"Il concorsone scuola?
Una grande presa in giro"

Alex Corlazzoli, maestro precario nel cremasco e autore del libro “La scuola che resiste”, spiega perché il concorso voluto da Profumo metterà contro vecchi e nuovi precari. Senza selezionare i migliori insegnanti

di Paola Bacchiddu  Il Fatto Quotidiano, 26.9.2012

Sono tredici anni che non s’indice un concorso per arruolare docenti nella scuola pubblica. Era il 1999 quando fu pubblicato l’ultimo bando. Oggi si riparte. Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il settantacinquesimo, per l’assunzione di 11.542 docenti da inserire nel biennio 2013-2014 (scaricalo qui, ndr). Una prima tranche ne introdurrà 7.351 entro il prossimo anno scolastico, mentre i residuali 4191 entreranno nell’anno 2014-2015. La decisione del Ministro all’Istruzione Francesco Profumo ha però scontentato molti. Metà delle nuove leve saranno infatti attinte dalle graduatorie a esaurimento dei precari, in verità già piuttosto affollate (163mila a fronte di 12mila posti). L’altro 50 per cento entrerà, invece, con il concorso, creando nuova disoccupazione. Si stima che si presenteranno altri 160mila aspiranti.

Anche la procedura concorsuale è piuttosto contestata. Una prova preselettiva da sostenere, entro gennaio, nelle aule informatiche delle scuole (secondo un rapporto di Cittadinazaattiva circa un terzo degli istituti ne è sprovvisto, tanto che il Miur sta procedendo a una mappatura che si concluderà, a giorni, sui locali e i computer realmente disponibili). La selezione consiste in 50 quesiti (a risposta multipla) da risolvere in 50 minuti (un minuto a quesito). Le discipline sono così strutturate: 7 domande di informatica, 7 per la linguistica, 18 sulle abilità logiche e 18 sulla comprensione del testo. I punti da totalizzare sono 35, su un ventaglio di 3500 quiz disponibili su manuali (a caro prezzo) su cui prepararsi tre settimane prima dell’esame. Superato il primo step si procederà alle prove scritte e agli orali e, solo in seguito, alla valutazione dei titoli.

Qualcuno, come Alex Corlazzoli, maestro nel cremasco e autore del libro “La scuola che resiste” ,è molto critico. Lo chiama “il quizzone alla Mike Profumo”.

Che ne pensa, Alex?

Dico che è una follia. Il Ministro ci ha preso per cretini. Siamo tornati ai tempi di Mike Bongiorno e Gerri Scotti. C’è una sezione della preselezione che si chiama “comprensione del testo”. Ora, io sono parecchio critico con la categoria di docenti di cui faccio parte, ma qui si rasenta la presa in giro.

Ci sono dei manuali sui quali poter preparare la prova...

Una truffa. Un grande favore alle case editrici, attuato dal Ministro. Ci hanno affamato con degli stipendi al limite della povertà e ora ci costringono a spendere 200 euro per partecipare alla selezione. Lo sa che la gran parte di precari lavora in nero, con ripetizioni agli studenti, per poter raggranellare uno stipendio dignitoso a fine mese?

Come si potevano arruolare nuovi docenti, a suo avviso?

Attingendo dalla graduatoria a esaurimento. In questo modo, al contrario, ci mettono tutti sullo stesso piano: precari graduati e non. Con la pre-selezione nessuno valuta l’anzianità e gli altri punteggi acquisiti durante gli anni di insegnamento. Il risultato è produrre un’altra massa di disoccupati di cui non si sentiva proprio l’esigenza.

Perché, allora, istituire un altro concorso?

E’, come al solito, una questione politica. Nessuno ci ha ascoltato. Né i sindacati, né i partiti. Non vi è stata alcuna battaglia in Parlamento su questo. Il pd ha pubblicato la notizia del nuovo bando sul suo sito, senza un rigo di chiosa critica. Certo, Fioroni non può dirsi che d’accordo con Profumo, dopo che il Ministro ha speso gli ultimi mesi a fargli la campagna elettorale. Chissà, forse perfino per ricandidarsi lui stesso alle prossime politiche. Nel frattempo, però, noi precari non siamo stati ricevuti, come chiedevamo, al Dicastero. Neppure dopo la recente manifestazione di sabato scorso.

Cosa chiedevate come precari?

Lo smaltimento delle graduatorie a esaurimento. Siamo stati usati per anni, buttati nelle aule senza formazione, senza nessuna garanzia sulla continuità dei nostri contatti e con stipendi da fame. Ci hanno chiesto di essere uguali agli insegnanti di ruolo, ma non nei diritti, solo negli adempimenti.

Come avrebbe immaginato la preselezione?

Avrei istituito una commissione di valutazione con profili competenti. Come accade in un’azienda privata. Una sorta di “selezione del personale” con colloqui e valutazione non solo dei titoli e dell’esperienza maturata, ma anche delle prerogative tecniche e umane. Ciascuno lo avrebbe fatto nella propria area geografica di competenza. Sarebbe stato così complicato gestire un centinaio di colloqui per istituto, in fondo? Così, invece, è una sorta di stillicidio che mette contro vecchi e nuovi precari.