Tfa speciali, è confermato:
conterà solo il merito.
Ma i tempi si allungano
di Alessandro Giuliani La
Tecnica della Scuola, 22.4.2013
Della rilevazione di metà aprile degli almeno 75mila aspiranti,
attraverso il collaudato sistema delle
Istanze On line, si sono perse le tracce. L’iter di
avvicinamento alla prova nazionale è stato probabilmente rallentato
dall’empasse politico e istituzionale. Tranne i tempi, però, rimane
tutto confermato. Ad iniziare dall’esigenza di conseguire un
buon punteggio nei test in programma questa estate. Chi va male
rimanda l’avvio di uno o due anni. E non potrà sbagliare un esame
universitario.
Che fine ha fatto la rilevazione
telematica delle domande ai Tfa
speciali che avrebbe dovuto
anticipare la pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale del decreto
di modifica del D.M. 249/10
contenente le disposizioni che
aprono le porte ai tirocini
abilitanti riservati? A cosa si
deve questo ritardo sulla
tabella di marcia? Dal Miur non
vi sono risposte ufficiali, ma è
molto probabile che l’empasse
politico e istituzionale stiano
avendo il loro peso.
Intanto, da alcuni giorni il
nostro giornale sta ricevendo
sempre più pressanti richieste
di informazioni. Del resto la
“platea” di interessati a questa
tornata di Tfa, riservata a
coloro che a partire dell’a.s.
1999/2000 hanno svolto non meno
di tre annualità da 180 giorni
(di cui almeno una specifica
nella classe di concorso
prescelta), è davvero alta:
secondo il Miur i docenti
precari interessati saranno non
più di 75mila. Per i sindacati
il numero potrebbe essere più
alto. Sino a sfiorare le 100mila
unità.
Diciamo subito, a scanso di
equivoci, che notizia fornita da
noi in anteprima, sulla
rilevazione anticipata on line
delle domande, era fondata.
Successivamente dal Miur sono
giunte solo conferme. L’iter che
attende gli aspiranti docenti è
il seguente: ad accogliere le
candidature sarà l’ormai
collaudato sistema ministeriale
“Polis”, che si avvale del
portale internet “Istanze
on line”. Con la domanda, i
docenti precari saranno chiamati
a dichiarare anche titoli e
servizi. Che poi a viale
Trastevere valuteranno se
congruenti rispetto a quelli
previsti.
In questo modo il quadro degli
esclusi si sarebbe potuto
delineare senza attendere
un’ulteriore mese successivo
alla pubblicazione del decreto
regolamentare di introduzione
dei Tfa speciali. E poter così
svolgere la prova nazionale nel
mese di giugno.
Una
verifica, quest’ultima,
composta da test a risposta
multipla e finalizzata ad
accertare le capacità logiche,
di comprensione del testo e di
lingua straniera del candidato.
“La prova - ci ha spiegato il
capo dipartimento Stellacci - si
svolgerà con ogni probabilità a
giugno. Con le stesse modalità
della prova preselettiva al
concorso a cattedra, collaudata
positivamente nelle recenti
pre-selezioni di metà dicembre”.
Stavolta non ci saranno
riferimenti, invece,
all’informatica. Le competenze
“tecnologie dell’informazione e
della comunicazione per la
didattica” che saranno argomento
delle attività formative
previste dai corsi universitari.
Anche in questa occasione la
somministrazione delle domande
avrà come teatro le aule
informatiche di una serie di
istituti scolastici individuati
all’interno dei vari capoluoghi
di provincia. Con un computer
assegnato ad ogni candidato. Ed
un “pacchetto” di 70 test, in
formato rigorosamente digitale,
che si rigenereranno
automaticamente.
