Come cambiano e migliorano le scuole?

 Note a margine della Summer School del marchio SAPERI

di Giancarlo Cerini, ScuolaOggi  31.8.2013

Sulle rive del lago

Anche la rete piemontese SIRQ (acronimo che sta per Scuole In Rete per la Qualità)1, tra i soggetti promotori del “marchio” SAPERI, un sistema di certificazione che nasce attorno all'USR Piemonte, ha realizzato la sua “summer school” 2013, sulle sponde del Lago Maggiore, a Stresa, dal 26 al 27 agosto 2013. Insomma, questa è stata l'estate delle scuole estive di pedagogia e didattica. Dopo quella, ormai tradizionale, di Tecnodid/formazione ad Ischia (NA), con la presenza del ministro Carrozza2 e dopo i temporali estivi provocati dalla “summer school” dell'INVALSI rivolta ad un centinaio di potenziali valutatori3, è stato il pool dei soggetti promotori di SAPERI a scendere in campo, per un training sui temi del cambiamento e del miglioramento.

Si tratta di due questioni assai attuali, anche alla luce dell'entrata in vigore del Dpr 80/2013 contenente il nuovo regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione, che fanno del miglioramento “continuo” la filosofia del nuovo sistema, che -si dice- non vuole essere “punitivo” nei confronti delle scuole. In effetti, il Regolamento scandisce con una certa nettezza il percorso in quattro fasi: a) autovalutazione, b) valutazione esterna, c) miglioramento, d) rendicontazione sociale, che inserisce la novità della “valutazione esterna” delle scuole in una strategia di accompagnamento dei processi di sviluppo della qualità del sistema educativo.

Ci sono dunque delle forti assonanze con quanto proposto da “Saperi”. Ricordiamolo: si tratta di un processo di certificazione delle scuole che scaturisce da un rigoroso percorsi di autovalutazione, stimolato dagli indicatori-parametri di buon funzionamento proposti dai protocolli “Saperi” e verificato-validato da “auditors”, cioè dei visitatori che entrano a scuola, osservano e interagiscono con i vari soggetti interni ed esterni della comunità scolastica. Il rilascio del “marchio” (che mette al centro la qualità delle prassi didattiche e dei risultati educativi)4 giunge come riconoscimento di un processo di miglioramento-adeguamento delle scuole partecipanti. E' un buon viatico di quello che dovrebbe avvenire anche con l'avvio del Sistema di Valutazione. Si valuta non per stilare una graduatoria delle scuole peggiori e migliori (questo era il “neo” del progetto sperimentale VSQ), ma per stimolare ogni scuola a dare il meglio di sé, per raggiungere alcuni standard di qualità predefiniti.

Cultura della qualità, cultura della valutazione

Parlare di miglioramento, dunque, significa entrare nel vivo del “senso” del valutare, perché dalla diagnosi sul funzionamento di una scuola (frutto di un mismatch interno-esterno) scaturisce la motivazione al miglioramento. A quel punto gli strumenti della qualità (in particolare del TQM: total quality management), la filosofia del PDCA (il ciclo di Deming: Plan, Do,Check, Act)5, le logiche del CAF (Common Assessment Framework) diventano binari utili da percorrere per intraprendere percorsi di innovazione e di sviluppo. Se il cambiamento richiama quasi un ciclo naturale di una scuola che voglia sentirsi organismo vitale, il miglioramento implica l'addensarsi di scelte, di valori, di decisioni, di strategie operative, di regolazione controllata dei processi, come ha ben messo in evidenza Vito Infante, il preside animatore delle reti piemontesi sulla qualità.

Così, le molte scuole presenti al convegno, hanno illustrato i loro percorsi di miglioramento, le aree di intervento messe a fuoco, i progetti realizzati, le strumentazioni. C'è una cultura della valutazione che viene da lontano, che scaturisce dalle prime ricerche sulla qualità, dalle azioni di organismi scientifici (come l'AICQ: Associazione Italiana Controllo Qualità), dalle scuole in rete che avviano l'autovalutazione. Si ha spesso l'impressione che l'Invalsi non tenga in debita considerazione questo patrimonio pregresso delle scuole italiane, che potrebbe agevolare la diffusione di pratiche valutative condivise e accettate dalle scuole6.

