Stress e zero consolazione Francesco di Lorenzo, Fuoriregistro 14.12.2013 Sembra che ormai gli insegnanti siano alla frutta. Sarà anche un'esagerazione, ma è vero che qualcosa di importante si è rotto nel rapporto tra i docenti, di qualsiasi segmento scolastico, e il mondo circostante. Così, poiché la categoria è sempre di più a rischio di stress, un sindacato, la Gilda, ha pensato bene di organizzare un servizio a loro dedicato, in pratica uno sportello di aiuto psicologico per gli insegnanti in difficoltà. È certo che l'iniziativa non sorge dal nulla, già da tempo le scuole che avevano attivato lo sportello psicologico per gli studenti, hanno visto far capolino nella stanza dedicata non pochi docenti con richieste di aiuto per loro stessi. Ma era un fatto, come dire, anche normale. Chiunque faccia questo lavoro sa che in alcuni periodi è difficile conciliare la tensione di una comunicazione a vari livelli complicata, con esigenze sempre meno concilianti, con pretese sempre più forti che provengono da interlocutori a loro volta in crisi e con richieste di impegni sempre più gravosi da parte di un'amministrazione scolastica che non segue una linea chiara e definita.
Il rischio stress per gli insegnanti, comunque, non è una novità.
Periodicamente il tema viene portato alla ribalta, si confrontano
cifre e dati con altri paesi, e si conclude che l'insegnamento è una
professione difficile. Ma da noi, Italia, lo è ancora di più perché,
non volendoci far mancare niente, aggiungiamo a tutto quello che di
problematico già c'è, due chicche come la precarietà del lavoro (gli
oltre 150mila precari) e la schizofrenia delle decisioni di un
ministero allo sbando. Per sopportare tutto questo, che si sappia
una buona volta, i tanto sbandierati - e non veri - tre mesi di
vacanza degli insegnanti, per alcuni si risolvono in un bel periodo
di convalescenza.
Una bella sforbiciata è un viatico importante per l'ignoranza, avrà
pensato qualcuno, così a cuor sereno, come se il nostro paese non
fosse stato, che so, la culla del Rinascimento o di qualche altra
tradizione artistica, come se non ci fossero da noi città come
Firenze e Venezia e una miriade di altre città e cittadine che
conservano un patrimonio d'arte inestimabile. No, noi viviamo in un
paese triste, brullo e sconsolato, dove si può diventare ministri
proprio perché non si capisce niente. Non viene il dubbio che ciò che sta accadendo è proprio quello che qualcuno vuole? Un qualcosa senza identità e quindi più facile da reprimere? Gli studenti romani che sono stati caricati dalla Polizia senza alcun motivo, come si è visto bene nelle immagini televisive, sono l'emblema e l'esempio di questo atteggiamento. Magari vien da pensare che gli agenti in tenuta anti-sommossa li abbia chiamati qualcuno che ha paura di perdere privilegi acquisiti negli anni, e di certo gli agenti non erano gli stessi che si erano tolti il casco il giorno prima a Torino. Ma non c'è nessuna consolazione. |