L'ha proposta a freddo il ministro della pubblica istruzione per porre la sua candidatura Ora di religione, mossa politica Profumo si riposiziona a sinistra dopo qualche passo falso di Goffredo Pistelli ItaliaOggi, 27.9.2012 C'è Profumo di candidatura e sentore di Pd nella sparata del ministro Francesco Profumo, titolare dell'Istruzione, contro l'ora di religione a scuola. Mentre tutti erano presi dal totocandidatura per Mario Monti, che ieri ha ricordato beffardo che non lo farà essendo «senatore a vita», o per i suoi ministri, Corrado Passera, Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi, dati per certi nelle file casiniane della Lista Italia, ecco, a sorpresa, la discesa in campo «di fatto» del ministro dell'Istruzione. Con la sua uscita dell'altro ieri, fredda e abbastanza decontestualizzata (era al Quirinale a inaugurare l'anno scolastico ed è arrivato al punto accennando all'alto numero di studenti stranieri), con la sua uscita, dicevamo, sulla necessità di superare l'ora di religione nella scuola, l'ex rettore del Politecnico di Torino ha fatto capire che ai nastri di partenza delle prossime elezioni politiche, nella primavera 2013, ci sarebbe volentieri anche lui. Profumo piazzerebbe la sua bandiera di supertecnico nel Pd malgrado da quel partito siano venute le più aspre critiche agli atti del suo ministero come il blando «pacchetto merito», infilzato pubblicamente dalla responsabile scuola Francesca Puglisi, e dall'ex ministro Giuseppe Fioroni che, all'unisono, gli fecero sapere come fosse il caso d'occuparsi d'altro, per esempio dell'abbandono scolastico, priorità italiana secondo l'Ocse. L'infornata di precari che però Profumo garantirà nei ruoli scolastici col prossimo «concorsone» ha fatto tornare distesi i rapporti e la fuga in avanti sull'ora di religione ha rallegrato almeno l'ala ex diessina del partito, cui appartiene la già citata Puglisi. D'altra parte, quello fra Profumo e il Pd sarebbe un matrimonio dopo un lungo fidanzamento che, come tutte le relazioni, ha avuto i suoi alti e bassi. A fine 2010, l'allora rettore era già pronto per essere il successore di Sergio Chiamparino a Torino. Il partito democrat sotto la Mole aveva già deciso di farne il candidato ufficiale alle primarie di coalizione che avrebbero condotto poi al voto del maggio di una anno fa.Si trattava di replicare, stavolta sotto le insegne di partito, l'esperienza di Valentino Castellani, anche lui docente del Polito, e sindaco di centrosinistra dal '93 al '99, a capo dell'Alleanza per Torino e con Pds e Verdi in giunta. Poi però gli assetti interni al partito fecero emergere, di colpo, una candidatura di Piero Fassino, già segretario Ds e già ministro, che a molti, al Nazareno, sede nazionale piddina, pareva sprecato a fare il parlamentare qualunque. Meglio facesse il sindaco e, magari, assumesse la presidenza Anci, l'associazione dei comuni, che si sarebbe resa vacante poco dopo. Più dei dirigenti nazionali, avevano spinto i fassiniani sotto la Mole, per niente disposti a fare un passo indietro che tenevano il punto in nome, come scrisse la cronaca torinese di Repubblica, «del primato della politica». Il rettore, uomo di mondo, fu lesto a mollare senza polemiche e senza permali, un po' d'amarezza se la concesse nella lettera in cui rinunciava alla candidatura: «Sarebbe stato opportuno ascoltare di più le istanze dei cittadini e ricordare che dovremo scegliere chi amministrerà la nostra città e non i nostri politici da inviare a Roma». Lo stesso giorno sarebbe stato il medesimo Chiamparino a lanciare la candidatura dell'ex-segretario, che poi ricambierà sostenendolo nella sua scalata alla Compagnia SanPaolo, cassaforte di un bel po' di azioni Intesa SanPaolo, ma questa è un'altra storia. Poteva un uomo che era buono per governare Torino, poteva Profumo, ministro di un governo sostenuto dal Pd, non diventare una risorsa per il partito? Evidentemente no. Si rassereni però il cardinal Angelo Bagnasco, numero uno dei vescovi italiani, nessun golpe sui programmi scolastici, solo una dichiarazione funzionale a un piccolo endorsement. Del resto, già ieri mattina, di buon ora, lo stesso Fioroni s'era incaricato di farlo, addirittura in tv da Maurizio Belpietro, lanciando il suo altolà pubblico e fiero: non possumus, caro Profumo. Fra pochi mesi l'uno e l'altro potrebbero trovarsi in lista assieme e qualche detrattore del sistema dei partiti, ricordando il botta e risposta, potrebbe bollare quel duetto come «teatrino della politica». |