Scuola, pensionamenti dimezzati La legge Fornero blocca le uscite: meno posti per i precari Alessia Camplone Il Messaggero, 2.4.2013
ROMA
L’allarme dei sindacati è scattato di fronte ai dati sulle domande di
pensionamento del personale della scuola, diffusi dal Ministero
dell’Istruzione. Dati provvisori (ciascuna domanda è al vaglio
ministeriale) e che potrebbero subire qualche piccolissima
variazione, ma che comunque confermano che il quadro
dell’occupazione si è ridotto drasticamente. I docenti che andranno
in pensione da settembre sono 10.009, mentre nello scorso anno
scolastico sono stati 21.112. Sono di 3.343 unità le uscite del
personale Ata, contro i 5.336 dell’anno precedente. Il maggior
numero di pensionamenti nelle scuole superiori dove sono state
presentate 3.187 domande. Poco meno nella scuola primaria con 3.090
richieste. A seguire le richieste di riposo nella scuola media
(2.439) e nella materna (1.293). Tra il personale tecnico ausiliario
(gli Ata), a lasciare il posto sono soprattutto i collaboratori
scolastici (2.180 domande) e gli assistenti amministrativi (756).
La Flc-Cgil, che accusa il ministero di aver dato i dati sui
pensionamenti in ritardo per non aver avuto il coraggio di rivelare
«gli effetti disastrosi della riforma Fornero», sostiene che non
solo ci saranno meno assunzioni, ma che «perfino l’attuale concorso
rischia di non avere posti sufficienti». E riguardo al concorso
annunciato nelle scorse settimane dal ministro Francesco Profumo per
questa primavera: «Altro che nuovo concorso!». Marcello Pacifico,
presidente nazionale dell’Anife: «Sono dati così allarmanti da poter
pregiudicare persino le assunzioni del concorso in fase di
espletamento. E meglio non parlare del nuovo! Questi dati aumentano
il precariato, allontanano le nuove generazioni degli insegnanti e
allontanano l’Italia dalla media Ocse».
Tra le conseguenze della riforma Fornero, in effetti, non ci sarebbe
solo l’aumento del precariato storico della scuola (160mila stando
agli ultimi dati della Funzione Pubblica). Ma anche quella
inevitabile di alzare l’età media del personale. Esasperando una
caratteristica della scuola italiana che è stata già stigmatizzata
dal rapporto Ocse sull’Educazione del 2012. In 19 su 32 dei Paesi
dell’Ocse il 60% dei docenti di scuola secondaria ha almeno 40 anni,
mentre in Italia sono oltre il 70% (ma anche Germania e Austria
superano questa soglia). I giovanissimi, i docenti sotto i 30, in
Italia sono solo lo 0,5%, mentre la media Ocse nella primaria arriva
al 14%. anche quella inevitabile di alzare l’età media del personale. Esasperando una caratteristica della scuola italiana che è stata già stigmatizzata dal rapporto Ocse sull’Educazione del 2012. In 19 su 32 dei Paesi dell’Ocse il 60% dei docenti di scuola secondaria ha almeno 40 anni, mentre in Italia sono oltre il 70% (ma anche Germania e Austria superano questa soglia). I giovanissimi, i docenti sotto i 30, in Italia sono solo lo 0,5%, mentre la media Ocse nella primaria arriva al 14%. |