Idee & Opinioni

Ma anche la scuola ha bisogno di leader

Attilio Oliva* Il Corriere della Sera, 5.5.2012

Caro Direttore, in marzo a New York ho partecipato al summit internazionale «Come formare gli insegnanti e far crescere school leaders per il XXI secolo». Erano presenti 15 ministri dell' Istruzione e 18 paesi. Le tesi centrali di Arne Duncan, Usa Secretary of Education, sono le seguenti: «Gli insegnanti non sono trattati come professionisti; non sono compensati o promossi sulla base del loro impegno. Per attrarre i migliori laureati al mestiere dobbiamo creare opportunità di carriera e di leadership e assicurare che le scuole siano guidate da team di school leaders». Queste tesi non sono dissimili da quelle di Andreas Schleicher, Direttore della divisione Éducation dell' Ocse. Si fa poi fatica a credere che un grande sindacato, il Nea (che rappresenta il 30% degli insegnanti Usa), reclami «un nuovo sistema con modelli di carriera differenziati».

La distanza di queste visioni da quelle prevalenti nel dibattito sulla nostra scuola è sgomentante. Da noi, nell' indifferenza generale, lo status degli insegnanti sembra declinare in modo inesorabile. Le cause sono note: il reclutamento avviene tra precari sulla base dell' anzianità di servizio; i trattamenti economici sono uguali per tutti nella finzione che tutti siano ugualmente impegnati; i più apprezzati sono sfiduciati perché nessuno ne riconosce i meriti; il mestiere non attrae i laureati con ambizioni di carriera perché una carriera non esiste. L'unico sviluppo professionale possibile consiste nel diventare capi di istituto-dirigenti in base a concorsi che privilegiano titoli, anzianità di servizio e conoscenze di tipo manualistico. I dirigenti, così nominati, guadagnano circa il doppio di un insegnante, non sono mai più valutati e sono inamovibili fino alla pensione. In Francia, per citare un caso, per diventare dirigenti bisogna superare un apprendistato di due anni con l' incarico di vice-preside.

In assenza di serie valutazioni delle qualità professionali degli operatori scolastici, riesce difficile fare emergere dirigenti pienamente legittimati. Sennonché, in assenza di school leaders legittimati, mancano proprio i soggetti naturalmente titolati non solo a favorire la crescita professionale dei colleghi insegnanti, ma anche a valutarne punti di forza e di debolezza. Il circolo vizioso è evidente. Chi aspira a una scuola di qualità deve sapere che nessuna scuola può essere migliore dei propri insegnanti e nessuna scuola può fare a meno di school leaders legittimati: la partita si gioca fondamentalmente qui.

Avanzo allora due proposte ai decisori politici:

1) Definire per legge un profilo della professione insegnante (nel nostro Paese curiosamente inesistente) e consentire che, durante il servizio, sia la stessa comunità scolastica (dirigente, colleghi, famiglie e studenti) a individuare e premiare con procedure trasparenti coloro su cui converge l' apprezzamento generale. Si potrebbe così realizzare l' auspicato modello di «leadership distribuita»;

2) definire un profilo professionale dei capi di istituto idoneo alle sfide della scuola autonoma, modificare le attuali inadeguate modalità concorsuali prevedendo una pre-selezione attitudinale alla leadership e un periodo di praticantato sostenuto da una formazione specialistica con relativa valutazione per l' idoneità alla funzione.

 

* Attilio Oliva oliva@treellle.org
 Presidente associazione TreeLLLe