Cosa è emerso allora dai lavori della Summer School della rete SIRQ? Quali sono le idee portanti su cui può poggiare il “miglioramento” e quali sono i fattori che lo facilitano e lo rendono stabile (cioè non un fuoco di paglia dovuto a momentanee suggestioni portate da un dirigente illuminato o da qualche evento fortunato)? Non è facile dare una risposta, i punti di vista restano diversi, gli approcci anche, ma alcuni dati ormai fanno tendenza.

Dieci piccoli (e grandi) fattori del miglioramento

Nel mio intervento conclusivo a Stresa ho rilanciato un piccolo decalogo dei possibili fattori di successo dei processi di miglioramento:

1) il miglioramento richiede tempi lunghi di incubazione e sedimentazione, non può essere un blitz docimologico di pochi mesi, né può essere forzatamente imposto dall'alto: per esso valgono di più le metafore della tartaruga, del bradipo, della lumaca, che rimandano ad una qual certa “resilienza” dei soggetti che credono e si impegnano per migliorare lo stato delle cose; ci vogliono continuità, stabilità, perseveranza: 3 anni di impegno potrebbero non bastare, 6 sono già una buona prospettiva;

2) una figura decisiva è quella del dirigente scolastico, oggi chiamato in causa come “motore primo” dell'organizzazione (cfr. D.lgs 165, D.lgs 150, ecc.) , ma a volte in una logica unilaterale e muscolare che finisce per offuscare l'indispensabile funzione di leadership per l'apprendimento. Un dirigente scolastico non è semplicemente un “guardiano delle procedure” amministrative o gestionali, ma deve di volta in volta “accompagnare”, “spingere”, “trascinare”, “guidare” la propria comunità, richiamandola ai compiti veri per cui esiste, ed è più convincente se è animato da una certa “vis” visionaria...7

3) il dirigente non è un “profeta disarmato”, deve dispiegare tutti gli strumenti e le risorse che ha a disposizione. Uno staff allargato, figure intermedie (magari con uno status meglio riconosciuto), un funzionigramma ad hoc, sono misure indispensabile per condividere la leadership e far crescere la cultura organizzativa dell'istituto. Una buona organizzazione non è un “mantra” da recitare per dovere d'ufficio, ma è la pre-condizione per combattere l'improvvisazione e la mediocrità che spesso si annidano nelle prassi scolastiche di routine. Gli strumenti della qualità, quindi, non diventano il fine ideologico (di sapore aziendalistico) della scuola, ma metodi che consentono un approccio più rigoroso al raggiungimento delle sue specifiche finalità culturali e istituzionali;

4) lo staff non deve diventare l'intercapedine tra il dirigente e i docenti. C'è un più ampio concetto di comunità professionale che deve essere coltivato dal dirigente, come elemento vincente del miglioramento. Fare comunità significa promuovere nei membri di una organizzazione senso di appartenenza, identità, consapevolezza del posizionamento della propria scuola, responsabilità sociale, voglia di “esserci” e di impegnarsi nel raggiungimento dei traguardi prefissati. Le modalità possono essere diverse: formazione in servizio, organizzazione adhocratica, dipartimenti, ecc. 8

5) la qualità dei professionisti (in primo luogo dei docenti) è il fattore decisivo del miglioramento. Non c'è una scuola migliore degli insegnanti che la abitano, ma una buona scuola può stimolare gli insegnanti a diventare migliori. Ci sono certamente questioni a monte di una buona professionalità docente, come si dice in questi casi: formazione iniziale, reclutamento, sviluppo di carriera, incentivi, ecc., ma ci sono spazi da utilizzare fin da subito in ogni contesto professionale. Sostenere la formazione permanente, riconoscere e profilare incarichi e responsabilità, documentare la didattica, dotare i propri docenti di un portfolio professionale, sono misure che preparano oggi la possibile svolta di domani 9;

