I diritti non si barattano
neppure...
...“per un pugno di euro”
di Andrea Toscano La
Tecnica della Scuola, 25.10.2012
Peraltro, l’annunciato aumento delle ore di lavoro in cattedra
dei docenti non porterebbe neanche benefici economici, perché
sarebbe previsto senza incentivi stipendiali. Intanto, dal Miur
giungono le prime rassicurazioni sulla cancellazione della norma
contestata, ma sinché il testo della DdL “stabilità” non verrà
emendato, è meglio continuare a vigilare.
Il sottosegretario Rossi Doria
ha dichiarato che “il pericolo è
scongiurato, però adesso bisogna
lavorare in Parlamento con tutte
le forze politiche per trovare
l’alternativa per reperire i 183
milioni di euro per il 2013. Si
toglieranno quelle spese che
danno fastidio al nostro
sistema”. Per il sottosegretario
all’Istruzione anche l’ipotesi
di innalzare le ore di lezione a
21 anziché a 24 è stata esclusa
dal Ministero e i fondi
richiesti alla scuola dalla
legge di “stabilità” verranno
reperiti senza toccare il
capitolo riguardante il
personale.
Ma aspettiamo gli emendamenti ai
commi 42 e 43 dell’art. 3 del
DdL di “stabilità” presentato
dal Governo in Parlamento;
sinché il testo non cambia è
bene essere “prudenti” e
vigilare. Anche perché un
qualsiasi aumento dell’orario di
un lavoratore, deciso
unilateralmente, senza confronto
e contrattazione con i
sindacati, è inaccettabile e
inammissibile.
Dichiarazione importante,
comunque, questa di Rossi Doria,
il quale forse ha fatto ancora
una volta… il supplente del
ministro Profumo, che rimane
sempre piuttosto “silenzioso” e
defilato in questo momento di
“mare in tempesta”.
Ma il sottosegretario ha anche
detto,
precedentemente, che sarebbe
auspicabile che il modello delle
scuole elementari possa essere
esteso alle secondarie: una
parte dell’orario da contratto
deve essere previsto per la
programmazione didattica, per i
rapporti con le famiglie, per i
collegi, per il lavoro di
recupero delle carenze formative
e di promozione delle
eccellenze.
Nei fatti è già così (si può
meglio esplicitare nel
contratto, ma attraverso il
confronto con i rappresentanti
dei lavoratori della scuola
quando il contratto verrà
rinnovato). Parlando di orario
di servizio nella scuola
primaria, però, va chiarito che
l’organizzazione didattica e del
rapporto tra istituto scolastico
e famiglie è differente dalla
scuola secondaria (e con tutto
il rispetto correggere un tema
di italiano e/o preparare la
lezione in una classe della
primaria non sono la stessa cosa
che farlo nella scuola
superiore), Se poi vogliamo
parlare di tutti i docenti che
operano nel settore
dell’istruzione, allineandoli
tutti insieme anche nelle ore di
cattedra, allora perché non fare
riferimento anche ai docenti
universitari e valutare le loro
ore di servizio (alcuni delegano
anche esami e lezioni agli
assistenti): ma capisco che in
quel settore è difficile “fare
la voce grossa”.
Le 18 ore svolte in classe -
come ben sa chi opera nella
scuola, ma forse non l’opinione
pubblica a cui a volte si vuol
far credere altro -
rappresentano solo una parte del
lavoro dei docenti; da tempo i
contratti hanno definito gli
obblighi di servizio e accanto
all'orario di cattedra è
previsto un consistente impegno
in orario extrascolastico che
riguarda attività funzionali
alla prestazione di
insegnamento; e le attività da
assolvere sono molteplici:
correzione dei compiti,
preparazione delle lezioni dei
giorni successivi, impegni per
consigli di classe (e se avranno
più ore di servizio avranno
anche più classi e quindi più
consigli di classe), riunioni
dipartimentali, del collegio
docenti, incontri con le
famiglie. E poi compilazione dei
verbali, programmazioni, corsi
di recupero durante l'anno.
E come si può accettare che
l’orario di lavoro possa essere
aumentato senza contrattazione
(non così l’aumento
stipendiale!) ed anche le ferie
siano estensibili (come se chi
“tiene le redini” possa
affacciarsi una mattina al
balcone - dopo una notte di
riunione e forse una cattiva
digestione - e dire: a voi la
carota, a voi il bastone, per
voi sei ore in più di lavoro,
per voi qualche giorno in più di
ferie e ad altri magari gettare
una manciata di caramelle). Ma
sovrani assoluti non ne esistono
più e non vogliamo ritrovarci,
nel nome di un “neoliberismo”
dimostratosi già ampiamente
inadeguato, in un medioevo (dei
diritti) magari “tecnologico”,
non solo perché esiste una
Costituzione nata dalle macerie
della II guerra mondiale del
Novecento ma anche perché non si
può essere ricacciati tre secoli
indietro ignorando persino la
svolta dell’Illuminismo, nella
sua definizione kantiana!
