Polemica sull’inno di Mameli a scuola,
contrari sudtirolesi e sardisti

da Online-News, 6.3.2012

E’ polemica sulla proposta di insegnare l’inno di Mameli nelle classi. Il testo del provvedimento messo a punto in Commissione Cultura alla Camera – che prevede che dal 2012-2013 nelle scuole siano organizzati percorsi didattici per suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del Risorgimento e che, in questo ambito, si insegni nelle scuole anche l’inno di Mameli – non piace ai sudtirolesi del Svp, che bollano l’iniziativa come «semplicemente assurda», una proposta che «testimonia poca sensibilità nei confronti delle minoranze linguistiche e culturali». «Mi chiedo – afferma il segretario Svp Richard Theiner – se questo Paese non ha altri problemi da risolvere». Secondo Theiner, «il parlamento italiano deve rendersi conto che in Italia ci sono anche cittadini con altre radici culturali e storiche». La Svp in ogni caso chiederà che l’obbligo non valga per scuole di lingua tedesca e ladina in Alto Adige. Due terzi della popolazione altoatesina sono tedeschi, il 4% ladini.

Contrari anche gli indipendentisti sardi. «Pensare di voler imporre per legge l’insegnamento obbligatorio dell’inno di Mameli è inaccettabile e grottesco, la Sardegna ha già il suo inno nazionale che è Procurade e Moderare Barone sa tirannia», attacca il segretario nazionale del Partito Sardo d’Azione, Giovanni Angelo Colli, che ha poi invitato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, a «difendere l’unità nazionale del Popolo sardo che neanche 150 anni di storia italiana sono riusciti a cancellare, inserendo fra i temi di confronto con lo Stato italiano anche quello della tutela della lingua. Mi aspetto perciò che la Regione Sardegna si attivi sia per l’insegnamento della storia, della cultura e della lingua sarda nelle nostre scuole, che per completare il percorso normativo finalizzato all’adozione di Procurade e Moderare Barone sa tirannia quale proprio inno ufficiale».