6) l'aggiornamento è oggi diventata una moneta assai svalutata, sia per la sua qualità spesso scadente (che sembra oscillare dalle conferenze alla routine delle piattafome e-learning), sia per la scarsa incidenza sulle pratiche didattiche e sul lavoro dell'insegnante. Anche in questo caso si potrebbero sperimentare modelli diversi e innovativi di formazione in servizio: gruppi di ricerca didattica, peer review e job-shadowing (guardarsi mentre si lavora e imparare reciprocamente), laboratori operativi dentro e fuori la scuola, attivazione di piccole e grandi comunità di scambio e di aiuto reciproco. E' ora di riprendere in mano il grande tema della formazione permanente dei docenti, magari ripartendo dal recentissimo piano di accompagnamento delle Indicazioni per il primo ciclo (CM 26-8-2013);

7) la rete tra scuole è un potente fattore di stimolo all'innovazione. Con le reti si raggiungono meglio scopi operativi e si fanno economie di scala, con le reti si ha una migliore visibilità e rappresentanza, con le reti scatta un meccanismo di cross-fertilisation, di confronto, di disseminazione di idee, proposte, soluzioni di successo. Non è un caso che molti progetti qualità e valutazione siano nati attorno a reti di scuole, e non è un caso che il programma “start up” avviato a Ischia 2013 si basi proprio sullo stimolare le innovazioni prodotte dalle reti, per conosolidarle, diffonderle, dare saldezza istituzionale. Un “movimento” per le reti fa bene al miglioramento, anche perché dobbiamo amaramente prendere atto della (quasi) dissoluzione delle reti istituzionali di supporto alla qualità e alla ricerca: scomparsa degli IRRE, scomparsa degli ispettori, indebolimento degli uffici studi, centralizzazione delle agenzie tecniche (Indire e Invalsi), difficoltà di raccordo con il sistema universitario: il cahier de doleance è assai voluminoso...

8) il miglioramento non è una strategia neutra buona per tutte le stagioni: al centro ci devono stare un'idea di scuola, una condivisione dei suoi compiti formativi, una progettazione convincente, la coerenza nei comportamenti quotidiani in classe. Questa è la scuola del curricolo, così come è stata delineata negli anni dalla ricerca educativa (Scurati, Pontecorvo, Frabboni) e dalle migliori pratiche didattiche (la scuola attiva, il tempo pieno, le sperimentazioni, gli istituti comprensivi). Oggi, le Indicazioni per il curricolo nel primo e nel secondo ciclo, le linee guida, i documenti europei, rilanciano la questione del curricolo, con una più specifica declinazione nelle pratiche d'aula, nella gestione della classe, nella costruzione di ambienti di apprendimento. E' un filone di ricerca già messo a fuoco dalla rete “Saperi”10;

9) nella stagione delle risorse decrescenti anche la scuola soffre e potrebbe regredire nella penuria e nella marginalità. E' una deriva che va contrastata, anche attraverso la preziosa ricerca sulle risorse immateriali e invisibili di cui è dotata una buona scuola: ci sono dei capitali umani (le persone, le loro qualità intellettuali, il loro entusiasmo), dei capitali sociali (la rete di relazioni, la fiducia, la reciprocità), dei capitali professionali (i saperi operativi, la collaborazione, il gioco di squadra), dei capitali decisionali (l'ascolto reciproco, l'arte di prendere decisioni, l'incoraggiamento), che sono risorse decisive per il miglioramento e vanno adeguatamente coltivate, a tutti i livelli;11

10) ma il cerchio magico del miglioramento non si chiude mai. E' una tensione continua a mettersi in gioco, a riflettere su quanto si è fatto, ad utilizzare in maniera intelligente i dati (senza nasconderli), ad accettare il confronto con l'esterno (meglio nella forma della peer review), ad impostare cicli di autoanalisi, riesame e e sviluppo, a diventare professionisti riflessivi in una scuola riflessiva.

Non sono certamente dieci regole canoniche della qualità, ma consapevolezze che vedo diffuse nella scuola italiana e che ho piacevolmente ritrovato nella summer school di “Saperi” sul Lago Maggiore e che emergeranno certamente in altre iniziative collegate12.

Il viaggio nell'innovazione, dunque, continua.

 

1 Informazioni sulla rete SIRQ sono reperibili sul sito www.sirq.it e www.marchio-saperi.it. Entrambe le iniziative sono sostenute dall'USR Piemonte, dal precedente direttore generale F.De Sanctis e dal nuovo direttore Giuliana Pupazzoni, che ha aperto i lavori del Convegno di Stresa.

