Tanto a scuola che c’è da fare?

di Domenico Sarracino Educazione & Scuola 13.6.2012

“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Nel campo scolastico: mentre a Roma si continua a parlare , menando il can per l’aia, di qualità, eccellenza, merito, efficienza e modernizzazione, le scuole sono espugnate, giorno dopo giorno, da problemi che ne minacciano il normale, minimo funzionamento.

Solo due o tre segnalazioni che da tempo non trovano risposte e che senza (risposte) non possono rimanere, ma la lista potrebbe essere parecchio più lunga.

Se lo stato delle cose è tale che l’Amministrazione non è in grado di dare nemmeno queste risposte relative al primario esistere delle scuole, allora, per cortesia, ci si risparmino tutte le altre quotidiane esternazioni di buone intenzioni che riguardano sempre il domani, e che finiscono per il rivelarsi solo come distrattori per l’opinione pubblica.

 

Esami di licenza media.

E’ possibile che i presidenti delle commissioni d’esame, a differenza di quelli delle scuole superiori, non debbano percepire alcun compenso, nemmeno in forma di ristoro ? Che non possano usare nemmeno il mezzo privato e che siano costretti per lunghe giornate di impegni e responsabilità a spostarsi con i mezzi pubblici anche in territori mal serviti o in scuole con più plessi?

I dirigenti scolastici del 1° ciclo che hanno titolo scelgono di fare i presidenti alle superiori; mancano, però, in questo modo quelli della licenza media e gli uffici scolastici provinciali cercano disperatamente docenti disponibili. Allora si preme sui dirigenti perché trovino un insegnante disponibile, uno qualsiasi, che abbia gli anni di ruolo necessari e lo “convincano” ad accettare un compito non facile, che richiede competenze, assunzioni di responsabilità, equilibrio, esperienza, sicurezza, capacità di districarsi in norme non chiare come, ad esempio, quelle che riguardano gli alunni stranieri di recente arrivo in Italia.

E cosa si offre a queste docenti-cavie, che non hanno giuridicamente e contrattualmente nessun obbligo per questo tipo di impegno? Nulla, se non l’essere costretti a mettersi in gioco, correre rischi, affrontare giornate faticose o situazioni difficili che non mancano mai.

E quando questi non bastano o proprio non si riesce a convincerli, allora si ricorre a cercare gli insegnanti a riposo, ma anche questi, al di là dell’attaccamento alla scuola, presto si accorgono che sono chiamati a diversi giorni di fatica, con il rischio di rimetterci anche i costi della benzina e di trovarsi impelagati in contestazioni e responsabilità.

 

Funzioni superiori.

Siamo al tempo degli esami e presto arrivano anche le vacanze estive, ma ormai da anni gli uffici scolastici, centrali e periferici, vivono proprio in questa fase momenti delicati di decisioni, comunicazioni ed organizzazione determinanti per gli assetti del futuro anno scolastico. In questa fase le scuole non possono essere lasciate senza il presidio di una persona responsabile che sappia di organici, di orari, di cattedre, di norme e che sia in grado di dare risposte e prendere decisioni spesso “ad horas”.

Intanto dall’alto è intervenuta una disposizione cieca ed assurda, chiarissima solo nell’importi quello che non devi fare, ma mutissima su come devi fare quando tu dirigente sei fuori sede per esami o per le varie ragioni private e personali che tutti possono avere o per l’irrinunciabile diritto alle ferie. Non puoi più essere sostituito dal docente vicario perché sono scomparsi i compensi per le cosiddette “funzioni superiori” e nessuno ti dice come si può fare diversamente.

 

Megascuole e vicari dimezzati.

I tempi che corrono sono tristissimi per le nostre finanze e per l’economia. Si spende troppo, si spende male, ci sono gli sprechi: e la scuola è stata individuata come il santuario di tutto ciò. Hanno ritenuto giusto dargli addosso, spolparla senza andare troppo per il sottile, risparmiare otto miliardi di euro in tagli di docenti ed Ata, bloccare scatti di anzianità e contratti, congelare i residui attivi, dare sforbiciate ai finanziamenti per gli investimenti, per le supplenze, per l’autonomia, per il funzionamento, per l’aggiornamento, sugli orari settimanali, etcc.

Ma ancora non bastava: e allora dimezziamo gli esoneri o aboliamo i semiesoneri dei vice presidi, tanto questi che devono fare, e poi non lo possono sempre fare nei ritagli o lasciando un po’ la classe?

E che importa se intanto la lungimiranza ministeriale ha imposto megascuole, accorpamenti e reggenze, con “trovate” organizzative tra le più fantasiose, in orizzontale, in verticale e qualche volta anche con linee strambe?

Poi ci si guarda in giro e ci si accorge che tra le varie istituzioni forse la scuola è quella che più regge ed è meno dispendiosa o che i suoi sprechi sono pagliuzze rispetto ai fiumi di denaro pubblico sperperato, derubato, deviato…

Evidentemente le scuole hanno la virtù dell’autoreggenza, un po’ come certe calze…

Tanto, a scuola che c’è da fare?