Spending review, gli istituti
paritari di A.G. La Tecnica della Scuola, 23.7.2012 Lo ha detto Roberto Gontero, presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche, nel giorno dell’allarme lanciato dall’Upi: i 260 milioni di tagli previsti faranno emigrare nella statale decine di migliaia di alunni, soprattutto dell’infanzia. Uno spostamento che alla lunga per lo Stato si potrebbe però rilevare un boomerang.
È sugli istituti paritari che si abbatteranno maggiormente le
conseguenze dei tagli decisi dal Governo attraverso la spending
review. A sostenerlo è Roberto Gontero, presidente di AGeSC
(Associazione genitori scuole cattoliche), che associandosi
all’allarme lanciato nella stessa giornata da Giuseppe Castiglione,
presidente dell’Upi, l’Unione delle province d’Italia, ha detto che
con se il progetto del Governo rimane quello già approvato dal
Consiglio dei ministri – che ha avallato il taglio al settore di 260
milioni di euro – diventa seriamente “a rischio la riapertura delle
scuole paritarie”. I numeri sembrano dare ragione ai gestori delle scuole cattoliche. Mediamente per ogni alunno della scuola d’infanzia che frequenta un istituto non statale, lo Stato risparmia 5.500 euro. Che diventano 6.500 euro alla primaria, 7.600 euro alle medie e 8.000 euro alle superiori. In Italia nell’anno scolastico appena finito gli alunni e studenti iscritti alle scuole paritarie erano 1.072.560 su 8.938.005 complessivi. Poiché la grande maggioranza frequenta la scuola d’infanzia e primaria, il risparmio per lo Stato stimato sarebbe pari a circa 6 miliardi l’anno. A cui vanno però sottratti i fondi che lo stesso Stato cede alle scuole non statali. Stiamo parlando, tuttavia, di qualche centinaio di milioni di euro. Che alla lunga potrebbero rivelarsi molti ma molti di meno rispetto a quelli che la collettività dovrà spendere per farsi carico di tutti quegli alunni che oggi non scelgono la scuola statale. Anche se, per dirla tutta, una lieve emigrazione sembrerebbe già avviata. E non per motivi legati ai finanziamenti. |