Concorso DS Veneto:
sassolini nella scarpa

Sandro Ronca La Tecnica della Scuola, 13.5.2012

Al fine di interrompere qualsiasi limite temporale di prescrizione sulla dubbia ritenuta dell’opera di previdenza del Tfr del 2,5% fatta sulle nostre buste paga, sarebbe conveniente fare una diffida in cui emerga l’illegittimità di tale ritenuta.

Ci sono indubbiamente momenti nella vita in cui si sente il bisogno di fare dell’altro, mettendosi alla prova in campi diversi da quelli abituali. La scuola, come è noto, non offre varianti ad una carriera malinconicamente appiattita sul fattore anzianità.

L’occasione, per chi sentiva questa esigenza, è venuta con il concorso per dirigenti scolastici volto a selezionare figure professionali che con tutta probabilità si troveranno a vivere in prima persona e gestire (subire?) complessi passaggi e trasformazioni del sistema educativo e della stessa società.

Considerato che tutto ciò e destinato ad avvenire in un contesto di ristrettezze economiche, crescenti incertezze ed inquietudini economico-sociali, insoddisfazione e frustrazione diffusa del corpo docente, si richiederanno, io penso, al futuro dirigente non trascurabili doti di equilibrio, propensione ad una vera condivisione della leadership, attenzione sostegno e valorizzazione delle professionalità, capacità di lettura e di risposta adeguata ai segnali spesso contradditori provenienti dall’utenza, dal territorio, dagli stessi decisori politici.

 Le conoscenze che si richiedono per affrontare la professione di dirigente scolastico sembrano abbracciare quasi tutto lo scibile umano e noi, intimiditi dall’immagine, se si vuole un po’ oleografica, del dirigente, carismatico e autorevole nocchiero, di alta visione, dialogante, coinvolgente e allo steso tempo avveduto solutore dei problemi della piccola quotidianità, ci preparavamo alle prove scritte.

Dopo i danni della preselettiva si sarebbe potuto recuperare un minimo di credibilità ascoltando qualche vocem in deserto clamantem, appassionata sostenitrice di prove strutturate e di criteri di valutazione oggettivi ed omogenei sul territorio nazionale.

Invece ecco la sconfortante traccia proposta dalla Commissione del Veneto:

“Dopo avere illustrato la figura, il ruolo, i compiti e la responsabilità del dirigente scolastico, esamini il candidato le competenze e i poteri del capo d’istituto in materia disciplinare alla luce delle innovazioni apportate alla previgente normativa dal decreto legislativo 27 ottobre 2009 n. 150. Delinei, inoltre, il candidato il ruolo che il dirigente scolastico è chiamato a svolgere in ambito formativo nel contesto territoriale locale.”

Il solito tema-minestrone che, come si può constatare, ne accosta, senza logica alcuna, quattro o cinque rispetto ai quali non sai come comportarti in termini di estensione approfondimento, correlazione. Cosa infatti vorranno sapere della “figura del dirigente”? Ruolo e compiti sono facilmente distinguibili o sono intrinsecamente connessi? Vorranno che si parli delle responsabilità specifiche del dirigente nell’espletamento della funzione o delle solite responsabilità civili, penali, patrimoniali?

Analizzando meglio però si può cogliere l’indizio dell’ ossessione disciplinare della Commissione.

Tra il “Dopo aver illustrato...” e il “Delinei, inoltre...” emerge in tutta la sua potenza il tema del potere disciplinare con la famigerata “Brunetta”. É questo che realmente vogliono: sapere come farai a sanzionare il personale. Ma non basta. Se per caso non si fosse sufficientemente riflettuto sulla quintessenza punitiva della scuola del futuro, ecco che la Commissione ci richiama all’ordine con la prima richiesta della seconda prova, il cosiddetto caso di studio:

Ciò premesso, spieghi il candidato: 1. la procedura disciplinare da instaurare nei confronti degli alunni autori delle azioni riprovevoli, specificando quali sanzioni possono essere inflitte; Quale figura di dirigente scolastico avrà dunque in mente la Commissione del Veneto?