La graduatoria di merito
derivante dall’esito di questa
verifica servirà anche a
stabilire l’ordine delle
ammissioni ai percorsi
abilitanti riservati, da
svolgere nelle singole
università, soprattutto per
quelle classi di concorso più
affollate. Per introdurre la
prova nazionale, il Miur ha
preparato un secondo decreto, di
tipo organizzativo, di rango
giuridico inferiore al primo,
cui si accompagna, che come
l’altro è ancora privo di
numero, poiché diventerà
efficace solo dopo la loro
registrazione: la verifica, si
legge nella bozza del decreto,
si comporrà di “70 quesiti a
risposta multipla”.
Anche se non si tratterà di una
vera e propria selezione, il
Miur ha deciso di introdurre una
logica fortemente meritocratica:
sino a 42 risposte esatte,
infatti, il candidato non
riscuoterà nemmeno un punto;
solo dalla 43esima risposta
corretta, l’aspirante docente si
vedrà assegnare +1,25 punti ad
item giusto e -0,50 per ognuno
errato, sino ad un massimo di 35
punti. Solamente coloro che
riusciranno a fornire, quindi,
un davvero congruo numero di
risposte esatte, avranno la
certezza che dal prossimo
autunno potranno iniziare a
frequentare il percorso
universitario abilitante.
Ogni corso prevede una lunga
serie di insegnamenti in aula,
per un totale di 41 crediti
formativi. Sulla serietà dei
corsi, da viale Trastevere non
transigono: basta dire che le
assenze accettate non dovranno
superare la stessa percentuale
prevista per il Tfa ordinario
(non più del 10%). Inoltre, le
lezioni si terranno in
capoluoghi di provincia o di
regione, in linea di massima
nelle ore pomeridiane e di
sabato. Sono previste anche
delle fasi intensive, da
svolgere direttamente nelle
scuole nei periodi di
sospensione delle attività
didattiche.
Al termine di ogni insegnamento
sono previste le verifiche. Che,
solo se superate, potranno far
conseguire all'abilitando da 30
a 50 punti. È prevista, inoltre,
una prova di fine corso
abilitante: andrà ad accertare
la preparazione professionale
dell'abilitando e che sarà
valutata con un punteggio
massimo di 15 punti.
Ora, poiché il titolo di
abilitazione sarà conseguito
solo se il candidato riuscirà ad
ottenere un punteggio
complessivo di almeno 60/100,
viene da sé che coloro che
porteranno a casa pochi punti in
occasione della prova nazionale
saranno praticamente obbligati a
conseguire il punteggio massimo.
Sia nelle verifiche intermedie,
sia in occasione dell’esame
finale da svolgere negli atenei.
In caso contrario, raggiungere
il punteggio minimo sarebbe
praticamente impossibile. E
l’abilitazione sfumerà.
“Si tratta - ci ha detto ancora
il capo dipartimento del Miur -
di una misura assunta
consapevolmente dal Ministro,
per smentire tutti coloro che
sino ad oggi hanno associato i
Tfa speciali ad una sanatoria.
Ed ha anche una sua logica
interna, in quanto consente a
tutti coloro che non si sono
collocati nelle prime posizioni,
sì da poter frequentare la prima
edizione del percorso abilitante
speciale, di rafforzare la
propria preparazione nell’attesa
delle successive edizioni”.
Insomma, dal Miur, quindi, c’è
intenzione di dare sempre meno
rilevanza all’anzianità di
servizio. E di più alle prove
selettive.
Tanto è vero che anche se a
viale Trastevere non vogliono
sentir parlare di prova
selettiva, di fatto i candidati
ai Tfa che faranno riscontrare
votazioni basse sia in occasione
delle verifica nazionale sia
negli esami conclusivi di ogni
insegnamento si ritroveranno con
un pugno di mosche in mano.
Per questi motivi ribadiamo che
i docenti non dovranno fare
l’errore di affrontare con
superficialità il Test
selettivo, ma dovranno
prepararsi seriamente. A partire
dalla prova nazionale.
L’obiettivo è ottenere almeno
5-10 punti: solo in tal potranno
assicurarsi un margine per
arrivare a centrare i 60
centesimi utili per portare a
casa l’agognata abilitazione.
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