La scuola malata

di Sandro Mattiazzi, 12.11.2012

E’ ben doveroso, come infatti sta avvenendo, reagire al tentativo di impoverimento totale della scuola con particolare riferimento alla scuola pubblica. Non solo vengono diminuite le risorse che servirebbero a rendere il luogo scuola un luogo davvero idoneo alla formazione di giovani, di cittadini; in aggiunta a questo, si è tentato di intaccare anche il lavoro degli insegnanti aumentandone arbitrariamente le ore di lavoro con la giustificazione che, in fin dei conti, il lavoro degli insegnanti altro non è che un semplice lavoro frontale, senza dire ,e distorcendo così la realtà, del loro lavoro sommerso che si snoda dalla preparazione delle lezioni alla correzione dei compiti e a molte altre fasi di lavoro non visibili al “pubblico” e all’opinione pubblica accuratamente occultate.

Ecco la splendida idea di aumentare da diciotto a ventiquattro le ore di lavoro. Con molta probabilità l’idea verrà sicuramente accantonata in considerazione del fatto, oltre a tutto, delle prossime elezioni politiche: il serbatoio di voti degli insegnanti è sempre stato “contattato” prima di qualsivoglia elezione, ed è impensabile che qualsiasi partito possa presentare una idea del genere in un programma elettorale a fronte di almeno sette/ottocentomila docenti! Problema risolto, quindi. Vale comunque la pena di sottolineare alcuni aspetti di questa vicenda; aspetti che, direttamente, interessano tutti gli insegnanti del comparto scuola.

Di fondo questa idea tendeva, nella ricerca governativa di effetti a sorpresa, a colpire principalmente i docenti della scuola media superiore e in seconda battuta quelli della scuola media di primo grado.

La scuola media superiore, infatti, è bersaglio preferito dai e dal governo per spacciare giustificate situazioni lavorative come fasulle nicchie di privilegio, quasi fossero i privilegi dei  politici o dei parlamentari; ma è palese che proprio là è  più facile intervenire: infatti costringere gli insegnanti a lavorare sei ore frontali in più (senza aumento stipendiale adeguato) è molto più semplice che dimezzare gli stipendi ai parlamentari e, in aggiunta, garantisce un risultato che offre alla santissima opinione pubblica, la sensazione che il governo (quale esso sia) stia operando seriamente ed intervenendo con polso saldo. Detto questo va comunque evidenziato il fatto che la scuola italiana divisa in scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola media di primo grado e scuola media di secondo grado, è divisa all’interno per quanto riguarda collocazione giuridica, orati di lavoro e stipendi: troppo divisa; la scuola dell’infanzia, ad esempio, ha un orario di venticinque ore settimanali ed uno stipendio, rispetto alla scuola media superiore di primo grado, sensibilmente inferiore. Va detto che per tutti gli insegnanti d’ogni ordine e grado è ormai obbligatoria la laurea per accedere alla professione; appare quindi urgente ed importante ricercare una soluzione unificatrice per tutti gli insegnanti della scuola pubblica rimanendo, è ovvio, specificità legate alle diverse età evolutive e alle diverse competenze richieste. Non si tratta tanto di formare un ”ruolo unico” quanto di far sì che gli interessi (nel senso più nobile del termine) degli insegnanti dei vari ordini di scuola trovino modo di essere corpo unico.

Questa idea dovrebbe, a mio avviso, essere un obiettivo portante per tutti gli insegnanti; in questo modo sarebbe molto più semplice e produttivo rispondere ai vari attacchi agli insegnanti portati da più parti (a volte parti insospettabili). Nello specifico la GILDA, associazione professionale alla quale appartengo, dovrebbe più degli altri perseguire questa strategia; è vero che GILDA è nata come movimento di scuola media superiore è anche però altrettanto vero che si è potuto sviluppare e rinforzare anche con l’apporto non certo indifferente degli altri insegnanti. Più volte negli anni passati è stato proposta questa posizione, ma spesso ha cozzato contro sordità o forse contro cecità visto che, puntualmente, stava avvenendo quello che alcuni profetizzavano potesse avvenire; e cioè che la divisione dei docenti avrebbe fatto sì che fosse proprio la media superiore quella che avrebbe dovuto uniformarsi al maggior carico orario della scuola dell’infanzia o della scuola primaria. Ma tant’è questo non è avvenuto e non avverrà per lo meno a breve termine: nel frattempo cerchiamo, come GILDA di essere lungimiranti e di non dar per defunte vecchie tematiche le quali, talvolta, risultano essere vincenti per percorsi tendenti a rafforzare il lavoro dell’insegnante e della sua centralità culturale. Comunque tutti gli insegnanti si sono adoperati per contestare questa assurda legge (ma politicamente non tanto assurda e perfettamente contestualizzata all’attuale clima politico)il problema è andare oltre; oltre le proprie condizioni, oltre i propri immediati.

 

Mestre 10 novembre 2012                           

                                                             Sandro Mattiazzi

                                             insegnante scuola primaria RSU gilda Venezia