Investire e rendicontare

dal blog di Max Bruschi, 13.8.2013

Per il ministro Carrozza il rilancio della scuola passa per maggiori investimenti. Anzi, di più: come riportato da Tecnica della scuola, per il titolare dell’Istruzione “i fondi devono essere trovati perché non c’è un piano B. Il piano B è la distruzione della scuola, il retrocedere del nostro Paese. Lo dicono tutti i rapporti internazionali, noi stiamo scalando perché non investiamo abbastanza“. Ora, io non so se, davvero, i fondi possano essere trovati. Mi accontenterei, a dire il vero, che fosse finalmente attuato quanto disposto all’articolo 64, comma 9 del “famigerato” DL 112/2009. Ricordate? “Una quota parte delle economie di spesa di cui al comma 6 è destinata, nella misura del 30 per cento, ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola a decorrere dall’anno 2010, con riferimento ai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico. Gli importi corrispondenti alle indicate economie di spesa vengono iscritti in bilancio in un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca, a decorrere dall’anno successivo a quello dell’effettiva realizzazione dell’economia di spesa, e saranno resi disponibili in gestione con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca subordinatamente alla verifica dell’effettivo ed integrale conseguimento delle stesse rispetto ai risparmi previsti.” Si tratterebbe di 2.349 milioni e rotti di euro, dei quali pure si dovrebbe rendere ragione, così come un minimo di buona creanza vorrebbe che si rendicontasse il tutto.

Focalizziamoci, dalle parole del Ministro, sul termine “investire”. Già oggi il MIUR ha, in effetti, un tesoretto piccolino che usa per “investimenti”. Non facilmente quantificabile, in quanto a sua volta disperso in mille rivoli. Ma tuttavia c’è. Per limitarci a un paio di “azioni di sistema” degli ultimi anni, sicuramente il piano LIM e le azioni sui nuovi ordinamenti della secondaria di secondo grado, dalle Scienze integrate ai percorsi di alternanza scuola-lavoro, possono a ben diritto essere considerate investimenti: ma, la domanda sorge spontanea, che fine hanno fatto? Quali dati quantitativi e, soprattutto, qualitativi abbiamo a disposizione? C’è parecchio sull’alternanza. E il resto? Per toccare il tasto LIM, è stata fatta una verifica sul loro effettivo utilizzo? sulla loro incidenza nella didattica? sui risultati raggiunti in termini di apprendimento?

E, ancora: l’investimento umano rappresentato dai percorsi di Tirocinio Formativo Attivo (investimento da parte delle università, ma ancora di più da parte dei corsisti), è stato valutato per effettuare le opportune “correzioni”? Il testo del 249/2010 lo prevedeva. Chi scrive ha raccolto, soprattutto grazie al web, diverse osservazioni. In maniera empirica, d’accordo, ma la guida del buon senso e le tracce offerte dalle osservazioni di chi il percorso l’ha fatto dovrebbero pure poter offrire qualcosa. Invece, nulla.

In breve: prima ancora delle auspicate risorse, non sarebbe il caso di imporre un poco di quella cultura della rendicontazione e della valutazione che è l’unica a poterci dire se investiamo o scialacquiamo il tanto o il poco che abbiamo a disposizione?