2  L'intervento del ministro M.C. Carrozza è sintetizzato nel report di Giancarlo Cerini, apparso su www.notiziedellascuola.it (cfr. http://www.notiziedellascuola.it/eventi/ eventi-2013/summer-school-ischia-2013/materiali-ischia-2013/la-sfida-di-maria-chiara-carrozza-1). Relazioni e materiali del Convegno di Ischia: “Start Up: l'innovazione siamo noi” sono reperibili nella home-page del sito www.notiziedellascuola.it.

3 Sul controverso seminario programmato da Invalsi a fine agosto 2013, le posizioni sono state riassunte da Red Rom, nell'intervento “Invalsi, sistema di valutazione... a griglia sciolta”, apparso su Scuolaoggi (cfr.http://www.scuolaoggimagazine.org/ argomenti/valutazioni/invalsi-sistema-di-valutazione-a-griglia-sciolta). Il problema non è lo stage in quanto tale ed i suoi contenuti, ma le modalità “atipiche” con cui sono stati scelti i frequentanti e le incerte prospettive dell'utilizzo delle figure formate, quando è ancora aperta la procedura pubblica per la selezione dei valutatori “esterni” da impegnare nel progetto VALES.

4 Non è ozioso riportare per esteso le parole-chiave sottese all'acronimo SAPERI: Servizi, Apprendimenti, Pari opportunità, Etica, Relazioni, Integrazione. Cfr. “Il Marchio Collettivo Nazionale SAPERI per la valutazione e la gestione degli istituti scolastici”, in “Notizie della scuola”, n. 7-8, 1-31 dicembre 2013 (allegato).

5 Una sintetica presentazione del significato di PDCA è contenuta nell'articolo di N. Arcangeli, Il ciclo PDCA di Deming, in “Rivista dell'istruzione”, n. 5, settembre-ottobre 2013, Maggioli; numero monografico dedicato ai temi della valutazione di sistema, a partire dal Convegno Andis di Bologna (marzo 2013).

6 Il punto sulla cultura della valutazione è illustrato con numerosi interventi (anche di esperti dell'Invalsi) nel fascicolo monografico di Voci della Scuola, II/2013, “Cultura e strumenti della valutazione” (a cura di G.Cerini e M.Spinosi), Tecnodid, Napoli, Notizie della Scuola, n. 11-12, 2013.

7 G. Cerini (a cura di), Il nuovo dirigente scolastico. Tra leadership e management, Maggioli, Rimini, 2010. G. Cerini-M.Spinosi (a cura di), Profili della dirigenza scolastica, Tecnodid, Napoli, 2012. Entrambi i volumi presentano una ricca antologia di saggi di esperti del settore, che tratteggiano i principali aspetti della funzione dirigenziale nella scuola.

8 M. Orsi, M.B. Orsi, C. Natali, La comunità che fa crescere la scuola, Tecnodid, Napoli, 2013. Il volume presenta una ricca serie di proposte operative per costruire “comunità professionali a scuola.

9 I temi della valutazione/valorizzazione della professionalità sono trattati da D. Previtali, Come valutare i docenti, La Scuola, Brescia, 2013. Si rimanda anche alla post-fazione del volume, curata da G. Cerini.

10 Nell'aula la scuola è il titolo di un progetto di ricerca sviluppato nell'ambito della “rete delle reti” di cui c'è documentazione nel fascicolo monografico a cura di M. Castoldi, pubblicato su “Notizie della scuola”, nel 2010.

11 Questo approccio viene richiamato da M.G. Dutto nel suo recente Acqua alle funi. Per una ripartenza della scuola italiana, Vita e Pensiero, Milano, 2013.

12 Il seminario SIRQ sul Lago Maggiore del 26-27 agosto 2013 era collegato alla Summer School di Ischia, 24-27 luglio 2013, nell'ambito del progetto “START UP: l'innovazione siamo noi” (sostenuto anche dal MIUR-Direzione Generale dello Studente), che vedrà l'organizzazione nel corso dell'a.s. 2013-14 di 7 seminari interregionali curati dalle 7 reti invitate all'iniziativa “madre” di Ischia. Per gli sviluppi, consultare www.notiziedellascuola.it