Anche il prof a lezione d'inglese

Concorso, test sulla conoscenza di una lingua straniera

di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi, 11.9.2012

Nessun problema. Per accelerare l'iter consultivo, alla prossima seduta del Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione, potrebbe partecipare direttamente il ministro, che del Cnpi è presidente. E sarebbe la prima volta che un ministro esercita il suo ruolo di presidente del parlamentino della scuola intervenendo anche ai lavori dei comitati tecnici del Consiglio che dovranno esaminare le tabelle di valutazione titoli, la formulazione delle prove e i programmi del prossimo concorso finalizzato a reclutare circa 12 mila insegnanti.

Con novità non di poco peso per centinaia di migliaia di candidati, a partire dalla prova preselettiva, che prevede 10 domande su 50 relative alla conoscenza di una lingua straniera e altre 10 sulle competenze informatiche. Le prime due parti del bando di gara sono state già inviate per il parere al Cnpi, mentre i programmi saranno trasmessi per la convocazione di venerdì prossimo. Nell'incontro con l'ufficio di presidenza del Cnpi, Francesco Profumo avrebbe detto in modo chiaro che il concorso deve andare avanti secondo i tempi prestabiliti: il 25 settembre il bando di gara è atteso per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Non sono ammessi insomma rallentamenti. Una prova di forza per Profumo, che non vuole essere smentito, almeno questa volta, sul concorso. E che probabilmente teme che con tempi più distesi, anche se utili a chiarire i dubbi che intanto sono emersi, la selezione alla fine potrebbe addirittura saltare. Un dubbio, e non di poco conto, riguarda per esempio la ripartizione del contingente da assumere: 11.900 posti sì, ma non in un anno, vanno spalmati su tre (si veda ItaliaOggi di sabato) secondo il decreto di autorizzazione. Vincolando così su altrettante assunzioni, sempre per un triennio, anche le immissioni in ruolo dalle graduatorie a esaurimento. Si assumerebbe insomma meno di quanto fatto con il piano programmatico del duo Gelmini-Tremonti: 64 mila lo scorso anno, 22 mila questo settembre, tutti assunti dalle graduatorie a esaurimento in cui navigano i precari. Da viale Trastevere c'è chi fa presente come ben potrebbe accadere che i 12 mila siano immessi in ruolo in un solo anno, basta che ci sia la disponibilità di cattedre vuote. E che nel 2013, come ha ripetuto Profumo, si potrebbe cosi procedere a un nuovo concorso. Ma c'è anche chi fa notare come è la prima volta che la selezione sia legata a una programmazione triennale di posti già individuati. E il Tesoro, che quell'autorizzazione ad assumere ha dato, non fa niente per caso. L'ipoteca sul prossimo triennio insomma sarebbe stata messa, spetterà ad altri toglierla.

Intanto si parte con la preselezione, che sarà fatta per tutto il territorio nazionale e per tutte le classi di concorso con una batteria di 50 quesiti a risposta multipla così ripartiti: 15 domande sulle capacità logiche, 15 sulla comprensione di un testo, 10 sull'informatica, 10 su una lingua straniera, tra inglese, francese, tedesco e spagnolo. Lo studio delle lingue non fa parte di tutti i programmi di studio dei candidati, ma la conoscenza di almeno un idioma straniero è ritenuta imprescindibile, al pari di quanto fatto da tante università per l'accesso alle facoltà a numero chiuso. I candidati avranno un minuto a domanda, 50 minuti in tutto. Per passare la selezione servirà un punteggio non inferiore a 35/50. Chi supera i test, accede alla prova scritta per la propria classe di concorso: si tratta di una serie di quesiti a risposta aperta, «finalizzata a valutare la padronanza delle discipline, anche attraverso opportuni riferimenti interdisciplinari». Punteggio minimo: 28/40. Per i docenti della scuola primaria, ci sarà anche una prova obbligatoria sull'inglese. Chi passa all'orale, dovrà simulare una lezione di 30 minuti su una traccia resa nota 24 ore prima. Poi si valuteranno i titoli posseduti.

sure saranno a vero vantaggio del mercato del lavoro. Non è questa la riforma che il Cnai e gli attori del rapporto di lavoro, aziende e lavoratori, aspettavano.

A seguito delle variazioni apportate dalla nuova legge sul lavoro, l'aumento dei costi per i contratti flessibili, le clausole più rigide nella loro applicazione, diminuirà l'uso di queste tipologie contrattuali, e proprio per questo si perderanno occasioni importanti per creare nuovi posti.

Ulteriori pesanti restrizioni sono state apportare alle relazioni tra datore di lavoro e detentore di partita Iva, ove al ricorrere di determinate condizioni, la collaborazione professionale viene ricondotta a un rapporto di collaborazione continuativa, e nel peggiore dei casi a un vero rapporto di lavoro subordinato.

Dapprima il rapporto di collaborazione viene convertito in collaborazione «a progetto» con l'obbligo di individuare un progetto specifico focalizzato su un risultato concreto e che non può coincidere con l'oggetto stesso dell'attività aziendale; nel caso di inesistenza del progetto e delle caratteristiche richieste per quest'ultimo dalla nuova normativa, scatta la presunzione di sussistenza della natura subordinata del rapporto. Però, anche quando risultano osservati i requisiti introdotti dalla Riforma, il rapporto potrà sempre essere convertito in un rapporto di natura subordinata laddove emerga che il collaboratore è stato in concreto assoggettato al potere gerarchico e disciplinare del committente.

L'onere della prova, cioè dimostrare la genuinità della collaborazione, è in capo al committente. Quindi anche in questa fattispecie ci si aspettano nuovi ricorsi in tribunale, dove qualsiasi furbetto con partita Iva, che per qualche ragione ha svolto un lavoretto per un'azienda, potrà intentare una causa nella speranza di riuscire a ottenere un posto fisso. Sappiamo bene che non sempre gli esiti di un giudizio sono giusti, può bastare poco a determinare incertezza e divenire parte soccombente.

Specialmente in un momento economico e confuso come quello che stiamo attraversando, dove il costo del lavoro ha un peso eccessivo nei bilanci aziendali, le imprese staranno attente a non incappare in uno di quei perversi meccanismi della riforma, che porta a ritrovarsi vincolati da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.