Sulla Brunetta sono rovinosamente caduto, ma del resto è caduta anche una brava collega che aveva sviluppato gli stessi temi in modo complementare al mio.Sulla seconda prova avevo meno dubbi, ma...Venenum in cauda.

La commissione ha pubblicato alcune comunicazioni, visibili sul sito dell’USR Veneto: http://www.istruzioneveneto.it/wpusr/archives/tag/infoconcorso, da cui si ricava quanto segue.

I criteri di correzione della prima prova sono stati pubblicati al termine della correzione della stessa (23 marzo 2012), quelli della seconda contestualmente alla pubblicazione degli ammessi alla prova orale (2 maggio 2012), lasciando ovviamente campo libero alle più malevole interpretazioni.

Dei criteri di correzione della prima e seconda prova, pubblicati “in ossequio al principio di trasparenza della valutazione”, riporto uno stralcio comune alle due:

Si precisa che l’elaborato sarà ritenuto “gravemente insufficiente” nel caso che la prestazione risulti scarsa, molto limitata, e siano presenti errori linguistici e/o errori interpretativi.

Sarà, invece, attribuito il giudizio “scarso” quando la prestazione risulti limitata, approssimativa e/o con fraintendimenti.

Il giudizio sarà, invece, “non adeguato” quando la prestazione verrà ritenuta accettabile nel suo complesso (priva di errori), ma modesta per contenuti e mediocre per qualità.

Il giudizio di “buono” sarà assegnato in caso di prestazione buona, significativa e ben articolata.

Folgorato dall’illuminante tautologia: Il giudizio di “buono” sarà assegnato in caso di prestazione buona, mi chiedo e chiedo se la commissione, “in ossequio al principio di trasparenza della valutazione”, vorrà spiegare quali elementi ed indicatori specifici portino a definire la prestazione: scarsa, limitata, molto limitata, con fraintendimenti, con errori interpretativi, modesta per contenuti, mediocre per qualità, accettabile, buona, significativa.

Al 6 febbraio, dopo 43 giorni (dal 19/12/2011, contando i sabati) la commissione aveva corretto 225 elaborati della prima prova con una media di 5,2 elaborati al giorno.

Al 7 marzo 2012, in 26 giorni la commissione aveva corretto altri 190 elaborati (fino al numero 415) con una media di 7,3 elaborati al giorno;

Al 23 marzo, in 14 giorni, la commissione ha corretto i restanti 523-415 = 108 elaborati con una media di 7,7 elaborati al giorno. Nella comunicazione dello stesso giorno la commissione “coglie l’occasione per rassicurare i candidati che, allo stato, il numero degli ammessi è alquanto superiore al numero dei posti messi a concorso” (alla fine risulteranno ammessi agli orali 181 candidati su 523, per 155 posti).

La seconda prova viene corretta dal 24 marzo al 27 aprile in soli 29 giorni con una media di 523/29 = 18 elaborati al giorno. Se si tolgono dal computo i sabati si sale ad una media di circa 21 elaborati al giorno.

Qui naturalmente si pone una questione molto seria. Nell’ipotesi sensata che un elaborato di 6-10 pagine, che tratta di un caso di studio richieda in media, per la lettura e la valutazione, il tempo di almeno un’ora, la commissione, nella seconda fase, avrebbe corretto elaborati per 18-20 ore al giorno.

Francamente ciò appare alquanto inverosimile per chiunque abbia esperienza di correzione di compiti e porta necessariamente a formulare due ipotesi:

a) la commissione non ha corretto gli elaborati di chi non ha superato la prima prova;

b) la commissione ha corretto in modo molto (ma molto) superficiale gli elaborati della seconda prova;

Saggezza avrebbe consigliato, come da molti reclamato, una correzione contestuale delle due prove per avere una visione il più completa possibile delle attitudini del candidato e per compensare qualche défaillance presente nella prima prova e viceversa.

Grave che non si sia ritenuto di seguire questa strada e ancor più grave se fosse vera la prima ipotesi.

Con questo termino e sinceramente auguro successo ai colleghi che potranno proseguire nell’iter concorsuale.

 

Sandro Ronca.