In provincia di Lecco nasce La struttura è costituita da venti plessi distribuita su sei comuni. Circa 2.100 alunni e oltre 250 docenti, tra organico di diritto e di fatto. Questo il risultato della delibera appena approvata dalla giunta regionale della Lombardia di Augusto Pozzoli Il Fatto Quotidiano, 4.3.2012 In provincia di Lecco una scuola monstre: dal prossimo anno scolastico in un unico plesso tutta l’offerta formativa della Valle San Martino. Un’unica scuola autonoma di 20 plessi distribuita su sei comuni. Circa 2.100 alunni e oltre 250 docenti, tra organico di diritto e di fatto. Questo uno dei risultati della delibera appena approvata dalla giunta regionale della Lombardia sul dimensionamento della scuole. Un’operazione clamorosa effettuata dal neo-assessore all’istruzione Valentina Aprea, soprattutto se si pensa che sono state soppresse 60 istituzioni scolastiche mentre lo stesso ministero dell’istruzione aveva chiesto un taglio di soli 24 scuole. Il piano è stato subito contestato dalle organizzazioni sindacali di categoria, anche perché a fianco delle scuole monstre si lasciano al loro posto scuolette di poche centinaia di alunni. “E’ sicuramente cosa difficile analizzare la “rivoluzione” messa in atto – sostiene la Flc cgil lombarda – di fronte al dato complessivo che coinvolge quasi 1.300 istituzioni autonome scolastiche. Ci viene cosa facile, dopo una prima e sommaria lettura del piano di dimensionamento, mettere in evidenza come sul territorio si conservino autonomie dell’ordine di 500 alunni, anche al di fuori delle situazioni di montagna e contemporaneamente se ne vadano a creare alcune al di sopra dei 2.000 alunni, tre volte tanto! Vedasi Lecco e Brescia”. Difficile immaginare le ricadute di questa operazione sulla qualità del servizio scolastico. “Alla Flc Cgil Lombardia – si legge in un comunicato – continua a rimanere del tutto incomprensibile, come, rispetto al conseguimento di un obiettivo fissato dallo Stato in meno 24 autonomie scolastiche, Regione Lombardia abbia deciso di tagliarne 60. Non ne comprendiamo le ragioni, comprendiamo invece i sacrifici e le disfunzioni che tutti gli operatori delle scuole interessate e i loro utenti saranno costretti a subire”. Da qui la richiesta di ritiro della delibera e il rispetto delle previsioni fatte dallo stesso Miur. |