Profumo e Berlinguer: da Tuttoscuola, 2.10.2012 Per cambiare si deve essere ‘visionari’ E’ questo il punto sul quale si è registrata una sostanziale convergenza tra l’attuale ministro ‘tecnico’ dell’istruzione Francesco Profumo e il suo predecessore ‘politico’ Luigi Berlinguer nella affollata (malgrado lo sciopero dei mezzi pubblici) iniziativa di presentazione della pubblicazione ‘I numeri da cambiare’, svoltasi oggi alla Luiss, sulle cui caratteristiche abbiamo riferito con altra notizia. Più legati a un approccio pragmatico-realistico sono apparsi invece altri relatori, dagli esperti Daniele Checchi e Mauro Sylos Labini al ministro Barca e all’ex ministro Gelmini. Profumo ha insistito sull’importanza di disporre di dati (purchè certificati e open, ha precisato) a supporto delle decisioni, ma ha insistito anche sulla necessità di un nuovo tipo di insegnante per una scuola che richiede una didattica non più di tipo trasmissivo ma centrata sulla partecipazione attiva del discente e sull’interazione continua con il docente. E di una autonomia vera delle scuole e delle università, cui si accompagnino rigorosi processi di valutazione dei risultati ottenuti. Concetti ripresi da Berlinguer, che ha svolto l’intervento conclusivo riscuotendo (come spesso gli capita) un notevole consenso tra il pubblico: l’insegnante deve essere (diventare) un leader educativo in un quadro di ‘Learning centred Education’. Ciò che richiede anche un’edilizia scolastica di tipo nuovo, con spazi gestibili in modo più flessibile. Ma per passare dall’attuale realtà della scuola italiana a quella auspicata serve discontinuità, serve uno scatto ‘visionario’, ha detto Berlinguer con un’immagine che echeggià un po’ il noto invito di Steve Jobs (“be fool, be hungry”): per esempio quello di passare anche nel settore dell’istruzione – e non solo di quella superiore - da un’ottica statocentrica ad una compiutamente europea. Cominciando magari con il varare un dottorato di ricerca (Phd) europeo. Riesaminando la sua esperienza di ministro Berlinguer ha rivendicato il carattere ‘visionario’ della scelta del modello 7+5, cioè dell’unificazione della scuola elementare con quella media (il ‘buco nero’ della nostra scuola, secondo Oliva), e della riduzione della durata della scuola prima dell’università a 12 anni. Occorrerà però capire meglio come e perché le idee più innovative e ‘visionarie’ (come lo fu anche l’unificazione della scuola media) si siano poi arenate (Berlinguer su questo non si è espresso), e augurare alle idee di Profumo migliore fortuna. Forse lo aiuterà l’imponente sviluppo delle tecnologie, ma servirebbero docenti di tipo nuovo, capaci di ripensare davvero il rapporto con i loro allievi in senso learning centred. Cioè più cooperativo e laboratoriale. Ma i Tfa e i nuovi-vecchi concorsi vanno in questa direzione? |