il caso

Gite, l'autobus il mezzo più sicuro

Flavia Amabile La Stampa, 15.3.2012

La tragedia in Svizzera capita in un momento dell'anno in cui gran arte delle scuole si prepara a artire per la gita scolastica. Anche in Itali anon sono mancati grandi incidenti, da quello del 1983 nei pressi di Firenze in cui morirono in 11 all'ultimo nel 2010 quando un bambino di sei anni ha perso la vita nei pressi di Vercelli di ritorno da una gita a Torino.
In Italia però le tragedie in pullman hanno permesso di arrivare ad una delle normative più restrittive che esistano come ha ricordato ieri il ministro della Salute Renato Balduzzi. E dalle statistiche sui trasporti l'autobus resta uno dei mezzi più sicuri.

Nell’anno accademico 2010/2011 uno studente su tre non è più andato in gita rispetto a dodici mesi prima. Il calo è stato del 38% secondo quanto risulta dall’osservatorio sul settore messo in piedi dal 2007 dal Touring Club. E ormai tra gli studenti delle scuole superiori solo meno di 3 su 10 prende ancora parte ad un viaggio di istruzione: sono 760mila, il 28% del totale di 2,7 milioni di studenti e soprattutto più della metà in meno rispetto all’anno precedente quando erano andati in gita circa 1 milione e 300 mila studenti. Inevitabile il calo anche del fatturato generato: 215 milioni di euro rispetto ai 340 milioni dell’anno precedente (-36,6%).

E’ la fotografia impietosa di un mondo ormai in crisi in cui ad aumentare è solo il costo medio del pacchetto di viaggio che passa da 264 a 284 euro. La contrazione è tale che pure le spese extra degli studenti sono in diminuzione: lo scorso anno hanno toccato una media di 116 euro, l’11,1% in meno.

Di inalterato negli anni c’è solo l’obiettivo dei ragazzi: divertirsi o prendersi una pausa dalle lezioni, come confessano senza pudori la metà dei giovani interpellati dal Touring. Per uno studente su due, quindi, la metà è abbastanza secondaria. E dalle destinazioni scelte alla fine non si notano squilibri tra Italia e estero: più o meno le preferenze si equivalgono. Per le gite all’estero le mete predilette rimangono Spagna, Repubblica Ceca, Germania e Francia. E le città più gettonate sono Barcellona, Praga, Berlino e Parigi.

In Italia si va soprattutto a Roma, Firenze e Torino che lo scorso anno ha avuto un’impennata di presenze dovuta anche ai festeggiamenti dell’Anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia risultando per la prima volta più scelta di Venezia.

Con l’aumento dei viaggi all’estero e il diffondersi dei voli low cost è in aumento la percentuale dei viaggi in aereo, arrivati al 33,3%. Ma il pullman rimane il mezzo più utilizzato, lo sceglie oltre la metà delle classi, il 52,6%. Così come più di otto classi su 10 scelgono l’albergo (l’86,3%) mentre l’ostello, il campeggio o l’ospitalità in famiglia restano scelte di nicchia.

Anche sul versante dei produttori le cifre sono in calo, il 78% degli intervistati dal Touring parla di una diminuzione dei pacchetti turistici venduti. Il settore conserva un forte peso: comprende circa 700 aziende, 2500 autobus, 3 mila addetti, 150 milioni di chilometri percorsi, 370mila viaggi organizzati, 17 milioni di passeggeri, 250 milioni di euro fatturato.
I motivi sono legati non solo alla crisi economica ma anche a nuove imposte e alla politica miope delle istituzioni, come lamenta l’Anav, l’Associazione Nazionale di Autotrasporto dei Viaggiatori che fa capo a Confindustria. «Un forte ostacolo - è l’accusa dell’associazione - allo sviluppo dell'attività di noleggio autobus con conducente è rappresentato dall'imposizione ai bus turistici di onerosi ticket d'ingresso nei centri urbani da parte di numerosi comuni. I ticket, infatti, incidono per circa il 10% sui costi complessivi delle aziende e non sono in alcun modo vincolati al miglioramento delle infrastrutture destinate alla sosta degli autobus ed al collegamento con i siti di interesse. Si tratta, quindi, di oneri che - lungi dal produrre alcun riscontro in termini di migliore accoglienza nei confronti dei turisti che giungono con gli autobus - provocano seri danni al comparto e all'intera economia del nostro Paese, in quanto spingono molti tour operator a dirottare il turismo di massa verso mete straniere a più basso costo».

L’Anav è contraria non solo al ticket d’ingresso ma anche all’imposta di soggiorno a carico dei turisti: «Rischia di aggravare il problema - denuncia - determinando, in caso di mancata abolizione dei ticket, un doppio prelievo nei confronti dei turisti che utilizzano l'autobus». Quanto a sicurezza e costi citando uno studio realizzato lo scorso anno dal Ploitecnico di Milano, l’associazione assicura: quando i chilometri da percorrere sono parecchi più di treni o aerei il mezzo più economicamente conveniente e sostenibile è il pullman.