Studiare per un pezzo di carta che non c’è

di Aldo Domenico Ficara da Regolarità e Trasparenza nella Scuola, 5.6.2012

La notizia, diffusa qualche giorno fa, sul fatto che l’'ufficio scolastico regionale per la Campania è in forte ritardo nella consegna delle pergamene per i diplomi di maturità, riporta alla ribalta la questione sulla validità legale del titolo di studio. Infatti, dal punto di vista dell’efficacia giuridica, il possesso di un titolo di studio con valore legale, nel nostro ordinamento, è una condizione necessaria per il proseguimento degli studi nel sistema scolastico o accademico nazionale, per l’ammissione ad esami di Stato finalizzati all’iscrizione ad albi, collegi ed ordini professionali, per la partecipazione a concorsi banditi dalla pubblica amministrazione ed infine per l’inquadramento in precisi profili funzionali lavorativi.

Il problema della mancata consegna in Campania dei diplomi in originale, comporta, tra le altre cose, che le Università interessate, dove si sono iscritti i neo diplomati coinvolti nella mancata consegna del diploma, non possono rilasciare il libretto per gli esami. Al momento i risultati degli esami di questi studenti sono stati solo verbalizzati in attesa della trascrizione nel libretto, che sarà rilasciato solo dopo avvenuta consegna del diploma di maturità originale. Nell’attesa che il diploma in pergamena sia consegnato in Campania, su tutto il territorio nazionale si acuisce il confronto sul tema del valore legale del titolo di studio, dove si contrappongono due intendimenti, il primo basato sulla sua totale abolizione, in quanto una laurea presa a Roma è diversa da una presa a Milano o in un’altra città. La laurea, secondo tale pensiero, non avrà più lo stesso peso, misurato dalla legge, ma il suo valore dipenderà unicamente dalla reputazione degli atenei. Quindi un 110 e lode preso in una Università più “ facile “ ( bisognerà stabilire cosa si intende per più facile ), non può valere un 100 che è costato più fatica presso un ateneo più “ difficile “ e considerato, secondo alcuni parametri oggettivi, come migliore. Mentre la seconda ipotesi, un po’ meno drastica ma ugualmente rivoluzionaria, prevede l’eliminazione del voto di laurea solo dal calcolo del punteggio nei concorsi pubblici. Ma intanto in Campania niente pergamene e niente diplomi.