Lettera aperta al Ministro Profumo

pubblicata il contaminazioni da , 10.10.2012

Lettera aperta al Ministro Profumo, che si è fatto il Tumblr e ha ingaggiato Vecchioni e Baricco per raccontarci che studium vuol dire amore ed esortarci a portare a scuola i nostri sogni.

 

Gentile Ministro Profumo, io non ho alle spalle esperti di comunicazione, uffici stampa, testimonial importanti. Ho giusto un computer, un collegamento Internet, un piccolo blog autogestito e una presenza limitata su qualche social network. Ho molti libri (anche ebook!) e spendo un bel po’ di soldi per comprarne altri, perché studiare mi piace, e di certo non ho bisogno che il buon Vecchioni mi spieghi che studium in latino vuol dire amore. Visto che studiare mi piace, e mi piace mettermi in gioco, comunicare, condividere quel che so e anche, perché no? imparare dagli altri, sono diventata prof. Sono insegnante, lo sono da quasi trent’anni e non mi sono mai pentita della mia scelta ma …

Ma i professori sono stanchi, Ministro, sono stanchi di essere da una parte maltrattati, umiliati, squalificati, dall’altra lusingati e blanditi con chiacchiere e spot e vetrine scintillanti e promesse di innovazione. Vedo con piacere che il suo motto è: Porta a scuola i tuoi sogni … E se qualcuno le raccontasse invece i nostri incubi?

Tipo: scuole fatiscenti, classi pollaio, inserimento alunni disabili o stranieri sempre più difficoltoso, carenza di risorse, precariato, docenti sottopagati, burocrazia soffocante, didattichese invadente … Insomma, questa è la scuola reale, altro che le belle facce del suo rassicurante filmatino (e non mi dica che non lo sa, lo sa benissimo, ma la politica dello spot evidentemente la lusinga più del lecito): sempre meno equa, sempre meno capace di sanare le disparità sociali, di far emergere davvero i “capaci e meritevoli” (ah, il merito, la parola magica con cui tutti si sciacquano la bocca), di rimettere in carreggiata chi avrebbe bisogno di un aiuto in più. E se guardiamo al “dopo”: per che cosa esattamente stiamo lavorando? Per consegnare i nostri ragazzi ad un futuro di incertezza, precarietà, disinganno? Perché i migliori se ne scappino all’estero, e tutti gli altri galleggino in un’esistenza grigia, senza prospettive, senza, mi perdoni, sogni, visto che quando c’è da mettere insieme il pranzo con la cena è un po’ difficile sognare, abbia pazienza. C’è la crisi, non dimentichiamolo, e magari molti dei nostri allievi sono figli di disoccupati, cassaintegrati, precari ed esodati.

Ministro, le chiacchiere servono a poco, qui siamo in piena emergenza: emergenza economica e materiale, certo, ma anche ideale e morale. Il richiamo all’ innovazione è cosa buona e giusta, ci mancherebbe, ma se diventa uno slogan vuoto, smentito dalla verità quotidiana, condito di retorica deamicisiana, può provocare solo resistenza, irritazione, persino disgusto. Voialtri, voi che avete il potere e tenete in mano il timone di questo disgraziato Paese, investite sulla scuola pubblica, ma davvero, per sanare le criticità e i guasti di tanti anni di gestione dissennata; investite sui noi docenti, ma davvero, per restituirci dignità e fiducia nel nostro difficile compito. Smettete di appellavi al nostro senso di responsabilità, allo spirito di missione, alla nostra indiscussa capacità di arrangiarci, improvvisare, inventare. La scuola è un sistema complesso, ha necessità di politiche serie, e non di propaganda ed esortazioni di facciata.

 

Floria