Compiti per le vacanze

Pasquale Almirante, La Sicilia 29.12.2013

È bastato che la ministra dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, dicesse agli studenti, durante una sua visita a Pisa, di chiedere ai loro professori di non assegnare compiti in occasione delle vacanze di Natale, per scatenare un putiferio che ancora non si è placato nonostante esista già da tempo una robusta normativa ministeriale.

Ma quanto può una normativa influire sull'abitudine di buona parte dei prof di non mandare a casa gli alunni a mani vuote per le feste? Poco, visto che qualche minuto dopo la dichiarazione della ministra, i portali internet che si occupano di scuola pullulavano di rampogne e elogi, accuse e ringraziamenti, mentre una associazione di docenti accusava Carrozza di incitare gli scolari alla contrapposizione, forse col proposito di "delegittimare gli insegnanti ai loro occhi". E in effetti la ministra li aveva già incitati alla ribellione contro il "potere" che scuola, docenti e genitori in ogni caso rappresentano, e ora, si sibilava, accende dentro la tenzone anche la miccia del carico dei compiti. E con l'occasione ciascuno dei due gruppi, pro e contro i compiti, citava esperti e pedagogisti, esperienze e idealità, fino all'affondo conclusivo e cioè che l'uscita della Carrozza sarebbe un ulteriore modo per smantellare l'istruzione pubblica di massa e assicurare invece gli spazi ai privati per garantire scuole di eccellenza per i figli delle caste. Un'opportunità per la comunicazione tra generazioni e per recuperare anche l'analfabetismo di ritorno.

E l'interesse allo studio? Il dibattito, con relativa polemica e secchiate di accuse, non è dunque mancato, mentre si scordava che secondo un sondaggio di poco tempo fa, meno del 30% degli scolari fa i compiti a casa, un altro 30% li copia dai compagni al rientro e tutto il resto si è invece goduto le vacanze, seguendo le proprie inquietudini o pensando al castigo per la colpa di non avere fatto le cose della scuola. Tuttavia un altro sondaggio dice che al rientro quasi tutti prof dimenticano di verificare il lavoro che i ragazzi avrebbero dovuto svolgere a casa, ma incentivando così, per un verso lo sfruttamento dei secchioni e premiando, dall'altro, ancora una volta le corde dei furbastri che li usano per tirare acqua al loro neghittoso mulino. Ergo: non incentivate sciacallaggi e chi vuole, sa dove dorme la lepre.