IL CASO

Scuole cadenti, tasse alte, disoccupazione
le domande degli studenti delusi al governo

A Repubblica.it una lettera dell'Unione degli universitari e della Rete degli studenti. Destinatario il Ministero e Palazzo Chigi. Chiedono 10 risposte, ma soprattutto chiarezza sulle proposte per il futuro di una intera generazione. E il 12 saranno nelle piazze per lo sciopero della scuola

di Salvo Intravaia la Repubblica, 10.10.2012

Non si fidano e sono arrabbiati. E chiedono risposte al governo. Quelle che non ritrengono di aver avuto finora e che riproporranno vernerdì prossimo scegliendo di manifestare nello stesso giorno della sciopero della scuola indetto dalla Flc Cgil. Riassumono le loro domande in una lettera che - attraverso Repubblica.it - inviano al governo. Firmata dall'Udu (l'Unione degli universitari) e dalla Rete degli studenti medi.

"Venerdì 12 ottobre saremo in piazza in ogni città d'Italia per chiedere che l'istruzione pubblica italiana venga finalmente portata in Europa", dichiara Michele Orezzi, portavoce dell'Udu. "Saremo in piazza - continua - con la nostra voglia di manifestare in modo non violento le nostre idee, saremo in piazza perché il presente non ci piace e perché senza un investimento nel nostro presente non esisterà un nostro futuro, e nemmeno un futuro per questo Paese". "A questo Governo - conclude - che ancora ci chiede dialogo, non chiudiamo la porta: però vogliamo risposte immediate alle nostre domande e poi fatti, perché il tempo delle chiacchiere è finito. E sta scadendo anche il tempo per ricostruire un futuro per la nostra generazione".

Ed ecco le 10 questioni su scuola e università poste dagli studenti al governo.

1 Edilizia scolastica. Oggi in Italia un edificio scolastico su due non è a norma. Da anni gli studenti chiedono sia pubblicata l'anagrafe dell'edilizia scolastica, chiedono che queste strutture siano messe in sicurezza. Finora tante promesse, nessun fatto. E' necessario intervenire ora, prima che ci sia l'ennesima tragedia. Quali azioni intende attuare concretamente il Governo partendo da domattina per l'edilizia scolastica?

2 Diritto allo studio. "Nonostante i proclami e le promesse, oggi, in Italia non esiste una legge nazionale sul Diritto allo studio. Ben poche sono le regioni che hanno adottato leggi sul diritto allo studio virtuose, e la spesa annua a studente per le famiglie italiane varia fra i 900 ed i 1600 euro. Borse di studio, comodato d'uso dei libri di testo, gratuità dei trasporti pubblici sono solamente un miraggio per la stragrande maggioranza delle realtà italiane. Una situazione insostenibile, che comporta enormi problemi, primo fra tutti l'alto tasso di abbandono scolastico che continua a caratterizzare negativamente l'Italia. Non pensa il Governo che una legge nazionale sul diritto allo studio serva oggi?

3 Innovazione della didattica. Mentre nel resto d'Europa da anni si sperimentano forme innovative di didattica che puntano ad un maggiore coinvolgimento degli studenti all'interno delle classi, ad una completa condivisione dei programmi, alla possibilità degli studenti di poter scegliere e modellare il proprio percorso in base alle proprie passioni ed ai propri interessi, in Italia ci ritroviamo ancora con un modello frontale di lezione che non crea alcuna interazione fra studente ed insegnante, con materiali didattici preistorici, con programmi estremamente datati che non tengono minimamente conto dell'evoluzione che il nostro paese e la nostra società ha avuto negli ultimi sessanta anni. Ci rendiamo conto quotidianamente che il valore formativo dell'istruzione pubblica italiana diminuisce di anno in anno. Questo Governo non crede che sia arrivato il momento di attuare una riforma della didattica, partendo magari dalle proposte fatte dagli studenti?

4 Democrazia scolastica. Il coinvolgimento della componente studentesca all'interno della vita democratica delle scuole dovrebbe crescere, essere incentivata. Oggi ci ritroviamo invece di fronte a un disegno di legge, l'ex Aprea, che mina le basi della rappresentanza studentesca, deregolamentando completamente il diritto di assemblea degli studenti. Come si esprime il Governo in merito? Non pensa sia necessario intraprendere un'altra strada, ad esempio rendendo finalmente paritetici i consigli di istituto e valorizzando maggiormente la consulta degli studenti?

