Intervista 'La scuola è ancora sgarrupata'
Marcello D'Orta, il maestro del celebre 'Io
speriamo che me la cavo' dà il suo voto di Silvia Cerami L'Espresso, 15.6.2012
Premio allo studente
dell'anno, carta di credito 'IoMerito', olimpiadi di matematica e
fondi alle scuole più meritevoli. Per il 'maestro sgarrupato' di 'Io
speriamo che me la cavo' le misure del Ministro Francesco Profumo
«sono un orrore. Dare degli incentivi significa mettere le persone
che vivono una situazione di disagio ancor di più in difficoltà. Si
sentiranno
studenti di serie B». Più che premi e merito «che fanno perdere il
valore dello studio», Marcello D'Orta vorrebbe «edifici sicuri,
laboratori e apertura. Una scuola attiva», perché avverte se «il
ministro ti dà i soldi per studiare e il papà ti difende per ogni
cosa, alla fine non educhi, ma distruggi».
Gratificazione
scolastica ed esistenziale. Per quei ragazzi avere un buon voto non
è stato facile. Molti erano impegnati nel lavoro nero, a casa non
avevano uno spazio dove poter studiare e prendere un sei non era la
semplice sufficienza, ma un dieci, perché erano riusciti a
raggiungere l'obiettivo partendo da condizioni di grande svantaggio.
Il merito è avercela messa tutta, nonostante le condizioni di grande
disagio, ed esserne orgogliosi. Per fare un confronto è come se tra
gli atleti che raggiungono il traguardo c'è n'è uno sulla sedia a
rotelle, naturalmente ci mette più tempo, ma l'importante è che non
cada durante il percorso. Questo merito ha un valore enorme per
tutti, per me maestro, per i genitori e soprattutto per i ragazzi.
Dare degli incentivi a
chi riesce a raggiungere una determinata cosa significa mettere le
persone che vivono una situazione di disagio ancor di più in
difficoltà. Si sentiranno studenti di serie B, perché non in grado
di raggiungere il risultato rispetto a chi vive condizioni migliori.
Così a conti fatti si fa una discriminazione. E purtroppo questa
situazione nella società si ripete a tutti i livelli. E' come nel
campionato di calcio che parte già sfalsato, perché il premio, lo
scudetto, sarà dato al primo in classifico, ma 80 volte su 100 a
dividerselo sono le tre squadre più ricche. Con questa visione del
merito andiamo a premiare le persone che già partono avvantaggiate.
Il discorso del
ministro Profumo di incentivare, anche in denaro, i ragazzi non è
una novità. Nel 2007 il sindaco di New York ha pensato di regalare
dei cellulari agli studenti modello. Il problema è che è orrendo.
Non si possono pagare i bambini per compiere il loro dovere.
La scuola è un loro dovere. Tra l'altro molti studi dimostrano che
fare una cosa perché si è ricompensati fa perdere valore alla cosa
in sé. Quindi lo studio perde valore. Ricordo poi gli esperimenti di
Teresa Amabile, professoressa associata di psicologia alla Brandeis
University, che ha messo in evidenza il legame tra ricompensa
economica e progetti privi di creatività. Non penso. Ci sono due tipi di dispersione scolastica e l'ho sperimentato viaggiando per l'Italia. Una volta un'insegnante di un liceo di Padova mi ha detto: «Lei a Napoli ha un problema uguale ed opposto al nostro». Se infatti i miei alunni non andavano a scuola perché, per supplire la povertà, lavoravano in nero, i suoi bigiavano per salire sui ponti del cavalcavia a buttare sassi. Lo facevano per noia. Bisogna studiare il fenomeno. In Campania si parla di un esercito di centomila bambini che lavorano in nero, è una situazione molto complicata. Una volta riuscii con l'assistente sociale a ricondurre a scuola un ragazzo, ma il giorno dopo arrivò il padre e mi disse: "Professò mio figlio ha buscato trentamila lire o mese, mo' me le date voje". Mi pose in una situazione angosciante. Come educatore avevo tutto il dovere di riportare a scuola il ragazzo, ma mi rendevo conto di cosa significava sottrarre quella cifra a quella famiglia. Sono considerazioni e domande che un maestro non dovrebbe mai fare. Nell'altro caso, quando il problema è la noia, penso dovrebbe essere risolto soprattutto in seno alla famiglia. E' la famiglia che deve dire che esistono i valori. Se questo non viene fatto e mettiamo pure gli incentivi a chi studia è la fine di tutto. |