GRUPPO DI FIRENZE

per la scuola del merito e della responsabilità

"Di destra", "Di Sinistra":
le pigre etichette che dovremmo abbandonare

 dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 14.3.2012

Lo scorso 1° marzo Pierluigi Battista stigmatizzava l’antica e sempreverde abitudine “di una parte della sinistra” di squalificare come “di destra” il “nemico interno”, ovvero chi ha idee in parte diverse dalle proprie.

Lo ha detto Vendola di Veltroni, possibilista su una modifica dell’articolo 18, mentre Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, appioppava la medesima etichetta a Pietro Ichino - il quale però ha le stesse idee di quando fu candidato dal partito di Fassina. Così per Renzi, che farebbe finta di essere di sinistra; così per Tony Blair. Aggiunge Battista: “Non si dice: Veltroni è di un'altra sinistra, giacché le sinistre possono essere più d'una. No, si dice: Veltroni è «di destra»”.

Sensate considerazioni. Tuttavia l’opinionista del “Corriere” continua a usare queste categorie come se avessero un significato ben definito. Ma così non è e anzi sarebbe il caso, se non si è pronti per un’onorata sepoltura, di lasciarle in vita solo come denominazioni di schieramenti politici (la sinistra, il centrosinistra, il centrodestra), evitando di utilizzarle per rimpiazzare a buon mercato un'argomentazione o un giudizio di valore: una proposta “di destra”, un’idea “di sinistra”... Bisogna rassegnarsi alla loro insignificanza. Essere “di destra” vuol dire stare con Bossi, con Berlusconi o con Fini? Essere liberisti o statalisti? Liberali o fascisti? Come mai Di Pietro, se è di destra come dice Battista, è in sintonia con Vendola e i grillini? E ha senso dire che sono “di sinistra” sia il pragmatico Bersani sia Marco Rizzo, che ha “espresso dolore e presentato le proprie condoglianze al popolo nordcoreano per la morte di Kim Jong-il”?

Ma il bisogno di etichettare dà sicurezza a chi non è abituato a approfondire, a ragionare; e spesso a farlo sono gli stessi che insegnano il rispetto dell’ “altro”, del “diverso” - purché non sia diverso per le opinioni politiche...

Anche nel mondo della scuola posizioni di buon senso vengono demonizzate o rimosse con l'etichetta “di destra” (meno spesso “di sinistra”). Per quanto ci riguarda, continueremo a rivolgerci a tutti, chiedendo adesioni e riflessioni su temi e obbiettivi precisi senza alcuna pregiudiziale politica e senza preoccuparci se sembreremo “di destra” o “di sinistra”. Etichette di cui già parecchi anni fa Giorgio Gaber faceva un’efficace caricatura. Guarda il video.