TFA: il fuori quota, da Tuttoscuola, 9.5.2012 Nel nostro servizio sui docenti fuori quota, che potranno accedere direttamente ai corsi TFA per l’abilitazione all’insegnamento senza passare dalla preventiva selezione programmata per giugno-luglio, abbiamo puntato il dito verso la luna dell’illusione e dell’equivoco che rischia di esserci per migliaia di laureati che cercano un posto per l’abilitazione. Nel mettere in luce una certa forzatura rispetto alla pianificazione dei posti, per far spazio, all’ultimo momento, a chi ha un triennio di servizio alle spalle, Tuttoscuola (che pur conosce e apprezza la professionalità di tanti professori precari) ha messo in dubbio l’affermazione, un po’ perentoria, del ministro Profumo secondo il quale è fuori discussione la professionalità di chi ha già lavorato nella scuola. Apriti cielo! Diversi interessati si sono sentiti offesi nel loro onore professionale. E hanno criticato l’articolo non volendo accettare, nemmeno come semplice ipotesi, che qualche eccezione negativa possa esserci. Eppure, lo stesso ministro qualche dubbio deve avercelo anche lui, altrimenti avrebbe ammesso tutti i fuori quota direttamente all’esame finale, senza passare dal tirocinio (evidentemente inutile per chi ha già operato sul campo) o avrebbe previsto che il triennio di servizio doveva valere come credito, esonerando gli interessati dalle 475 ore di parte pratica. Ma il problema è un altro. Molti hanno guardato il dito, trascurando la luna, cioè quel rischio di una grande illusione che Tuttoscuola ha voluto denunciare. Il fuori quota ha stravolto il senso del numero chiuso del TFA. Se si voleva consentire giustamente a tanti professori (e perché anche non ad altri?) di conseguire l’abilitazione, si doveva scegliere un’altra strada. In questo modo vi saranno alla fine migliaia di docenti abilitati in più rispetto al numero chiuso programmato. A che è servito, dunque, prevedere un numero chiuso? Ma Tuttoscuola ha detto di più. Quella luna ha un’altra faccia nascosta. Sono in tantissimi a pensare che l’abilitazione che si conseguirà alla fine del percorso sarà l’automatico lasciapassare per l’ingresso in ruolo, senza concorsi o nuove selezioni. E la reazione di alcuni che hanno guardato il dito anziché la luna ci fa pensare che l'equivoco sia fondato e che molti siano convinti che l'abilitazione è la carta vincente definitiva. Non potrà essere così secondo le regole attuali. E abbiamo detto che spetta al ministro chiarire questo equivoco diffuso, prima che l’illusione diventi disillusione e protesta. |