Giù le mani dal gioiello di famiglia

Cinzia Mion, ScuolaOggi 24.3.2012

Caro Maurizio, userò un tono spiritoso, di cui tu sei maestro, per intervenire sulla questione - che da tempo agiti nei siti e perfino nei convegni politici - che riguarda “L’ipotesi di riordino del sistema di istruzione “ ma userò anche un tono serio e piuttosto allarmato. Ho letto nel tuo ultimo contributo che ti consideri un uomo “completo” perché leggi Dante ed aggiusti pure i rubinetti. Detta così sembra solo una battuta, ma nel contesto delle argomentazioni fila benissimo. Non ho dubbi su questa tua affermazione (come potrei averne?) ho invece dubbi sul fatto che tu abbia frequentato la scuola dell’infanzia quando eri un marmocchio (non oso accennare al tempo andato, anche perché parlerei di corda in casa dell’impiccato…) ma questo dubbio mi è venuto leggendo più volte la proposta che fai per cui, per far tornare i conti o la “quadra , come qualcuno oggi dice in modo un po’ rozzo, proponi di “decapitare” la scuola dell’infanzia di un anno.

Ti assicuro che nessuno che conosce bene questo ordine di scuola avrebbe mai pensato di riproporre oggi questa soluzione o per esserne stato dirigente scolastico o per avervi insegnato, o perché se lo ricorda con grande nostalgia come il periodo più piacevole e meno stressante della sua carriera scolastica, dove l’apprendimento avviene nel modo più naturale del mondo, vale a dire facendo “esperienze” e giocando.

Qualcuno a dire il vero aveva tentato di ipotizzare l’obbligatorietà dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, ma il disegno fu abbandonato in attesa della generalizzazione aldilà da venire di tali scuole su tutto il territorio nazionale. Ma vivaddio non si trattava di togliere i bambini di 5 anni dalla scuola dell’infanzia…

Ho aspettato un po’ per vedere se qualcun altro accennava ad un disaccordo su tale questione.

Silenzio totale.

Tacciono le docenti che pur sanno protestare, tacciono i dirigenti che pur apprezzano, tacciono i Soloni che sanno bene, tacciono gli ispettori della scuola dell’infanzia. Dove sono tutti questi interlocutori privilegiati?

Forse non hanno letto. Forse non frequentano i convegni dei partiti. O forse gli operatori della scuola sono alla canna del gas…

Le insegnanti stressatissime per il carico di lavoro e i tagli (vedi il recente grido di dolore che sta circolando su Internet), per quel che riguarda poi i colleghi è meglio non parlarne. Non riesco a capacitarmi che si possa infierire su una categoria di dirigenti statali in questo modo senza avere una politica di programmazione adeguata e prevedere in tempo, attraverso un reclutamento tempestivo, la possibilità di coprire i posti vacanti che da più anni, troppi, sono coperti dalle reggenze. E non si tratta solo di reggenze, si tratta di “impedire” che possano dedicarsi al lavoro cui sono preposti perché affossati da questioni burocratico-amministrative e minutaglie varie.

 

Forse il dissenso non è più di moda in questa società docile, come dice Nadia Urbinati, o forse non si osa dissentire da te per affetto.

Ma qui cribbio l’affetto non c’entra!

Qui si tratta di difendere il “nostro fiore all’occhiello” e di tutelarne l’integrità.

Perfino Vittorio Gallese, il neuro scienziato che ha scoperto i neuroni specchio, difende la scuola dell’infanzia affermando che insieme al percorso di dottorato nelle facoltà scientifiche (!) sono gli unici percorsi scolastici che si salvano per la didattica che non è trasmissiva tout-court.

L’altra questione , quella per cui i ragazzi devono finire il percorso scolastico a 18 anni per me è incomprensibile. Invece di affrettarsi a mettere in pista i ragazzi e le ragazze dalla nascita - con la paura di perdere un anno o chissà cosa - io invece allungherei il percorso scolastico con un anno di servizio civile…

Non ho voglia ora di dire la mia, mi preme solo fermare il disegno di decurtare la materna al quale fai riferimento con troppa “nonchalance”.

Ma tu lo sai che le scuole dell’infanzia che funzionano meglio sono quelle con le sezioni miste di varie età - anche se più faticose da gestire - perché esiste l’insegnamento reciproco, l’apprendimento cooperativo, il mutuo aiuto, ecc? Con ripercussioni positive su tutti i bambini ? magari con alcune ore di compresenza in cui l’intersezione vede i bambini riunirsi per età per affrontare alcune attività dove il confronto con i pari è più produttivo.

Cosa sarebbe di una scuola ridotta a due anni e per di più senza i cinquenni che stimolano e sollecitano l’emulazione da parte dei piccoli?

 

Caro Maurizio, ti invito a visitare qualche scuola dell’infanzia .Così vedrai com’è lontana dai vecchi asili che forse ancora abitano il tuo immaginario.

 

Con affetto, ma anche con un po’ di aria di rimprovero da vecchia brontolona.

 

Cinzia (Mion)

Treviso, 22/03/2012