Maria Coscia (PD) da Tuttoscuola, 15.2.2013
Maria Coscia ha cominciato presto la sua partecipazione alla vita
sociale e politica. A 15 anni, infatti, si è iscritta alle ACLI di
cui è stata anche Segretaria Provinciale dei giovani. Nel 1973 si è
iscritta al PCI e successivamente al Pds, ai Ds dove ha fatto parte,
ricoprendo vari incarichi, degli organismi dirigenti comunali e
regionali. Nel 1987 è stata eletta per la prima volta al Consiglio
comunale di Roma. Dal 2000 al 2008 è stata Assessore alle Politiche
Educative e Scolastiche del Comune di Roma. Molti si riempiono la bocca dell’istruzione e dei suoi problemi. Ma pochissimi sembrano conoscerla davvero. Cosa vuol dire per lei che nell’istruzione – e anche nell’educazione – c’è il futuro del Paese? E come trasformare un’enunciazione di principio in una politica concreta di sviluppo della conoscenza? “La scuola forma i cittadini del futuro e per questo la sua riforma deve accompagnare il progetto di riformazione civica del nostro paese. Un paese che vuole crescere non può prescindere dall’investimento di risorse massicce sull’istruzione. Intanto bisogna cancellare l’idea che la scuola sia un semplice capitolo di spesa. In questo senso, l’impegno dei democratici per il nuovo governo è scritto a chiare lettere nella Carta di Intenti: occorre smettere di cambiare la scuola attraverso norme contraddittorie e tagli lineari nelle leggi finanziarie. Gli obiettivi di Europa 2020, infatti, impongono a tutti gli Stati membri di promuovere una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile.
Per il futuro dell’Italia, per tornare ad avere alti tassi di
occupazione, produttività e coesione sociale, dobbiamo raggiungere
un risultato molto concreto: dimezzare il nostro tasso di
dispersione scolastica e raddoppiare il numero di laureati. Solo se
sapremo investire sui saperi, scommettendo sulla qualità del
capitale umano del nostro Paese e su una società della conoscenza
diffusa, potremo tornare a crescere.
Vogliamo riportare gradualmente l’investimento almeno al livello
medio dei Paesi OCSE (6% del PIL). Torniamo ad investire sulla
conoscenza per garantire a tutti pari opportunità di apprendimento e
di educazione. La scuola, per garantire “uguaglianza e libertà”,
come ci chiede la nostra Costituzione. La scuola, unico vero
ascensore sociale, per ridare slancio ad una società bloccata. Non
basta difendere l’esistente, dobbiamo dare a questo Paese una
prospettiva di cambiamento. Qual è il primo provvedimento da prendere per il settore dell’istruzione? Si impegna a presentarlo se sarà eletta? “Credo che la prima cosa che il Pd deve impegnarsi a realizzare è l’assegnazione di un organico funzionale stabile ad ogni scuola almeno per tre anni. Parlo di risorse certe da destinare al fondo d’istituto. E’urgente rimettere mano alle graduatorie attraverso un piano pluriennale di esaurimento come immaginato dal Governo Prodi. E per offrire nuove opportunità ai nuovi docenti bisognerà certamente permettere il pensionamento di tutti quelli che sono rimasti impigliati nella riforma Fornero, in particolare sanando l’ingiustizia subita dai lavoratori della scuola della cosiddetta quota 96. In questo modo non solo si libererebbero posti di lavoro, ma avremo la possibilità di allineare l’Italia all’Europa per quanto riguarda l’età anagrafica dei docenti. A Profumo avevamo chiesto di stabilizzare i precari che stanno lavorando su posti vacanti: non costa un euro in più. E poi ci impegniamo a lanciare un programma per la messa in sicurezza delle scuole, finanziato con la riduzione della spesa per armamenti e con fondi strutturali europei. Il Governo Prodi aveva segnalato questa necessità promuovendo un patto per l’edilizia con Regioni e enti locali a aveva stanziato a questo fine 250 milioni di euro in tre anni: risorse tagliate completamente da Berlusconi con la Finanziaria 2009”.
“La follia introdotta dalla Gelmini con il maestro unico che ha
prodotto dei danni macroscopici. Si è distrutto ciò che di meglio la
scuola italiana ha costruito negli ultimi anni. I dati Ocse ponevano
la nostra scuola elementare al quinto posto per qualità dell’offerta
formativa. E anche lì si è arrivati con l’accetta. I modelli
educativi del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli
insegnanti producono, Qualità e risparmi si possono coniugare nel mondo della scuola? Faccia un esempio di dove una illuminata spending review potrebbe recuperare delle risorse nel settore dell’istruzione e in cosa le reinvestirebbe per la qualità della scuola.
“In questo momento non è immaginabile che la scuola venga sottoposta
ad un’altra serie di tagli che in maniera erronea sono stati
definiti risparmi. Mi pare che in questi anni la scuola abbia già
dato molto di più di quanto fosse anche solo lecito chiederle. |