300 mila persone che pagano
un contributo che sa di balzello

da Tuttoscuola, 17.12.2013

Non ne parla ormai più nessuno, come se tutti si fossero rassegnati ad accettare come definitiva e permanente la ritenuta che grava ogni mese, tredicesima compresa, sullo stipendio.

La ritenuta è quell’ex-Enam (Ente nazionale di Assistenza Magistrale) un ente soppresso dall’art. 7 della Legge 30 luglio 2010, n. 122, e le sue funzioni, nonché le sue risorse umane, finanziarie e strumentali (immobili a Roma e case di vacanza in località amene dell’Italia), trasferite all’ex INPDAP, oggi incorporato nell’INPS.

Lo stipendio è quello dei docenti con contratto a tempo indeterminato della scuola dell’infanzia e primaria statale e dei dirigenti scolastici provenienti dal ruolo degli ex direttori didattici.

La norma citata nulla disponeva in merito al prelevamento dello 0,80% sullo stipendio lordo delle categorie assoggettate alla contribuzione obbligatoria a favore del disciolto Ente; prelevamento che è rimasto tuttora operativo, nonostante numerosi tentativi dei sindacati di ottenere ascolto in Parlamento per ottenere, nella precedente legislatura, una legge correttiva per abolire la ritenuta.

Nei recenti decreti legge sulla scuola e sulla finanza pubblica non ci hanno nemmeno provato a ritentare la proposta di abrogazione. L’insuccesso della pressione sindacale sembra avere spento qualsiasi velleità e così, ormai da quattro anni (e continua), circa 300 mila tra maestri ed ex-direttori didattici si trovano a versare un tributo-beffa in odore di illegittimità.

Per ciascuno dei 295 mila maestri di ruolo nella scuola dell’infanzia, primaria e sul sostegno, la ritenuta mensile è mediamente di circa 14 euro pari a 183 euro all’anno. Per i circa 2 mila ex direttori didattici la ritenuta mensile è di circa 30 euro, per un importo annuo di 390 euro.

L’Inps incassa ogni anno quasi 55 milioni: un regalo insperato che sembra destinato a confermarsi per altri anni ancora.