Oltre il TFR Il "come si fa" delle pensioni di scorta Mario Lo Conte Il Sole 24 Ore, 20.3.2012 Si fa presto a dire pensione di scorta. Ma come si fa? Non solo e non tanto dal punto di vista burocratico: come si sceglie il fondo giusto? È meglio una polizza o un negoziale? Quanto versare? A che linea aderire? Cosa si rischia? Si fa presto a dire "fa la cosa giusta": una volta deciso, ti assale una valanga di domande su come proteggere la propria pensione. E allora, come si fa? Diciamo subito che i canali per arrivare alla scelta giusta - o per approssimazione la meno sbagliata - sono sostanzialmente due: aderire a uno strumento che automaticamente ci accompagna durante il nostro percorso lavorativo fino alla pensione oppure farsi consigliare da un esperto, un professionista che ci accompagni passo passo nella scelta (e da disturbare alla bisogna). In tutto il mondo automatismi e consulenza sono le soluzioni previdenziali più idonee per costruire rendite adeguate alle esigenze dei pensionati di domani.
Il consulente previdenziale è colui che ci guida a compiere nel modo
migliore le quattro mosse indicate nel libro "Guida alla pensione
integrativa", distribuito poche settimane fa con il Sole 24 Ore:
raccogliere tutti i propri contributi (riscattando magari anni di
laurea o militare), calcolare una stima del proprio tasso di
sostituzione (rapporto tra primo assegno pensionistico e ultimo
stipendio), calcolare il proprio fabbisogno in termini di rendita
integrativa versando i propri contributi a un fondo pensione; e
parallelamente fare quel minimo di "manutenzione previdenziale" che
permette di utilizzare le agevolazioni fiscali, le anticipazioni
previste (prima casa, salute, motivi ulteriori). Il momento cruciale
è la sottoscrizione, ma è assai importante anche l’assistenza post
vendita. Anche i fondi pensione aperti sono collocati da consulenti professionali come promotori finanziari o sportellisti bancari. Spesso questi strumenti sono sottoscritti tramite adesioni collettive in azienda: un consulente si reca periodicamente in sede per seguire le posizioni degli iscritti. «Il nostro servizio è a 360° – dice Nadia Vavassori, responsabile Business Unit SecondaPensione Amundi Sgr –: supporto, in termini di consulenza, informazione e formazione ai lavoratori e supporto tecnologico alle aziende al fine di garantire una maggiore flessibilità del nostro fondo pensione aperto, rispetto ad altre forme di previdenza, accompagnando l’aderente anche in tutto il percorso lavorativo». Lo spazio di mercato degli aperti resta un po’ schiacciato tra polizze previdenziali di cui sopra e i fondi pensione negoziali o di categoria. Si tratta di strutture non commerciali, caratterizzati da costi mediamente bassi (un terzo degli aperti). Proprio nella consulenza il loro lato debole: la loro associazione (Assofondipensione) studia ipotesi di convenzione con reti territoriali come i patronati. Ma c’è chi fa da solo: Previmoda (tessile, abbigliamento) ha formato nel 2011 una rete cui gli aderenti e potenziali tali possono rivolgersi: 145 soggetti, delegati di assemblea e Rsu territoriali, cui si aggiungeranno nel 2012 gli addetti degli uffici del personale e i consulenti paghe. Analogamente Fon.Te (commercio, turismo) fa sapere di aver formato l’anno scorso 201 addetti tra rappresentanti dei lavoratori e delle imprese. Poco? Un buon inizio. |