la replica del miur

Prof imboscati? "Si tratta
di una leggenda metropolitana"

Gli inattivi sono meno di 10.000

 La Stampa, 14.3.2012

roma
è solo una "leggenda metropolitana". Il Ministero dell'istruzione, Università e ricerca interviene per «tranquillizzare tutti i cittadini» e con una nota pubblicata sul sito, invitando a non confondere "mele" con "pere", smonta "numeri alla mano" le polemiche che vogliono una quota considerevole di docenti pagati per non fare il proprio mestiere "imboscati" in altri incarichi.

Una leggenda metropolitana, precisa il Miur con ironia, «forse nata dalla difficoltà di dover distinguere con tirannica sintesi tra "cattedre" (posto in organico) e "persone": nella stragrande maggioranza dei casi le due cose coincidono. Talvolta però - ricorda il Ministero - una singola cattedra può avere più di un docente che, a tempo parziale, presta il proprio servizio insieme ad altri colleghi. La cifra di 41.503 docenti citata da alcuni organi di stampa deriva dunque - fa notare il Miur - da un'operazione di sottrazione tra "pere" (numero degli insegnanti) e "mele" (numero dei posti). Cioè dalla differenza tra il numero dei docenti che risultano in servizio, 765.017, e il numero dei posti in organico complessivo (comuni e di sostegno) pari a 723.514. Ma come abbiamo tutti imparato sin dalle elementari, "mele" e "pere" non possono sommarsi o sottrarsi».

«Da questa impropria sottrazione - fa notare la lunga nota - deriva l'oramai leggendario numero di 41.503. A sua volta questo numero contiene due diverse tipologie: chi effettivamente insegna e chi svolge altre attività. A questo punto siamo in grado di rassicurare di nuovo tutti i cittadini e gli organi di stampa: questi ultimi sono meno di diecimila».

«Nel dettaglio, e per gli amanti della statistica della PA - spiega ancora la nota ministeriale - quasi il 50% di questi diecimila è composto da insegnanti non più idonei all'insegnamento in classe. Questi sono infatti ben 4.502, e tra i motivi di inidoneità ci sono purtroppo anche malattie professionali, per esempio alle corde vocali. Si tratta però di lavoratori che, pur non insegnando più, sono comunque collocati professionalmente nel Ministero, anche se non più in classe».

«Abbiamo poi - ricorda la nota - addirittura un certo numero di insegnanti non più retribuiti da questa amministrazione, tra cui 400 dottorandi di ricerca, che rappresentano un investimento in formazione professionale, e circa mille docenti comandati presso enti, università o organizzazioni politiche statali o regionali. Così come non percepiscono busta paga dall'amministrazione i circa 450 insegnanti che ricoprono attualmente un mandato politico o amministrativo. A carico del Ministero - spiega il Miur - ci sono poi 300 insegnanti comandati per l'autonomia, cioè esperti a servizio dell'intero sistema, e circa mille docenti che insegnano all'estero. A questi si aggiungono infine i "famigerati" insegnanti che usufruiscono in tutto il territorio nazionale del distacco sindacale: sono un po' meno di mille, dunque una cifra assolutamente congrua con i numeri di questa amministrazione, che peraltro assicura l'esercizio di un diritto costituzionale del personale ad organizzarsi in sindacato».

«I docenti che esercitano il loro mestiere didattico senza che ad ognuno di essi corrisponda una singola cattedra sono quindi circa 30mila. Ciò avviene perché sono a tempo parziale, con un orario di cattedra inferiore a 18 ore settimanali. Possono esserci, ad esempio, fino a 3 docenti che "coprono" una cattedra di 18 ore e che, quindi, prestano servizio per 6 ore o docenti che coprono ore di insegnamento lasciate libere da titolari di part-time. In questi casi ci vogliono dunque più docenti per comporre una cattedra, cioè uno stipendio. Questo - conclude il Ministero - è quanto dovuto per amore di chiarezza».