Sale giochi chiuse in orario scolastico. di A.G. La Tecnica della Scuola, 27.3.2012 Dopo oltre sei anni il giudice di primo grado reputa inapplicabile l’ordinanza del sindaco di Verbania: si è arrogato una potestà normativa che non trova sostegno in alcuna disposizione legislativa. Ma il problema educativo e sociale esiste. E visto che la competenza delle slot-machine è “esclusiva dello Stato” non sarebbe il caso che finalmente se ne occupi il Parlamento con una legge ad hoc? Ognuno difende i suoi interessi. E quelli di una sala giochi non possono essere sottomessi alle esigenze formative degli alunni. Quindi qualsiasi divieto di giocare alle slot-machine è improprio. È questo il senso della sentenza emessa qualche giorno fa dal Tar contro il Comune di Verbania a seguito dell’ordinanza emessa nel 2005 dallo stesso Comune per vietare l’apertura in orario scolastico delle 15 sale giochi locali (costrette quindi per oltre sei anni ad aprire solo tra le ore 15 e le 22). I giudici non solo hanno accolto l’istanza (“il Comune si è arrogato una potestà normativa che non trova sostegno in alcuna disposizione legislativa”, mentre la loro competenza rientra nel campo "ordine pubblico e sicurezza" e risulta quindi “esclusiva dello Stato”), ma hanno anche deciso di far riparare il danno causato alla società ricorrente con ben 1 milione e 300mila euro. Le decisione del Tar ha prodotto, appena resa pubblica, una sfilza di critiche. Soprattutto perché il giudice per dimostrare il danno cagionato alle sole giochi è andato a rispolverare una legge a dir poco anacronistica (risalente al 1931!). È evidente, infatti, che le possibilità che un giovane si assenti da scuola per recarsi alla sala giochi sono decisamente maggiori rispetto all’Italia sotto dittatura di 81 anni fa. E poi nel frattempo pure le sale giochi si sono moltiplicate. Basti pensare che a Verbania, la cittadina oggetto della sentenza del tribunale regionale, esistono oltre 400 slot-machine: praticamente una ogni 78 abitanti!
C’è poi almeno un’altra considerazione da fare: appare assai curioso
il fatto che il Tar non abbia avuto alcuna considerazione
dell’aspetto educativo dell’intera vicenda. Oltre che delle
iniziative analoghe intraprese da altre amministrazioni. Come
quella, da noi riportata
qualche settimana fa, che ha avuto come protagonista la giunta
municipale di Firenze. La quale non ha posto limiti orari
(evidentemente a rischio ricorso…), ma ha varato un regolamento ad
hoc per sale giochi, videopoker e slot-machine. Ebbene, nel
capoluogo toscano non potranno più né essere aperte, né messe a
disposizioni, tramite altri locali, entro cinquecento metri da
scuole, ospedali, centri di recupero o riposo, luoghi di culto.
Mentre ad Empoli, riportava lo stesso articolo, il sindaco ha preso
una decisione analoga a quella del suo collega di Verbania: porte
chiuse di mattina per tutte le sale giochi. Segno che il problema
educativo e sociale esiste. E che ogni Comune corre ai ripari con le
ordinanze che ritiene più opportune. |