approccio alla didattica interattiva e al passo con i tempi”. “Occorre - afferma la professoressa Dianora Bardi, docente presso l’istituto superiore “Lussana” di Bergamo e Vice presidente del Centro Studi Impara Digitale - ridisegnare rapidamente un diverso profilo identificativo di scuola, di insegnante, di educazione, mettere in campo una didattica centrata sulle competenze, superare il divario tra il livello professionale dei docenti e le intelligenze delle nuove generazioni cresciute tra telefonini, tablet e computer”. La scommessa più grande è la costruzione di un curricolo tecnologico su età diverse, più che dotare tutte le prime o le seconde classi di un PC o di un tablet (di cui poi non si conosce l’uso didatticamente significativo, come accade in molte realtà scolastiche). |