E basta con i soliti luoghi
comuni come, ad esempio, quello
secondo cui gli insegnanti
italiani fanno tre mesi di
vacanze estive. In realtà, a
fine anno scolastico oltre agli
scrutini delle varie classi ci
sono poi gli esami di Stato (di
scuola media o di “maturità”), i
corsi di recupero per i debiti
formativi e le relative
verifiche che si protraggono
quasi a fine luglio (quindi,
praticamente, ferie solo nel
mese di agosto, quando tra
l'altro fare una vacanza, per
chi se la può permettere, costa
sicuramente di più).
Una norma, quella contenuta
nell’art. 3 del disegno di legge
di “stabilità” che, se
applicata, peggiorerà la qualità
della didattica e porterà
ovviamente, riducendo
inevitabilmente le cattedre, ad
ulteriori tagli di posti di
lavoro (insomma una legge di
“stabilità” che determinerebbe
instabilità!).
Un provvedimento così importante
peraltro non comunicato
preventivamente neppure ai
partiti che in Parlamento
sostengono questo Governo di
tecnici. Partiti che devono
dimostrare (non solo a parole,
ma dentro Montecitorio e Palazzo
Madama) di non essere “succubi”
ad ogni costo delle decisioni
governative di tecnici che non
sempre hanno dimostrato poi di
avere eccellenti competenze
tecniche (si potrebbero citare
diversi “incidenti di
percorso”). Perché i partiti
sappiano che quando si andrà a
votare i cittadini si
ricorderanno se sono stati presi
in giro e forse dovrebbero
cominciare a chiedersi se le
“debolezze” e l’accondiscendenza
da loro dimostrati non
rappresentino proprio ciò che da
qualche parte si vorrebbe per
far “liquefare” definitivamente
i partiti - che i cittadini
sentono sempre più distanti
dalle loro problematiche reali -
e magari relegare lo stesso
Parlamento ad un ruolo
subalterno, dove se qualcuno non
è d’accordo con il manovratore o
pone soltanto dei dubbi viene
accusato di “far salire lo
spread” (ma questo rimprovero in
passato è toccato persino a
rappresentanti di Confindustria
dubbiosi su certi provvedimenti
del Governo e quindi non
“allineati”!).
Talmente inatteso e avulso dalle
vere problematiche scolastiche
il provvedimento sull’aumento
delle ore di servizio che
persino l’associazione dei
dirigenti scolastici Disal lo ha
commentato con parole pesanti;
“alcune parti del testo denotano
ignoranza del sistema scolastico
e dei suoi meccanismi”.
Se comunque il Ministro non
conosce bene la scuola,
provenendo da ambienti
accademici, studi o se
preferisce “faccia i compiti”,
come è solito dire il Premier
(sul quale mi resta un dubbio:
sinceramente non ho capito per
quale merito speciale
“preventivo”, visto che non era
ancora il “salvatore della
Patria”, Mario Monti sia stato
nominato senatore a vita -
riconoscimento attribuito agli
ex Capi di Stato o a grandi
personalità, appunto per
documentati meriti acquisiti -,
cosa che gli permetterà comunque
di stare in Parlamento senza
passare per il vaglio elettorale
dei cittadini) quando, andando a
Bruxelles a portare il “menù”
dei vari “salva italia”,
“spending rewiev”, ecc. ecc.,
dice che “l’Europa ci chiede di
fare i compiti”, sinora per la
verità meglio definibili come
autentiche “mazzate”!
Magari usando il buon vecchio
“pallottoliere” (utile anche per
qualche collega di Governo:
vedasi calcoli errati sugli “esodati”),
altro che tablet e Lim:
l’innovazione tecnologica è di
grande importanza, ma purtroppo
la realtà ci riporta a scuole
prive di mezzi economici, con
bilanci “in rosso” dopo anni di
sacrifici e di mancati
stanziamenti, e dissestate con
problemi di sicurezza (ci
vogliono opere di
ristrutturazione o almeno di
manutenzione: insomma, un tempo
si parlava di “falce e martello”
- ricorda Bersani? - oggi
occorre parlare di interventi di
muratura e quindi di… “calce e
martello”).
Ma la “colpa” è anche degli
stessi insegnanti che in tutti
questi anni di sacrifici,
“tagli” e “sberleffi” non hanno
saputo reagire compatti, ma si
sono divisi (una tattica molto
“redditizia” quella di dividere
ed isolare, come è successo
anche in campo sindacale). Oggi
serve chiedere chiarezza ai
partiti politici (che dovranno
rispondere ai cittadini perché
sanno che le elezioni non sono
lontane) e compattezza ai
sindacati, dando la propria
disponibilità a mobilitazioni
che non passino solo per una
giornata di sciopero generale
(seppure utile per dimostrare
coesione), che il Governo
“assorbirebbe” senza batter
ciglio, anche se i docenti
possono rimetterci, con gli
scioperi, qualche euro: i
diritti non si svendono, non si
barattano neppure per un “pugno
di… euro!
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E sia chiaro: dopo i sacrifici e i “tagli”, nel “barile” della
scuola non c’è più niente da raschiare. E se proprio si doveva
risparmiare lo si poteva fare evitando un concorso organizzato
frettolosamente, che scontenta i precari, consente di concorrere a
laureati (entro un certo anno) che non hanno mai fatto un giorno di
lezione ed estromette i giovani (anche se poi c’è da capire perché
un insegnante a quarant’anni è considerato “vecchio” e alla stessa
età, ad esempio, uno scrittore un “giovane emergente”!).
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