Riforma pensioni Letta: novità negative per tutti. Giovannini e casi quota 96 e statali emblematici

Le parole del ministro del Lavoro “certificano” lo slittamento dei temi caldi a ottobre.

di Gianluca Salustri, webmasterpoint, 22.8.2013

Domani, martedì 20 agosto 2013, potrebbe essere deciso il destino pensionistico del personale della scuola in quota 96 (61 anni di età e 35 anni di contributi). Sul tavolo degli addetti ai lavori, infatti, è posato il cosiddetto decreto D’Alia sul pubblico impiego. E il Consiglio dei Ministri dovrà decidere se includere o meno nello stesso gli interventi normativi che consentirebbero ai quota 96 di andare in pensione con i requisiti anagrafici e contributivi ante Riforma Fornero, maturati entro il 31 agosto 2012.

Gli interventi riguarderebbero una platea di circa 6.000 persone, secondo le ultime stime. Si è registrato anche un balletto delle cifre: un primo calcolo indicava in 3.500 il numero delle stesse, un secondo calcolo aveva portato la platea a 9.000 persone.

La scuola e la questione dei precari per il pubblico impiego potrebbero seguire un iter diverso, scorporato dal decreto D’Alia. Non è dato sapere infatti se il decreto D’Alia conterrà la norma sul pensionamento per i quota 96 e se la stessa, qualora inclusa, farà riferimento alla data del 31 agosto come limite per maturare i requisiti. È quanto ha dovuto ammettere Manuela Ghizzoni, parlamentare del Pd e vicepresidente della VII commissione Cultura Scienza e Istruzione, in un intervento ospitato sulla pagina Facebook del Comitato Civico Quota 96.

Slitta il prepensionamento degli statali e la riforma delle pensioni per quanto riguarda la Quota 96. Sono le brutte notizie arrivate ieri dopo che il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini ha dichiarato che il decreto D’Alia, previsto in agenda per il Consiglio dei ministri di domani 23 agosto, non verrà approvato in questa occasione.

È una doccia fredda arrivata dopo che per settimane si erano preannunciati i due provvedimenti, in grado per molti di dare un’accelerazione definitiva alla riforma della legge Fornero e al problema degli esodati da essa generato. Ora tutto sembra essere rimandato a cavallo tra ottobre e novembre, quando verrà discussa la nuova legge di stabilità, ma bisognerà capire prima quali tipo di accordo politico saranno in grado di raggiungere Pd e Pdl, che condividono, battagliando giorno per giorno, l’esperienza di governo. È chiaro intanto che le parole di Giovannini – “Serve un ricambio nella P.A., ma per capire come realizzarlo sono ancora necessarie analisi e valutazioni finanziarie accurate, anche per evitare di introdurre ingiustificate sperequazioni di trattamento tra settore pubblico e settore privato” – oltre a rimandare la questione Quota 96 e il prepensionamento degli statali gettano benzina sul fuoco anche sulla situazione dei precari della pubblica amministrazione.

Il rinvio paventato dal ministro infatti influirà anche sulla stabilizzazione di una parte dei precari della pubblica amministrazione, tema tanto caro ad Enrico Letta che lo aveva indicato come una priorità del suo esecutivo. La soluzione indicata dal ministro era quella di indire nuovi concorsi con una riserva del 50% per chi ha già lavorato per il pubblico, ma lo slittamento potrebbe di nuovo mischiare le carte in tavola. Il decreto del ministro della Funzione pubblica, invece, prevedeva un piano per mandare in pensione 200mila dipendenti dello Stato e degli enti pubblici. In più, una serie di soluzioni che si ponevano l’obiettivo di reperire le giuste risorse finanziarie utili a sovvenzionare i contratti tali da essere rinnovati a cadenza annuale e delle linee di intervento per migliorare ulteriormente anche la situazione scolastica.

Tutto fermo, invece, per quanto riguardo le altre leggi che aspettano di essere approvate, tramite decreti del consiglio dei ministri, entro fine agosto. Non solo pensioni quota 96 o il prepensionamento degli statali dunque, ma anche, ad esempio, la complessa questione dell'abolizione dell'IMU.