I genitori lamentano: di P.A. La Tecnica della Scuola, 3.11.2012 “Proteste per i carichi di lavoro imposti ai ragazzini, bisogna studiare modelli didattici alternativi”. L’Osservatorio sui Diritti dei Minori scalda gli animi, ma alla riduzione delle ore, col riordino, spesso si risponde coi compiti per casa Il Messaggero riporta la protesta del presidente dell’Osservatorio dei diritti dei minori e gli animi si scaldano, degli studenti soprattutto: “Giungono all’Osservatorio sui Diritti dei Minori lamentele genitoriali, da ogni parte del territorio nazionale, sulla mole di compiti assegnati dai professori agli studenti”, dice con forza il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia. “Tanti compiti a casa, se consideriamo il mini test che abbiamo somministrato a 100 soggetti in età evolutiva, in età compresa tra i 14 e i 16 anni, dalle cui risultanze emerge che i ragazzi sono chiamati a studiare a casa mediamente 3 ore ogni pomeriggio”. La soluzione, per conciliare attività scolastica e esigenze dei ragazzi, per Marziale sarebbe quella di “studiare un modello educativo alternativo per responsabilizzare gli studenti verso i propri doveri didattici. Occorre, però, tenere presente studi di psicologia cognitiva che hanno dimostrato che se è necessario allenare i meccanismi di apprendimento, al fine di stabilizzare e facilitare la fissazione delle conoscenze acquisite, superare un certo numero di ore di studio risulta essere inutile e rischioso. Le esercitazioni a casa servono a stabilizzare le conoscenze che i docenti hanno trasmesso a scuola. Molto spesso, a detta dei genitori che si sono rivolti all’Osservatorio, i ragazzi devono, invece, impegnarsi su argomentazioni ex novo. Demandare ai compiti a casa ciò che la scuola è chiamata ad insegnare in classe è un errore madornale, che comporta limitazioni verso l’apprendimento stesso e genera stati emotivi alterati. Un impegno così quantitativamente elevato preclude ai ragazzi di accedere al diritto alla divagazione ludica, sportiva o di altra natura, necessaria sul piano della socializzazione tanto quanto lo studio, e genera disagio anche nei genitori chiamati spesso ad intervenire per aiutare i figli e non tutti possono”. E se l’Osservatorio mette il dito nella piaga, bisogna pure evidenziare che con la riduzione delle ore di insegnamento nelle secondaria superiore, effetto nefasto del riordino della Gelmini, non è seguito un’altrettanta diminuzione dei programmi relativi ai singoli corsi di studio. Da qui anche la forzata scelta di molti docenti, impossibilitati ormai a svolgere per intero quanto è suggerito nelle indicazioni nazionali, a caricare i loro alunni di compiti a casa. Una ulteriore e nefasta conseguenza dunque di quanto già fu denunciato a suo tempo. |