Economia
Contratti sulla base del merito Rispettato il turn over, escluso il personale scolastico Raffaello Masci, La Stampa 27.8.2013
ROMA Gli ultimi numeri disponibili e certi risalgono al 31 dicembre del 2011 e provengono dalla Ragioneria generale dello Stato. In base a questi dati il totale dei precari ammonta a 251.106 unità, circa 50 mila in meno dell’anno precedente. Di questi, tuttavia, 133.932 sono i precari della scuola ai quali questo decreto del governo non si applica, in quanto le assunzioni in questo comparto sono regolate da graduatorie e modalità differenti. Ad essere toccati dalle misure varate ieri sono, quindi, 118 mila lavoratori.
A parte la scuola, in quali comparti della funzione pubblica sono concentrati? Il gruppo più numeroso di precari si trova nelle Regioni a statuto ordinario (53.741), moltissimi anche quelli della Sanità (40.116), inoltre 11.838 lavorano per le Regioni autonome, 4.032 nelle università, eccetera.
Con quali inquadramenti contrattuali lavorano attualmente? La formula più diffusa è quella del contratto a tempo determinato, che riguarda soprattutto la Sanità e le regioni (circa 60 mila dipendenti), ma moltissimi (oltre 16 mila) sono i lavoratori socialmente utili negli enti locali.
Questi lavoratori saranno tutti assunti? No. Le assunzioni avverranno in maniera graduale e con criteri meritocratici. Spieghiamo: in maniera graduale significa che le assunzioni avverranno assecondando i ritmi del turn over in ragione del 20% per il 2014, il 50% nel 2015 e il 100% per l’anno successivo. Con criteri meritocratici, vuol dire che non ci saranno sanatorie del tipo «chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori», ma si faranno dei regolari concorsi sia pur riservati ai soli precari che abbiano lavorato nella pubblica amministrazione almeno tre anni negli ultimi cinque.
Non si rischia, così, di aumentare ancora di più l’organico del personale statale o regionale? No. Perché le assunzioni avverranno solo in corrispondenza con gli esodi per i pensionamenti e nella misura percentuale sopra indicata. Peraltro nello stesso provvedimento si parla anche di pensionamenti agevolati per circa 8 mila dipendenti «anziani» che possono scegliere di ritirarsi alle condizioni precedenti alla riforma Fornero.
Oltre alla scuola, c’è qualche altro comparto che resta fuori da questa stabilizzazione? Il provvedimento parla dell’esclusione delle figure dirigenziali del sistema sanitario nazionale. Si tratta - secondo fonti sindacali - di circa 10 mila persone le quali, attraverso i loro rappresentanti, hanno duramente protestato.
Chi ha vinto un regolare concorso e attende la chiamata, rischia ora di essere scavalcato da questi precari in attesa di stabilità? No. È stato spiegato e ribadito che i vincitori di concorso saranno tutti assunti e che lo Stato rispetterà il patto stabilito con loro.
Di fatto i precari si aggiudicheranno tutti i posti pubblici disponibili nei prossimi anni? Assolutamente no. Di tutte le posizioni vacanti e che verranno messe a concorso ogni anno, il 50% sarà destinato ai precari e l’altro 50% sarà aperto a chiunque voglia concorrere. Un criterio, questo, che serve ad immettere nei ruoli pubblici anche dei giovani meritevoli.
E se nel frattempo si dovessero creare altre condizioni di precarietà? L’obiettivo del decreto voluto dal ministro della Pubblica Amministrazione Gianpiero D’Alia, è quello di dare una soluzione strutturale e definitiva al precariato, impedendo che si creino per il futuro delle situazioni come quella attuale.
Come è possibile questo? Il ministro ieri ha spiegato che all’interno della pubblica amministrazione, d’ora in avanti, esisterà una sola formula di inquadramento contrattuale, quella a tempo indeterminato a cui si accederà per concorso. Tutte le altre formule - a tempo determinato, interinale, eccetera - saranno praticabili solo eccezionalmente e per esigenze assai circostanziate. E, ovviamente, dovranno durare lo stretto indispensabile. I dirigenti che non si atterranno a questo criterio ne risponderanno di persona. |