5 Riforma scolastica. Partendo dal presupposto che la scuola italiana avrebbe bisogno di una riforma complessiva, che preveda una totale revisione dei cicli di studio, una rivendicazione che gli studenti portano avanti da anni è quella dell'introduzione di un biennio unitario per tutte le scuole. Questo perché oggi in Italia è necessario superare la visione per cui esistono scuole di serie A (licei) e di serie B (tecnici e professionali), perché è impensabile che un ragazzo di 14 anni sappia cosa gli interessa o meno studiare, perché e necessario un percorso di inserimento all'interno del mondo delle scuole superiori più graduale, che dia una preparazione di base uguale per tutte e tutti. Non pensa il Governo che sia arrivato il momento di introdurre questo sistema, ad esempio avviando delle sperimentazioni strutturate, cominciando al contempo una discussione con tutte le componenti del mondo scolastico per arrivare ad una riforma complessiva dei cicli che porti ad esempio a finire il percorso scolastico un anno prima?

6 Tasse universitarie. La tassazione studentesca universitaria negli ultimi anni è aumentata del 60 per cento nonostante siamo il terzo paese in Europa per importo delle tasse studentesche. Ogni anno migliaia di studenti capaci e meritevoli ma con una difficile situazione economica alle spalle non ricevono alcun supporto dallo Stato per poter frequentare l'università. Perché spesso si trovano centinaia di milioni di euro per provvedimenti più che discutibili - basti pensare alle spese militari, agli scandali della corruzione politica - ma non ci sono mai i soldi necessari per garantire il diritto allo studio, diritto umano sancito anche dalla nostra Costituzione?

7 Qualità dell'offerta formativa universitaria. Sempre più università differenziano l'importo delle tasse in base ai servizi che offrono. Molte università, invece che competere sulla qualità dell'offerta di insegnamenti, spingono gli studenti in condizioni economiche più difficili ad iscriversi con importi di tasse molto bassi cui sono collegati servizi scadenti. Di fatto questa è una concorrenza al ribasso fatta sulla pelle della parte più debole degli studenti. Come si può assistere inermi a questo scandalo senza impedire una concorrenza che discrimini gli studenti in base alla loro condizione economica?

8 Numero dei laureati. Dopo anni in cui il numero di studenti iscritti al sistema universitario italiano è aumentato costantemente, ormai abbiamo assistito ad una inversione di tendenza. Il numero di iscritti all'università è in calo, nonostante fossimo già uno dei Paesi con minor numero di laureati, sia in relazione all'Europa che ai Paesi OCSE. Proprio in questi giorni c'è chi propone l'introduzione del numero chiuso anche per i corsi di Giurisprudenza. E' possibile sostenere ancora oggi che in Italia ci sono troppi studenti e quindi arrivare a imporre il numero chiuso ormai nella maggioranza assoluta dei corsi di studio? Come mai nessuno ricorda mai che l'Europa non ci chiede solo il pareggio di bilancio ma prima ancora ha stabilito la necessità di avere un maggior numero di laureati?

9 Finanziamenti agli atenei e merito. Per anni si è fatta molta retorica sulla necessità di valutare le università, di attivare politiche di promozione della qualità. Come è però possibile valutare un sistema universitario che non ha le risorse per funzionare? Come è possibile che un'università con una valutazione negativa migliori ricevendo ancora meno fondi? Come è possibile che l'ANVUR svolga un compito tanto importante senza la necessaria partecipazione e indipendenza dal Ministero?

10 Disoccupazione giovanile. I giovani oggi si trovano sempre più di fronte a situazioni lavorative critiche. La disoccupazione giovanile è ormai a livelli altissimi e sempre più giovani si trovano in condizioni lavorative incerte e prive di diritti. La qualità della propria formazione sempre più spesso non solo non è valorizzata, ma è vista come un peso per il mondo del lavoro. In teoria vogliamo tutti andare verso un'economia della conoscenza che valorizzi competenze e alta formazione, ma in realtà cosa sta facendo concretamente il Governo in questo campo?